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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Udienze Processi di M. BARBATO del 09/05/2011 09:39:45
Requisitoria Narducci/4

 

Processo calciopoli. Trascrizione integrale requisitoria del 3 maggio 2011

Prima di affrontare uno degli argomenti decisivi, che è quello che riguarda acquisizione e utilizzazione delle schede, dovrò far riferimento a una vicenda che ha una sua non secondaria importanza e che serve a spiegare sicuramente anche questo capitolo di prove, ma credo anche altre dinamiche che servono per la individuazione di metodi utilizzati da questa organizzazione.
Faccio riferimento ad una vicenda che in parte pur è stata ampiamente affrontata attraverso l’ascolto di alcuni dei protagonisti e che riguarda Gianluca Paparesta.
Quello che accade in occasione di un incontro, Reggina Juventus 1-2 del 6 novembre 2005, arbitro Paparesta e assistenti Copelli e Di Mauro.
Conosciamo questa storia almeno per gran parte secondo un racconto che è stato offerto da alcuni dei testimoni. Sono stati ascoltati qui Gianluca Paparesta e lo stesso assistente Aniello Di Mauro. La vicenda va tuttavia letta anche sulla base dei colloqui e delle intercettazioni telefoniche. Per queste essenziali ragioni: non è solo importante comprendere esattamente quello che è accaduto nel corso della partita, o meglio quello che accade a partire da un secondo dopo che la partita è terminata. Quello che accade serve per comprendere una serie di accadimenti immediatamente successivi o per rintracciare immediatamente dei metodi che sono stati utilizzati anche nella vicenda Paparesta, e che poi sono immediatamente preliminari al fatto che quella scheda telefonica svizzera, che è stata fornita in un momento precedente a Romeo Paparesta padre, a partire da questo incontro comincia ad essere usata con una certa frequenza da Gianluca Paparesta, tanto sostanzialmente da determinare – lo vedremo, lo registreremo nel corso di vari momenti – un cambiamento di atteggiamento di Gianluca Paparesta e soprattutto nei confronti di Gianluca Paparesta, che per una certa fase è come dire l’obiettivo di una sorta di liquidazione, non di tipo fisico ma di carriera e di fortune, poi in realtà le cose prenderanno un’altra piega.

Io ho ascoltato alcune considerazioni che poi, tutto sommato, fanno parte della dinamica dell’istruttoria dibattimentale...della metodica di esame e contro esame e così via, e poggiano su due fondamenti. In realtà quello che è accaduto nel corso dell’incontro, o meglio l’atteggiamento nei confronti della terna, certo è stato un atteggiamento segnato da rabbia o insoddisfazione per un arbitraggio e una conduzione di gara degli assistenti; condotta ritenuta non soddisfacente o segnata da momenti negativi e errori più o meno eclatanti.
Da un lato pur tuttavia questa questione viene...questi fatti vengono costantemente sviliti ad episodi di normale, ordinaria, fisiologica contestazione, come quelli che magari cento altre volte avvengono alla fine di un incontro di calcio, al termine del quale una parte ritiene che quel particolare arbitraggio sia stato un arbitraggio negativo.
Le cose in realtà sono andate in modo molto differente. E sono andate in modo molto differente anche con riferimento all’altro caposaldo di questa versione, secondo la quale questo episodio, che è un episodio da considerarsi come talmente normale o fisiologico, in realtà non ha avuto.....lo abbiamo ascoltato nell’ultima dichiarazione spontanea dell’ultimissima udienza fatta dal designatore Pairetto, che ha dedicato un commento anche a questo fatto, dicendo sostanzialmente questo “Guardate che le cose che sono state prospettate, che ha detto Tizio...Caio...Sempronio.... ..Paparesta o non so chi..insomma non stanno in questi termini. E da parte nostra, mia in particolare che ero designatore a quell’epoca, questo arbitraggio e questa direzione di gara sono stati un fatto da noi non considerato in maniera eclatante, magari rispetto ad altre situazioni, e soprattutto guardate bene che sono sciocchezze quelle che si dicono quanto al fatto che noi avremmo dopo, adeguandoci ai desiderata di qualcuno, sanzionato in qualche modo Gianluca Paparesta o gli assistenti”.

Guardatevi, lo dico così in sostanza, quello che è il momento successivo della carriera di G. Paparesta nel post 6 novembre 2004.
Le cose sono in termini diversi e i fatti sono andati in termini diversi, dimostrando che cosa?
Innanzitutto l’esistenza di una regola di sistema, così stringente e avente una sua capacità intrinseca..come dire.. di forza intimidatoria persuasiva, per cui in questo caso – come per la verità in altri che qua e là abbiamo rintracciato - sappiamo, lo ammette francamente il protagonista sulle basi di alcune considerazioni, si è ritenuto che non dovesse costituire oggetto di un referto arbitrale.... di una segnalazione agli organi superiori quello che era accaduto negli spogliatoi dello stadio di Reggio e che certamente era in verità qualcosa di ben diverso e lontano da una generica manifestazione verbale di protesta. Ma dimostra altresì un’altra cosa, questo è uno dei capitoli di prova che è stato considerato importante per individuare profili di responsabilità penale per il Presidente dell’AIA Tullio Lanese in quelle circostanze, e che a fronte di questo atteggiamento per il quale i protagonisti, che pur ne avrebbero pieno diritto, e forse anche dovere, di segnalare quanto è accaduto a loro pubblici ufficiali, si unisce e si intreccia con un’attività per la quale il dirigente dell’AIA e l’osservatore arbitrale di quell’incontro, che è un siciliano – si chiama Pietro Ingargiola - che ha assistito a tutto, decidono che per ragioni di tutela quella attività che già i protagonisti hanno deciso di far scomparire dalla propria mente, non deve essere in alcun modo oggetto di segnalazione.
Ma dimostra altresì anche come quel discorso che abbiamo sentito fare da alcuni dei protagonisti – a conforto del fatto che qui non si tratta, come dire, di elucubrazioni, di ipotesi o di percezioni e che in realtà questo era un ambiente per cui i bravi meritevoli andavano avanti e chi sbagliava restava al palo - in quel sistema scattavano delle ritorsioni per le persone che avevano adottato decisioni che non erano gradite.
Come è vero, seppure in modo non eclatante, anche per la storia di Gianluca Paparesta e degli assistenti Copelli e Di Mauro.

