Il pugno duro di Palazzi
Nemmeno due parole di solidarietà. Neppure un banalissimo «bravi». Nel caso dei pedinamenti interisti a De Santis e c., Stefano Palazzi ha usato un metro francamente troppo severo. Quale avversario della Juventus non lo avrebbe fatto controllare, De Santis? Per questo, la semplice archiviazione suona come un giro di vite che Massimo Moratti non meritava. Come ci regoleremo, d’ora in avanti? Francesco Totti sale e scende dalla Nazionale quando gli pare, e qualcuno invece di fare la ola ha la spudoratezza di chiedere spiegazioni. Qualcun altro ha fatto pedinare un arbitro e il procuratore federale, facendo sfoggio di una crudeltà inaudita, lo proscioglie. Roba vecchia, d’accordo: del 2002 o giù di lì, addirittura. Ma, soprattutto, roba a fin di bene. E allora il pugno duro non sta né in cielo né in terra. Palazzi, d’altra parte, era già stato un carro armato all’alba di Calciopoli quando aveva disintegrato l’impianto bipolare di Borrelli, staccando il vagone Milan dalla locomotiva Juventus, operazione che, poi suggellata dalla ferocia giacobina di San Dulli, condannò il Milan all’abominevole tortura dei preliminari di Champions League. Ignoro dove voglia arrivare Palazzi con atteggiamenti così drastici, così repellenti. Di sicuro, ha creato un brutto clima. C’è chi ne ha approfittato per sferrare un terrificante attacco all’Inter, assicurando che il prossimo campionato comincerà con tutte le squadre a zero punti. E le schede svizzere di Moggi agli arbitri? E le telefonate a Bertini, Racalbuto, eccetera eccetera? A proposito: è un po’ che non se ne parla. Perché mai la Juventus, se avesse barato anche nella stagione 2005-2006, non dovrebbe essere penalizzata o retrocessa di nuovo? Qui sì che la crudeltà dispiegata da Palazzi nello sbrogliare il dossier pedinamenti avrebbe un senso per pochi e sarebbe un controsenso per molti.
Non si contano, in compenso, gli inviti a non fare confusione fra Calciopoli e Bilanciopoli. Difficile stabilire quanto valga essere uno dei pochissimi a pensare che l’avvocato Zaccone, non già abbia tolto la A alla Juventus, ma l’abbia salvata dalla C. Così, a occhio, deve valere meno di niente visto che a scrivere che una società che ha eventualmente taroccato l’iscrizione a un campionato ne debba essere esclusa, si rischia la scomunica. Naturalmente, ci si aggrappa al passato, a tutte quelle, cioè, che la fecero franca, e al futuro, a tutte quelle, cioè, che le procure hanno nel mirino. C’è anche la Juve: meglio così. Ci divertiremo.
Palazzi, nel frattempo, vigila. L’importante è che, ogni tanto, riponga l’ascia di guerra. Decisioni come quella su De Santis lasciano il segno. Gli interisti non hanno tutti i torti quando sospettano che Moggi abbia perso il posto ma non il vizio. Una stangata del genere (archiviazione) non può che averla suggerita lui, che a «pedina» ha sempre guardato come a un sostantivo e non come a un verbo.
26/6/2007
Beccantini
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