Giancarlo Abete, presidente Figc, a Ravenna per parlare di etica e sport all’incontro organizzato dall’Ucid. Tanti i temi toccati durante la serata: “Dobbiamo riconciliarci con l’opinione pubblica”
RAVENNA. Abito grigio, cravatta, capello brizzolato. Faccia da bravo ragazzo, questa l’impressione che lascia alle persone Giancarlo Abete, anche se non è più un ragazzino. Il nuovo presidente della Figc fa subito una bella impressione e ce n’è bisogno, perché è lui l’uomo che dovrà ridare credibilità ad un sistema, che rischia di implodere per le sue colpe. Un anno fa l’Italia si apprestava a partite per la Germania per disputare i Mondiali, ma in Italia nelle prime pagine i titoli erano dedicati a “Calciopoli” o “Moggiopoli”. Una sfida per Abete, che è venuto a Ravenna in occasione della conferenza “Etica e Sport, verso una cultura sportiva” organizzata dalla sezione di Ravenna dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) di cui Abete è vice presidente a livello nazionale.
Che periodo sta attraversando il calcio italiano ad un anno dallo scandalo di “Calciopoli”?
“Il bello del mondo del pallone è che propone sfide sempre interessanti e problematiche naturalmente sportive. Dovremo fare di tutto per qualificarci per le Olimpiadi di Pechino 2008: una vetrina importante per il nostro calcio in un Paese affascinante come la Cina, che ha interesse per questo sport. La nazionale maggiore, invece, a settembre sarà impegnata con Francia e Ucraina per le qualificazioni di Euro2008. In serie B il campionato è stato incerto fino alla fine sulla disputa o meno dei play-off. Non mancano le sfide proprie della federazione, che una delle 53 della Uefa e una delle 208 della Fifa, incontri con queste realtà che affrontano problemi di carattere economico. Inoltre l’estate del nostro calcio sarà contrassegnata da una verifica dello stato di salute delle società”.
Come ne uscirà il calcio italiano da “Calciopoli”?
“Dobbiamo avere la capacità di riconciliarci, al di là delle fortune ed emozioni di Germania 2006, con l’opinione pubblica con comportamenti che non devono subire lezioni di etica teorica. Servono un progetto, regole e comportamenti. Sono elementi fondamentali senza cui non si può prescindere, servono per far capire come noi intendiamo lo sport. La storia di ‘calciopoli’ è stata brutta e compensata dall’altra parte dalla grande vittoria della nazionale ai Mondiali. Solo la Juventus è andata in B , Fiorentina, Milan Lazio hanno avuto delle penalizzazioni, mentre Arezzo e Triestina sono state punite per questioni amministrative. Sono stati campionati modificati nella loro struttura e anche nella competitività”.
Quali sono le condizioni degli stadi italiani?
“E’ stata una stagione difficile dovuta anche agli episodi della morte di Raciti e Licursi. Dopo la delusione per la mancata assegnazione di Euro 2012 la situazione non cambia. Rimangono le questioni legate alla sicurezza, ai prezzi e alla necessità di non portare violenza. Allo stadio deve essere strutturato per creare un clima positivo e su questo sono molte le variabili che incidono. Una maggiore sicurezza, prezzi di biglietti compatibili e valorizzazione della famiglia e una sana competitività agonistica”.
La sua visione di etica e sport?
“Credo che l’etica sia una pre-condizione dello sport. Per arrivare al prodotto finale, la partita, servono degli strumenti di carattere tecnico, economico e normativo per passare appunto dalla pre-condizione al prodotto finale. L’economia non deve essere vista come un fattore negativo, ma di crescita culturale e occupazionale, di carattere flessibile e legato ai giovani che hanno la possibilità di esprimere la loro creatività. La crescita di interessi economici non fa abbassare lo sport, perché è formato da regole. Lo sport è luogo di conflitto e rispetto, se non ci fosse il primo mancherebbero le emozioni e l’adrenalina, se venisse meno il secondo non ci sarebbero più valori. La crescita economica è un rischio e un’opportunità. Negli ultimi dieci anni, dalla sentenza Bosman del 1995 c’è stata un’esplosione de valori economici, a cui non si sono trovati dei correttivi. Ha rotto gli argini sul versante dei valori. E’ cresciuta l’attenzione per il rispetto della giustizia sportiva, lo sport ha una dimensione anche di dialogo e comunicazione. Sono d’accordo per un’evoluzione tecnologica, ma il calcio non si deve ridurre ad un computer, altrimenti calerebbe la tenuta emozionale”.
LA STATISTICA: 2
Le volte in cui Giancarlo Abete è stato vice presidente della Figc: dal 1996 al 2000 e dal 2001 al 2006. Dal 2 aprile 2007 è diventato presidente con 266 voti a favore su 271
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