Fra le primissime telefonate che noi ascoltiamo su questo episodio vi è quella del giorno 6/11/2004 alle 22.57 che interviene fra il Presidente dell’AIA Lanese e l’osservatore Ingargiola.
Ingargiola informa il Presdiente dell’AIA, quindi il massimo organismo del mondo arbitrale italiano, il massimo esponente, che quello che lui...testuale, lo dice in una sorta di slang italo-siciliano “quello che ho visto io in vita mia non l’ho mai vista una cosa del genere. Cioè entrano Moggi e Giraudo....Moggi lo minaccia col dito agli occhi..”, “A te?” chiede Lanese. “Non a me...a Copelli”...quello che non gli ha dato il rigore.
Sempre in quella giornata, alle 23.20, Luciano Moggi racconta l’episodio al suo interlocutore - si tratta in questo caso di Silvana Garufi - ed è già sufficientemente chiaro quello che è avvenuto nel post gara, quando Moggi dice testualmente la seguente frase raccontando il fatto “Ho chiuso l’arbitro nello spogliatoio e mi sono portato le chiavi in aeroporto” “Vabbè...figurati” dice la interlocutrice, “No no è vero, l’ho chiuso a chiave e ho portato via le chiavi. Ora gli apriranno, butteranno giù la porta”. Fatto che viene ribadito alle successive 23.34 dello stesso giorno, allorché Moggi conversando con il giornalista Tony Damascelli ribadisce quanto accaduto e testualmente la frase è “ Sò entrato nello spogliatoio, li ho fatti neri tutti quanti. Poi li ho chiusi a chiave, volevo portare via le chiavi...me le hanno levate, se no me le portavo via....”.
Immediatamente dopo prosegue, sono le ore 23.33, la conversazione tra Ingargiola e Lanese. Pietro Ingargiola è lì nello spogliatoio, non sta raccontando cose che gli hanno raccontato altri, e le frasi sono queste, per arrivare a quella lì finale di cui parlavo prima: “Cumpà...quello che fece oggi Moggi......è venuto negli spogliatoi, col dito puntato a gridare, lui e Giraudo...e a dirgli al guardialinee ‘Tu sei scandaloso come il rigore che non hai dato’” e a Paparesta gli ha detto : “Con te non abbiamo fortuna. Almeno te sei quello di sempre".. Io gli ho detto a lui (a Paparesta) “Ma tu di queste cose....” "Acqua in bocca" mi fa (Paparesta) “Acqua in bocca per tutti”. Ripeto a me non me ne frega niente, io non ho visto e non ho sentito..sono cose vostre. Problemi vostri sono, è logico..io non c’ero”.
E poi ancora quando prosegue la conversazione con Lanese l’osservatore si lascia sfuggire “No, ma io lo scrivo adesso, compà...le scrivo, le verbalizzo”. Lanese interviene subito e dice “Ma no....di Moggi e Giraudo no compare”, e Ingargiola immediatamente replica “No no no...ma che scherzi? Non ho visto e non ho fatto niente. Io mi sono andato, quando questi sono andati a minacciare, io sono andato dentro il bagno”.
Si sviluppa poi una serie di conversazioni che sono la messa in atto di una strategia : Paparesta e i guardalinee hanno commesso un grave errore, riteniamo sia stato commesso un grave torto...devono essere sanzionati!

Ma questa sanzione non è soltanto nell’incitamento del sistema di tipo televisivo e nei commenti giornalistici sportivi che li debbono riguardare, in particolare attraverso il canale Baldas–Biscardi. In realtà il primo essenziale e vero interlocutore di Moggi e Giraudo sono Bergamo e Pairetto.
Il 7 novembre, e questa telefonata ha una sua importanza proprio per il capitolo relativo alla questione per l’utilizzo delle schede svizzere.....siamo dunque ad appena un giorno dai fatti....mentre alle 12.06 Moggi conversando sull’utenza 335... parla con Silvana Garufi, ad un certo punto tronca la conversazione che ha con il telefono intercettato per avviare una conversazione con altra persona che chiama ad un altro telefono che Moggi porta con sé. Dunque ascoltiamo, come avverrà in diversi altri casi, una conversazione che per mezzo di un telefono in intercettazione è una sorta di captazione ambientale. Non possiamo ascoltare la telefonata di quel telefono lì, ma ascoltiamo la voce di Moggi che tiene il telefono intercettato ancora acceso e che dunque ci permette di sentire almeno la voce di un interlocutore. Questa è la modalità che più volte si è verificata.
“Aspetta un attimo, aspetta” dice all’interlocutore Silvana Garufi. “Pronto...ma che hai pure il coraggio di chiamarmi?...a Gainlù...stavolta guarda è l’ultima volta...guarda .mi dispiace non .....che cosa devi fare?.....guarda io ho visto in te mica sul rigore.......sai sul rigore è colpa di quel bastardo di Copelli....ma tu ieri.....” - In tutto questo dobbiamo tenere conto che c’è qualcuno dall’altra parte che sta cercando di parlare..certo noi non lo ascoltiamo. Dunque ci sono delle pause in cui però costantemente ascoltiamo la voce di Moggi - “Tu mi sei rimasto più antipatico quando hai fermato...hai fatto il fallo su Ibrahimovic, che poi ha segnato il gol, così hai evitato tutti i problemi possibili. Comunque guarda che io no ho voglia di parlarti....basta...” e viene chiusa immediatamente quella conversazione, salvo riprendere la conversazione con Silvana Garufi.
La conversazione con la Garufi viene interrotta un’altra volta...perché squilla un’altra volta il telefono e quindi si dice da parte di Moggi di aspettare.....”Pronto...dimmi...” e racconta a questo nuovo interlocutore dicendo queste parole “Gli ho chiuso il telefono in faccia....per me Paparesta è uno stronzo e gli ho detto “C’hai pure il coraggio di parlarmi?” e gli ho spiegato.....”. Su questa telefonata ritorneremo perché questa conversazione è una di quelle conversazioni che si svilupperà attraverso l’utilizzazione delle schede, e che quindi servirà per comprendere come e da chi sono state usate quelle schede. Viene interrotta quella conversazione e partono una serie di telefonate sempre in quella data, il 7 novembre, alle 12.40 e 12.53 utenza in uso a Luciano Moggi che conversa con persone che si chiamano Bruno e Vittorio, probabilmente giornalisti, e che si chiudono alle 13.13 di quello stesso 7 novembre allorché sull’utenza in uso a Luciano Moggi chiama Antonio Giraudo.
Se le prime due, come altre che rintracciamo, riguardano l’indirizzo dato alla indicazione e spiegazione a persone secondo cui queste persone devono essere massacrate e bisogna riuscire ad ottenere una sostanziosa e copiosa sospensione ed allontanamento dalle carriere di arbitro e assistente per un congruo periodo di tempo, questa è una conversazione che riguarda invece direttamente il rapporto coi designatori. Moggi infatti informa Giraudo dicendogli “Allora ho parlato con tutti e due. Adesso li facciamo fermare tutti quanti. E poi ha avuto il coraggio di chiamarmi pure il soggetto...gli ho riattaccato il telefono. Ma io gli ho detto con te non ci voglio parlare, poi ho preso e attaccato....ci vuole una dose di sfacciataggine......poi ho parlato con Paolo e con l’altro”. E quando Giraudo chiede che cosa dicono Moggi aggiunge “Devono essere fermati...tutti e due gli assistenti....perché uno una volta ha detto che c’era mani una volta ha detto che era fuorigioco, l’altro in pratica perché non ha collaborato sul rigore con l’arbitro....fatti estremamente gravi..” e Giraudo dice “Per me devono massacrarli sia a Coverciano che poi non farli...per due mesi devono stare fuori” e Moggi “Ma che scherzi? Ora poi a Paparesta gli faccio levare la patente con l’obbligo di ridarmi i danni...” Questo fatto della patente riguarda il fatto che nella trasmissione “Il Processo del Lunedì” era stato introdotto un sistema di patente a punti per cui sostanzialmente se a Luciano Moggi gli arbitri non erano graditi o avevano fatto cose non utili alla causa venivano danneggiati con questo sistema, come con la patente di guida nel sistema di oggi, per cui si toglievano i punti per dimostrare che si trattava di arbitro non particolarmente capace o professionale o bravo.

