Se è vero che “una bella morte tutta una vita onora”, perché non ascolta il consiglio del Petrarca e decide di staccare la spina al suo spettacolo asfittico ormai da tempo in stato di coma irreversibile e riscattare dal bidone della spazzatura il suo curriculum di giornalista fazioso, caratterizzato da sviolinate demagogiche e da carogneschi miasmi anti-juventini? Il suo recente show televisivo, come sempre spregevolmente sobillatore di sospetti e di insulti a senso unico, ha ormai passato da molto il segno della civiltà e correttezza.
Dopo anni di risse televisive fomentate dietro ricco compenso perché “tiene famiglia”, l’accanimento e le biete insinuazioni contro la nostra aristocratica vecchia signora, appaiono come una grande risata che tutto seppellirà. La parte meno esigente del popolo televisivo si bea acriticamente del suo farraginoso eloquio vernacolare, del suo impettito elogio del banale, del suo ingannevole sensazionalismo, dei suoi anatemi classisti contro i cosiddetti poteri forti.
Ora anche i più decerebrati fra i suoi fans cominciano a capire che lei, da ammiccante capocomico quale si atteggia, usa strumentalmente lo sproloquio anti-Juve ad arte, quando l’audience di cui è servo langue o peggio, come sta succedendo, agonizza.
Si arrenda alfine all’evidenza di quell’inesorabile elettroencefalogramma piatto. D’ora in avanti noi, innamorati di quella così svillaneggiata signora in bianco e nero, reagiremo alla tracimazione dei ricorrenti insulti suoi e dei suoi ospiti gettonati nell’unico modo che conosciamo, con civiltà, con il nostro solito fair-play, con un semplice tocco di telecomando che darà il colpo di grazia al suo tiranno indice di ascolto.
Sarà una lezione che anche uno duro di cervice come lei, non tarderà a capire.
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