Sul blog di “misterX” è apparso un articolo del pennuto della pravda rosa. Vi riporto il suo articolo e il mio intervento. Invito tutti indistindmente ad evitare anche la minima occhiata al giornale color “cacca neonatale” anche quando giace sul frigo dei gelati. Auspico con tutto il cuore che NESSUN tifoso della Juventus compri il suddetto quotidiano altrimenti gli possano seccare la mano e gli occhi!
“Qual'è la differenza fra il PALOMBO e L'AVVOLTOIO? risposta, Nessuna. Il pennuto direttore della pravda rosa al servizio del santo degli onesti morattimassimo ha dinuovo spiccato il volo e la sua ombra minacciosa aleggia sulla sua preda preferita la Juventus. Eccolo, l’inquisitore è tornato gli sono bastate due parole per riprendere a scagliare gli strali contro Moggi e tutto quello che cè intorno. Lui ascolta, estrapola ed infine emette la sentenza che come al solito è solo di colpevolezza quando si tratta di Juventus. Per Lui è da condanna a morte regalare una SIM ad un designatore ma è normale andare a cena con un arbitro o essere ospite a casa di una designatore. Se questo Caro Direttore per lei è un giornalista…super partes allora io sono una donna che dopo essere stata eletta miss Italia diventerà anche Miss universo.
articolo
“E’ vero, ho comprato delle schede straniere e le ho distribuite”. Eccole le paroline magiche che Luciano Moggi, pur tra tanto scrivere ed esternare, non aveva mai consegnato a quanti ormai da un anno e mezzo seguono le vicende di calciopoli. Per la verità, in proposito c’erano già state due testimonianze, rese ai magistrati napoletani Beatrice e Narducci che lo avevano inchiodato: quelle di chi le schede svizzere e del Liechtenstein le aveva vendute e di chi, per conto di Moggi, le aveva acquistate.
Ma sentire dalla viva voce del protagonista la conferma di quanto già si sapeva, rappresenta un fatto assolutamente inedito. Capace di gettare su tutta la vicenda una luce nuova. Speciale. Scacciaombre.
Moggi si affretta ad aggiungere che questo dell’acquistare e distribuire schede straniere non è un reato, e si difende sul tema come su tutto il resto con le unghie e con i denti. Atteggiamento legittimo da parte di un indagato (presso la procura di Napoli) per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il diritto alla difesa, in questo Paese, è e deve restare sacro. Per tutti, senza eccezioni.
Il procedimento (il 15 dicembre il gip esaminerà la richiesta di rinvio a giudizio) a tempo debito ci dirà se di reato penale, o meno, si è trattato. Quale possa essere il verdetto finale, colpevole o innocente, non cambia nulla per ciò che riguarda un fronte diverso: la giustizia sportiva.
Lì, anche l’ultimo pannicello caldo è stato sollevato: Moggi conferma l’esistenza delle schede straniere e nell’affermare di averle distribuite rivela anche (nel libro) di averne consegnata una a Paolo Bergamo, all’epoca dei fatti designatore arbitrale (in coppia con Pierluigi Pairetto). Per la giustizia sportiva, e deve essere chiaro una volta per tutte, questo è un reato (sportivo) che basta e avanza a legittimare i cinque anni di squalifica che Moggi si è preso. E anche la richiesta di radiazione che attualmente giace dimenticata in qualche cassetto della federazione. Per il calcio, il caso Moggi da ieri è chiuso.
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