Il 10 novembre alle 13.04, utenza sotto intercettazione Luciano Moggi, interviene un colloquio con Tullio Lanese. Si ritorna fra i due sul tema della vicenda della partita con la Reggina e le parole che pronuncia Tullio Lanese sono queste “Lo so, non mi dire perché io so tutto perché l’osservatore è un mio amico...e mi ha detto che ti ha visto entrare. Cosa gli hai detto? “Tu non c’eri e ti fai i cazzi tuoi....” giusto?” “ E ma gliene ho dette di tutti i colori, a lui e agli assistenti” dice Moggi. E poi si parla di altro.
C’è anche una telefonata, del 12/11/2004 ore 19.40, che praticamente chiude questa parte dedicata a questa storia...inviterei i giudici non a leggere la trascrizione ma ad ascoltarla. E’ una telefonata drammatica e voi sapete...ne avete trovato traccia in una testimonianza in cui la dignità di una persona, cioè Aniello Di Mauro, è stata calpestata, vilipesa, al punto che una persona adulta piange nel corso di questa telefonata con Paolo Bergamo. Che è la dimostrazione di come quei discorsi, andremo a vedere fra poco, non sono discorsi destituiti di fondamento.
La telefonata è assolutamente drammatica nei passaggi di contestazione serrata, forte, da parte di Bergamo verso Di Mauro di quelle che sarebbero le nefandezze o gli errori commessi da Di Mauro: la segnalazione ritardata di fuorigioco che non era una segnalazione di fuorigioco perché segnali smuovendo la bandiera a mò di fallo per cui noi siamo convinti che tu abbia segnalato un fallo di mano....con un prodigarsi da parte di Di Mauro per cercare di spiegare in modo convincente le sue decisioni. E che soprattutto contiene un passaggio essenziale che fa comprendere esattamente quale già in quel momento, e siamo solo a qualche giorno da quelli accadimenti....”Ascoltami” gli dice Bergamo “noi siamo di fronte a una segnalazione fatta male, quindi sai, come vedi, anche Paparesta è andato in serie B. Quindi noi dobbiamo dare sempre dei segnali” “Ma no, Paolo, a me non mi interessa che non esco, che non mi designi fino al 2007, non mi interessa nulla te lo giuro sui figli...” Aniello Di Mauro inizia a piangere “..non mi puoi dire una cosa del genere mi mortifichi come uomo. Se non mi credi domani ti mando la lettera di dimissioni”.

Abbiamo sentito, dicevo, Pierluigi Pairetto proprio l’ultima volta qui dire “Ma che cosa andate cercando con questa storia di Paparesta, mica qualcuno di noi ha pensato di provocargli dei danni, degli intralci, degli inconvenienti, questo qui alla fine ha sempre arbitrato e non ha mai avuto problemi, anche a fronte di tutto quello che abbiamo visto”.
Griglia del sorteggio del 5/11/2004, decima giornata serie A: l’arbitro Paparesta è inserito in griglia A, che comprende Reggina-Juventus.
Griglia del sorteggio del 8/11/2004, undicesima giornata serie A, quindi quella immediatamente successiva a Reggina-Juventus: griglia A Paparesta non lo troviamo...griglia B Paparesta non lo troviamo...e Paparesta sicuramente la salta.
L’11/11/2004 si verificano le designazioni per la tredicesima giornata del Campionato di serie B e non troviamo Paparesta.
Gianluca Paparesta ricompare...l’arbitro internazionale reputato tra i migliori arbitri in circolazione in quel periodo...nella griglia che riguarda, preparata per il sorteggio del 12/11/2004, la dodicesima giornata della serie A. Non è nella prima fascia, non è nella seconda fascia e Paparesta è piazzato nella ultima fascia, la griglia C con altri, e andrà a dirigere Torino-Venezia dopo essere stato inserito nella griglia C.
C’è ancora la designazione di arbitri, assistenti e dei "quarti" che dirigeranno le partite di coppa Italia che vengono disputate tra il 19 e il 21 novembre, sono diversi incontri..alcuni decisamente importanti, e anche qui non troviamo Paparesta. Poi ancora, perché c’è una sosta del campionato di A e quindi la giornata del 21/11/2004 è dedicata solo alla serie B, nel sorteggio del 19/11/2004 sulla base delle fasce o griglie preparate non c’è Paparesta, che ritornerà solo per i sorteggi del 26/11/2004 per la tredicesima giornata di A che si svolge il 28/11/2004. Dimenticavo di dire che Copelli e Di Mauro, in quel campionato almeno, non hanno mai più arbitrato la Juventus.

Questa è l’antefatto e, credo, la compiuta ricostruzione di una vicenda che da quel momento si dipana in modi assolutamente diversi da come si è fino a quel momento verificata.
La storia, che abbiamo già cominciato a vedere, della utilizzazione di mezzi di comunicazione riservata è una storia che in quella indagine parte già dalle prima battute, e cioè già dall’agosto del 2004 e nessuno degli investigatori ha una compiuta idea su questo tipo di attività ma che poi in realtà abbiamo visto che è vicenda che con modalità e tempi diversi, e con una utilizzazione di schede diverse, in realtà comincia a dipanarsi ben prima di quella fase del 2004/2005.

Voi avete ascoltato un racconto che è riferibile, da parte di Nucini, ad una fase temporale che si colloca più o meno nel settembre 2003. Cosa accade nel settembre 2003 dopo che sono avvenuti una serie di accadimenti di cui parlavo stamattina? Saldato definitivamente il rapporto personale che si è sviluppato in alcune occasioni con Mariano Fabiani, Nucini viene condotto nella città di Torino presso l’Hotel Concorde ed in quella sede, anche con Fabiani, incontra Moggi.
Quando analizzerete questo episodio vi invito non solo a tenere conto della versione dibattimentale resa nel controesame ma anche di quello che evidentemente può essere pienamente utilizzato, che è il racconto che viene fatto da Nucini all’ufficio indagini nel 2006, ed in cui ricostruisce insieme ad altri anche questo episodio. Dico questo perché a conferma della tesi per cui Nucini dal punto di vista dell’attendibilità quando racconta questo episodio, per me è significativo che egli, non solo e non tanto nell’esame dibattimentale, ma soprattutto in quel verbale – che pure è destinato ad essere un verbale utilizzabile su un fronte diverso - fornisce una serie così meticolosa di indicazioni, di presenze, luoghi, di stanze, di movimenti, di attività del portiere dell’albergo, in relazione a quell’incontro con Moggi e Fabiani, che ci convincono del fatto che racconta la verità e non butta lì qualcosa che ha inventato in tutto...in parte, perché ovviamente quanto più rintracciamo elementi di precisione, e certamente questi elementi di precisione erano presenti nel 2006 ben più di una deposizione dibattimentale che è avvenuta a distanza di molto tempo, da quei fatti evidentemente la persona ritiene di dover offrire a chi lo ascolta una serie di circostanze che possano convincere della bontà del proprio racconto e che soprattutto si prestino ad una verifica in positivo ed anche ad una verifica in negativo, nel senso che evidentemente è ben più facile individuare elementi di mendacio, di falsità, di inverosimiglianza nel racconto o di quant’altro se si offre non un racconto di tipo generico su chi...dove....quando ci si è incontrati e cosa è avvenuto, ma se si danno indicazioni precise. E in quella circostanza racconta che avviene prima una telefonata, da parte di Moggi ai due designatori, che Moggi immediatamente e subito dopo racconta al suo interlocutore, e che poi sembra quasi pari pari quel racconto che abbiamo sentito fare, per tutt’altre circostanze in tutt’altro momento storico, da Maurizio Zamparini e su cui poi torneremo.


Moggi telefona ai due designatori e ha quindi di fronte un arbitro che dimostra disponibilità ad entrare a far parte dell’organizzazione e dice “Utilizzate questo arbitro” tanto che a Pairetto, che evidentemente all’altro capo del telefono manifesta resistenze.... perplessità, Moggi reagisce zittendo il designatore e anche aggiungendo delle indicazioni più precise quanto alla utilizzazione dell’arbitro Dondarini e del fatto che deve andare a fare sfracelli e casini da altre parti.
E’ in quella circostanza che, come già anticipato in quel colloquio avvenuto in precedenza a Bergamo, Moggi dice a Nucini “Stai tranquillo, qualsiasi questione..qualsiasi cosa parla con Fabiani, affidati a lui” e, una volta andato via Moggi, egli Nucini riceve la scheda...una scheda TIM, non siamo ancora alle schede svizzere straniere, e da Fabani la raccomandazione di parlare solo attraverso quella scheda. E’ quella rispetto alla quale Nucini dirà di averla utilizzata solo per brevissimo periodo, di aver ricevuto solo 2-3 telefonate sempre precedute da una modalità..che è la modalità che riscontriamo anche qui nel corso delle nostre intercettazioni, secondo cui molte volte si telefona in chiaro su utenze normalmente utilizzate e si dice di accendere o tenere acceso o si prendono appuntamenti per risentirsi su utenze riservate in un momento successivo.
Ma certo Nucini racconta sciocchezze, balle o cose che non hanno senso e fondamento alcuno, tanto è vero che questa parte di racconto - in realtà una parte di racconto che poi è relativo solo a cosa?? A un numero telefonico di un utenza TIM - è una parte di racconto che viene fornito solo in un momento successivo.
Quando Nucini rende la sua dichiarazione all’Ufficio Indagini, verbale nel quale pure non troviamo traccia né per altro sollecitazione di fornire in particolare il numero telefonico della utenza riservata fornita da Fabiani, Nucini – siamo nel 2006 – dice testualmente che egli ha questo numero e ha memoria e lo ha custodito questo numero perché ne ha conservato traccia....
Che cosa avverrà successivamente e sappiamo? Nucini dirà che la scheda telefonica, quella da dedicare ai colloqui telefonici riservati con Fabiani, è una scheda TIM, ha il numero 338...., e che è stata usata, utilizzata, in concreto solo in alcune circostanze con Mariano Fabiani. In particolare, racconta Nucini, in occasione di un post partita Salernitana-Reggina di Coppa Italia e poi per il post Avellino-Messina del 12/10/2003, e sempre nell’ambito di colloqui nei quali costantemente Fabiani da un lato ricorda a Nucini di affidarsi al gruppo degli amici e dall’altro nel senso che egli Fabiani può aiutare Nucini nel rapporto con i designatori e soprattutto nelle occasioni dei colloqui, delle valutazioni che avvengono nei raduni arbitrali.
Nucini ha ...poteva, come dire, scegliere di non rivelare il numero di questa scheda, sarebbe rimasta la parte di racconto...si sarebbero fatte valutazioni di vario tipo ovviamente sulla sua attendibilità e quando decide, certamente dimostrando di non possedere straordinario coraggio, di farlo in occasione del seconda esame, quello che verrà poi ripetuto qui in dibattimento, Nucini fornirà il numero di una scheda, che per una serie straordinario del caso sarà una scheda rispetto alla quale noi faremo degli accertamenti – li avete ascoltati qui ripetuti da color che li hanno fatti e dal formale titolare di questa scheda – che dimostrano come evidentemente quello che ha detto Nucini non è falso, che quella scheda, che è una normale scheda TIM riguardo al numero, non è stata estratta a sorte da Nucini tra i milioni di schede TIM esistenti in Italia nel 2003, che magari non è stata scelta a caso fra un numero più o meno esorbitante di schede di amici conoscenti e parenti o che magari non è stato scelto un numero TIM di quelli non esistenti.
Se Nucini avesse fatto questo si sarebbe suicidato con le proprie mani perché evidentemente avrebbe dato indicazioni di una scheda rispetto alla quale verificare immediatamente una delle diverse possibili alternative opzioni tutte incompatibili con la versione di una scheda fornita a lui nel settembre del 2003.
La scheda risulta attivata a Napoli, sappiamo, la data esatta è del 23/5/2003, dunque in epoca immediatamente precedente la consegna. E’stata attivata da precedenti intestatario presso un negozio di via Petrarca 43a Napoli, la scheda unitamente ad un’altra, anche essa TIM 338..., viene attivata nella stessa giornata a nome di un medico napoletano che senza esitazione dice che presso quel negozio di telefonia c’è stato, è ubicato nelle vicinanze della sua abitazione, ha attivato telefoni per lui e per i suoi familiari ma mai ha sentito parlare di quelle due utenze TIM.
E dunque chi ha fatto questa operazione ha fatto una operazione truffaldina, nel senso di aver comprato schede intestandole a persona ignara.
Dirà il maresciallo Zino che questo negozio di telefonia è un negozio già emerso in indagini che stavano svolgendo e rimanda ad una parte che potrete rintracciare nelle intercettazioni.
A fine campionato 2005 nel mese di maggio ascoltiamo 2 colloqui che, dal mio punto di vista, hanno molto a che fare anche con una storia vecchia, come è vecchia magari rispetto a quel momento anche se non di tanto, della scheda di Nucini.
Gli interlocutori sono Moggi e una persona non conosciuta, un napoletano, che si chiama Armando Aubry, che in realtà è un autista-tuttofare di Moggi e della sua famiglia napoletana.
È noto che Moggi possiede un appartamento in via Petrarca a Napoli, e che questa città è anche luogo di dimora del figlio Alessandro.
Il 12/5/2005 alle 19.49 Moggi conversa con Armando Aubry.
“Buonasera Direttore, disturbo? Volevo dire nelle schede è tutto a posto”
“L’UMTS li hai trovati?”
“Sì sì...e quelle sono. Schede OMNITEL sono comprensive dell’UMTS che lei mi ha detto, cioè il video...tutto tutto preciso”
“Però ascolta, Armando, che siano anonime...più anonime che non si può”
“Io sabato, se Alessandro mi conferma il programma, gliele porterei a Torino sabato sera”
E alle 19.36 del 13/05/2005 sempre di nuovo i due interlocutori.
“Buonasera Direttore volevo dirle che Alessandro ha cambiato il programma. Io porto questa macchina a Milano e poi me ne torno a Napoli con l’altra macchina....l’ho lasciato adesso a via Tasso. Ci vediamo domenica sera a Torino. Alle otto e mezza. Così le do le schede e il telefono...quello là, poi le restituisco e se lo porterà a Torino quando riparte”
“E i telefoni con il video?”
“E sì, ce li avevo io perché già li avevo presi a casa sua stamattina”
“No, ma io parlo non di quelli, quelli video....i telefonini video, ma quello lì di casa diciamo così...ti avevo detto di prendere due schede”
“Le ho prese, le ho prese...due schede TIM non intestate”
“Esatto”
“E poi due schede OMNITEL per telefonino video non intestate”
“Ma i telefonini ce li hai?”
“Ah..ma lei voleva anche i telefonini?”
“Eh sì, ma video...”
“Ma io ho preso soltanto le schede..”
“Vabbè, lascia stare le schede... per i telefonini vedo io..e dovevo caricare 250 e 250, vabbè prendi le schede OMNITEL non intestate e TIM non intestate”
“Ho già fatto tutto....tutto non intestato, sia TIM che OMNITEL. E a tutte e due ho messo 250”
Si salutano. Siamo in una fase in cui sono già successi ampiamente tutti gli accadimenti, siamo a maggio 2005, ma nella città di Napoli c’è una persona che per conto di Moggi è addetta al reperimento di schede, queste non straniere italiane abbiamo visto che siano, questa è l’unica precisa indicazione, sempre non intestate di cui non possa essere individuato formalmente l’intestatario possessore, l’utilizzatore, a conferma del fatto che quella indicazione sul negozio in via Petrarca sembra assolutamente vera.

Avete ascoltato un racconto puntuale, analitico, che vi è stato fatto da parte di una persona che è un po’ l’artefice di tutta questa operazione, senza la quale questa operazione non sarebbe andata a compimento....è Teodosio De Cillis, titolare di quel negozio di telefonia a Chiasso, dal quale partono, o meglio dal quale parte l’operazione, perché una serie numerosissima di utenze vengono acquistate e portate per essere utilizzate in Italia nel corso di queste vicende.
Il racconto di De Cillis è un racconto particolarmente preciso. Secondo il testimone questi fatti che portano la sua vita ad incrociarsi con quella di alcuni imputati nascono nel giugno 2004. In quella occasione si presenta presso il suo negozio una persona che si chiama Giancarlo Bertolini e questa persona, sin dalle prime battute..saranno innumerevoli le volte che tornerà da solo e con altre persone, si presenta a nome di Luciano Moggi. Bertolini è interessato a schede di utenti telefonici stranieri e soprattutto a schede che non permettano una identificazione dell’intestatario. Per De Cillis si tratta di operazione banale, e dunque dice che egli, nel corso di svariati incontri che avrà quasi sempre con Bertolini, consegna in più riprese, inizialmente, consegna innumerevoli schede del gestore svizzero SUNRISE.
In un momento successivo, che più o meno parte un anno dopo, cioè a giugno 2005, e che si sviluppa per lunghi mesi successivi e dunque coincide anche con una parte consistente della fase successiva sino al 2006, sempre secondo De Cillis vengono consegnate numerose, esattamente il teste dice 45, schede del gestore RING del Liechtenstein e, in riferimento a queste 45 schede, vengono effettuate circa 324 ricariche delle stesse. Sapete ancora che il gruppo iniziale, almeno delle schede svizzere della SUNRISE, sono intestate al padre di De Cilllis, Arturo...ed egli infatti risulterà come formale intestatario. Sempre secondo Teodosio de Cillis il rapporto con Bertolini si sviluppa nel corso di innumerevoli momenti, momenti in cui egli addirittura De Cillis incontra alcuni dei protagonisti, come ad esempio quando riceve biglietti omaggio e ha modo, nella città di Milano, di vedere Luciano Moggi. Ma poi in una determinata circostanza, sempre secondo il testimone, presso il negozio che già da tempo sta fornendo queste schede si presentano contemporaneamente tre persone: una è il solito Bertolini, una è Moggi, l’altra è Fabiani, sempre allo scopo di acquisire schede e ricercare ulteriori informazioni.
Sostiene, vedremo perché è importante questa circostanza che il teste riferisce non immaginando assolutamente cosa possano dire altri testimoni, che sempre i soldi venivano portati da Bertolini, non contati davanti a lui o portati in un portafoglio, ma sulla base di accordi già intervenuti direttamente e contati fino al centesimo spaccato in buste chiuse.
Si sapeva già che il costo esatto era quello e che quella era la somma da lasciare al gestore.
E questa...tutto il gruppo notevole di schede rispetto alle quali De Cillis, come ha detto in dibattimento, cercherà di effettuare una ricostruzione compiuta per quanto possibile. Ma quello che è possibile a De Cillis è sostanzialmente individuare con precisione in questo elenco quali sono le schede SUNRISE che sono state intestate al padre Arturo e che dunque egli sa essere esattamente le schede consegnate a Bertolini. Potrà dire, e lo ripeterà qua in modo assolutamente plausibile “Io poi non ho potuto dare più precise indicazioni perché non posso assolutamente dire se ulteriori 100 schede SUNRISE e se ulteriori 1000 schede del gestore RING sono finite nelle mani esattamente nelle mani di Bertolini o Moggi, perché ho un elenco sterminato e non posso fra queste indicarvi esattamente quali e quante....ve lo do, cercate voi, vedete cosa riuscite a tirar fuori da questi dati”.
La versione di De Cillis non solo non è minimamente confutata o contrastata da Bertolini, sia pure con un racconto molto più stringato e asciutto, sostanzialmente conforta punto per punto i passaggi essenziali di quella deposizione.
E dunque, quando lo sentiamo nell’udienza del 30/6/2009, Bertolini dirà che ha avuto, come dipendente della società, incarico dal 2004 da Moggi di adoperarsi per acquistare queste schede non intestate o di cui bisognava evitare che venissero rintracciate. Questa è infatti l’indicazione che egli riceve quando di volta in volta avrà il denaro necessario che egli dice, per sua esperienza diretta e per sua testimonianza diretta degli accadimenti, è quello che gli fornisce Moggi, che gli dice “Queste le prendi, ma le prendi solo se non sono rintracciabili”.
E’ Bertolini che dirà di essere andato certamente diverse volte, se ne ricorda almeno 7-8 volte a Chiasso, da De Cillis e che non era lui che decideva cosa dovesse prendere e in che quantità. Prima di ogni viaggio che andava a fare Moggi gli diceva che quantità avrebbe dovuto portare indietro. E’ anche vera la circostanza che racconta De Cillis, che non si è inventato nulla perché è Bertolini a dire che nell’ambito di questo rapporto, il rapporto esclusivo riguarda le schede, egli si è recato con Moggi e Fabiani a Chiasso da De Cillis.
Quello che sicuramente De Cillis non poteva sapere allorché rendeva la dichiarazione già nella fase delle indagini era che sarebbe saltato fuori un altro testimone che almeno un pezzo di questa storia la conosce. Non perché era a Chiasso o frequentava De Cillis, ma perché era presente sul versante torinese...si tratta di Maurizio Capobianco.


Capobianco ha potuto fornire un elemento di definitivo riscontro di verità a questa operazione, quando ha raccontato che, da collaboratore della società torinese, egli ha appreso alcune circostanze. Ed infatti da persona che rivestiva un ruolo di tipo amministrativo., la Sig.ra Castaldo con la quale aveva rapporti di lavoro, aveva saputo che in diverse circostanze a questa persona che svolgeva mansioni di tipo amministrativo Moggi aveva rivolto più volte richieste di avere danaro liquido per l’acquisto di schede telefoniche e che l’incarico di reperire materialmente tali schede era attribuito a Giancarlo Bertolini.
E Capobianco aveva modo di precisare che queste somme di danaro liquido avevano originato alcuni problemi, per cui erano evidenti fatti che avrebbero potuto far pensare ad ammanchi di cassa.
E dunque a questioni riguardanti liquidità tali da avere la necessità, partendo in più occasioni somme di danaro destinate ad operazioni certamente non registrabili o non ascrivibili a nessun bilancio, di coprire questi buchi di liquidità o ammanchi di cassa attraverso un’operazione contabile fittizia, nel senso che questi liquidi venivano compensati con operazioni di vendita di gadget, orologi e cose di questo tipo che venivano fittiziamente imputate ad altre operazioni contabili e di bilancio.

Alcune considerazioni generali che riguardano il tema di prova delle schede e che hanno formato oggetto del racconto che è stato fatto dal maresciallo Di Laroni, che ha curato in particolare questa parte, e poi anche delle osservazioni, delle critiche, che si sono appuntate a questo tipo di lavoro, di metodica e di risultati raggiunti.
Io provo ad affrontarle in questo modo, poiché siamo un po’ distanti da fatti che riguardano solo l’utilizzazione di una metodica su cui ritornerò e che pure il Giudice del Giudizio Abbreviato valuta come metodo di indagine di sicura provata affidabilità e di certo esito probatorio.
Partiamo da questi dati.
Le schede, alcune delle schede , compiutamente solo individuate nel 2007, in realtà emergono già nel corso delle prime fasi dell'indagine condotta per mezzo delle intercettazioni .
Non sto parlando adesso dei continui sterminati colloqui in cui è chiaro che gli interlocutori si danno appuntamento, fanno riferimenti a qualcosa che è già avvenuto....a colloqui che sono già avvenuti su altro canale; faccio riferimento al fatto che in alcune circostanze come vedremo poi analiticamente dopo, nonostante tutte le cautele che possono essere state impartite si fanno degli errori....qualcuno ha utilizzato delle schede svizzere per telefonare quando non doveva. È il caso che riguarda ad esempio Paolo Bergamo, che fa una telefonata utilizzando una scheda svizzera e colloquia con Moggi su un'utenza fissa utilizzando una scheda svizzera.

Due.........vedremo poi che natura hanno, che ampiezza e quali risultati per conseguire a queste....due persone fra gli imputati di questo processo dicono di avere utilizzato schede svizzere. Uno è Bergamo, l’altro è Moggi.


Tre...........esiste un testimone, o meglio esistono due testimoni che rendono dichiarazioni solo dopo che qualcuno ha detto, e si tratta degli investigatori, “Questa scheda è riferita all’arbitro Gianluca Paparesta”, non prima. E dunque Gianluca Paparesta e il padre Romeo, che dicono “Sì..abbiamo utilizzato schede svizzere in alcune circostanze” e per quanto riguarda la individuazione della utilizzazione in particolare riferibile a colui che è Gianluca Paparesta arbitro CAN è esatto..è genuino..non è sballato...non è artificioso il criterio investigativo seguito tanto è vero che ”Ero io, come sostenete, che utilizzavo in certe circostanze e in alcuni accadimenti quella scheda”.
Poi ce ne sono altre.

Quattro........è chiaro che per individuare quale possa essere stata la persona fisica ad avere utilizzata una delle decine di schede utilizzate, in assenza di dati di qualsiasi tipo che permettano di verificare immediatamente il nome della persona, si ricorre ad un essenziale criterio: stabilire, dopo avere esattamente stabilito il luogo di vita o di abituale lavoro di una persona, stabilire un collegamento tra l’utenza di cui si cerca di scoprire l’utilizzatore e l’ambito territoriale nel quale la persona abitualmente vive o abitualmente lavora.

Si fa poi questa verifica ovviamente tenendo conto della possibile esistenza in quell’ambito territoriale di altre persone che pure possono, anche astrattamente, essere soggetti coinvolti in un'operazione di questo tipo perché formalmente inseriti in ambiti tipo Federazione..CAN...AIA..etc etc..
E questo in verità per una gran parte delle situazioni delle persone fisiche è stato verificato in senso negativo..con esito negativo, nel senso che per molte di queste situazioni non avevamo, soprattutto se parliamo di centri, di comuni, di luoghi di vita eccessivamente grandi perché ovviamente per Roma o Milano è assolutamente impossibile questa operazione.

Quando ho ascoltato molte delle domande che contenevano una esplicita o implicita contestazione, al maresciallo Di Laroni magari, ne ho ascoltate diverse e riguardanti in particolare, proprio in riferimento a luoghi abituali di dimora o di vita all’utilizzazione delle celle, una contestazione secondo cui avevamo, a fronte di una indicazione secondo cui nella generalità dei casi e nella ripetitività dei contatti, avevamo un risultato per cui l'utenza in entrata o in uscita agganciava celle della città o del comune...evidentemente non sempre la stessa cella di quella determinata città o di quel comune e che dunque fosse arbitraria un’operazione per cui non risultava che – è il caso di Roma per esempio – il telefono non agganciasse sempre o sistematicamente la cella che copriva quello che risulta essere il domicilio della persona.
Ma per quale ragione il telefono dovrebbe essere stato utilizzato acceso e avere avuto contatti mentre la persona era presente nella sua abitazione?
Come se dovessimo avere una persona...come dire....sostanzialmente fissa nel suo posto di dimora, nel suo ufficio, nel suo posto di lavoro con una scheda svizzera che fa telefonate o che riceve telefonate però stando sostanzialmente sempre nello stesso posto. I fatti dimostrano che quelle schede inserite in determinati apparecchi cellulari erano tenuti dalle persone, portate normalmente in giro nei movimenti e negli spostamenti di ogni tipo e di ogni sorta e poi, a seconda delle circostanze di vario tipo, evidentemente utilizzate nei posti più disparati per conversare, nel senso di conversare chiamando o ricevendo.
Ma questo è solo un primo essenziale criterio per procedere a quella operazione di attribuzione delle schede.
Verificheremo come in tante situazioni esiste un inconveniente a cui neppure il più raffinato utilizzatore di schede straniere ha mai pensato. E questo vale almeno nei confronti di persone che sono state oggetto di attività di intercettazione.

Io vi ricordo che le persone intercettate, nel senso strettamente giuridico, nella indagine sono state Moggi, Bergamo, De Santis, Mazzini prima di altri. E che quindi noi abbiamo non solo l’intercettazione, ma un tabulato che ci permette di sapere quali erano le celle utilizzate dall'utenza rispetto alla quale si svolgeva l'attività di intercettazione.
E così scopriremo che in alcune giornate, e in alcuni momenti di queste giornate, quando cioè il telefono della persona, anche se la conversazione non ci dice nulla dal punto di vista del suo contenuto, quando il telefono della persona...il telefono intercettato è in un determinato posto ed aggancia una determinata cella, più o meno nello stesso momento temporale la scheda riservata svizzera aggancia la stessa cella, perché la persona ha utilizzato il telefono per la chiacchierata e poi ha utilizzato l’utenza per fare la conversazione segreta.....ma nello stesso luogo fisico.

Esiste poi ancora un altro criterio che affina ulteriormente il risultato: avere individuato, perché anche qui si conta come dire sui comprensibili errori umani delle persone, avere individuato se l’utenza in questione ha effettuato e verso chi delle telefonate, intendendo persone o luoghi fisici, utenze fisse magari..perché anche quelle ci sono....di normali gestori telefonici italiani.
E diventa dunque proprio molto più stringente se da quel luogo di vita e di lavoro che abbiamo individuato ed insieme alla storia della corrispondenza delle celle, fra celle dell’utenza riservata e cella dell’utenza in chiaro intercettata, abbiamo casi notevoli...rilevanti, almeno per molti casi, di telefonate che, non so...non sappiamo.....per quale motivo.....per distrazione o imprecisione o confusione degli accadimenti della vita, qualcuno ha fatto a casa alla sorella, al fratello, al padre, alla madre, all’amico, all’ufficio.

Poi ancora...siccome stiamo parlando di persone che non svolgono un mestiere ordinario ma quello di arbitro o assistente di CAN serie A e B con tutta una serie di eventi e accadimenti che segnano questa carriera, quel ragionamento investigativo cerca di raggiungere un risultato in più.
Ma non ci accontentiamo di tutte queste cose. E vediamo un attimo se per ciascuno di queste persone riusciamo con dati positivi o negativi a collocare queste utenze in occasione di alcuni determinati avvenimenti a cui noi sappiamo che queste persone hanno partecipato in modo indiscutibile. E siccome arbitri e assistenti CAN serie A e B indiscutibilmente, e secondo comunicati della Federazione in modo certo, partecipano essenzialmente a due cose : una andare ad arbitrare una gara in un determinato luogo fisico, lo stadio..che è fatto anche di luoghi fisici, sia lungo il tragitto per arrivarci sia per ripercorrerlo al contrario sia di collocazione intorno ad esso. Sia anche di altro evento assolutamente normale previsto dai regolamenti di categoria, cioè quella per cui solitamente gli arbitri si radunano in determinati avvenimenti presso quel centro tecnico di Coverciano...è previsto così.

I Carabinieri sono andati a verificare se infine, dopo i primi sei punti, trovavamo delle corrispondenze ulteriori, quelle che fanno in modo definitivo, se vogliamo, dirimere la questione in senso positivo o negativo. E troviamo dunque, e possiamo verificare dunque, se la scheda telefonica che dal nostro punto di vista è sicuramente attribuibile a una determinata persona ha funzionato in occasione di accadimenti che richiedono sicuramente la presenza fisica di un determinato soggetto in un determinato luogo fisico.
Che cosa troviamo dunque per tutti i casi di cui parliamo? Che sulla base di un comunicato, come vi è stato spiegato diffuso dalla Federazione ed acquisito agli atti, noi sappiamo se in una determinata giornata, di solito si trattava di più giorni, un determinato arbitro ad esempio era stato presente o assente per qualsiasi ragione ad un raduno a Coverciano.
Ed abbiamo verificato dunque, sulla base dei dati di questa lista e dei tabulati, se per caso in occasione di quei raduni le celle erano state attivate...cioè concretamente la scheda usata per parlare una o più volte. E’ chiaro che non sempre la scheda è stata utilizzata, perché non veniva immancabilmente utilizzata sempre in ogni occasione...ma questo poco importa. Quello che importa è se uno...due...tre...quattro...cinque e così via volte noi troviamo che quella scheda, quando risulta la presenza fisica di quella determinata persona presente al raduno di Coverciano, è stata utilizzata.
E sarebbe clamoroso solo scoprire...ma le cose non sembrano stare così..e io non ho ascoltato contestazioni o scoperte clamorose da questo punto di vista, ne avremmo preso atto, secondo cui se risulta che la cella viene impegnata in occasione del raduno è per certo invece che quell’arbitro sia assente al raduno stesso e quindi sia fisicamente presente in qualsiasi altro luogo dell’Italia o del mondo.
Ma le cose dicono che non stanno così, lo vedremo anche per l’arbitro Massimo De Santis perché non stanno così.

E l’ultima operazione come metodica è quella che riguarda la questione relativa agli incontri di calcio. Gli incontri di calcio non significa soltanto...perché a volte è andata così..se la partita si svolge nello stadio di Messina noi abbiamo una scheda che impegna una cella che copre quell’impianto sportivo o zone immediatamente adiacenti ad esso. Abbiamo avuto a volte ipotesi per cui abbiamo ricostruito, sulla base del luogo fisico dell’evento e del luogo dove l’arbitro deve ritornare, perché ovviamente viene da un'altra città..abbiamo ricostruito l’impegno delle celle e l’aggancio delle celle sulla strada fatta dall’arbitro per raggiungere, o meglio soprattutto nei casi in cui ciò è avvenuto per ritornare da quel luogo.


Ma questo non chiude il discorso delle schede riservate. Perché per comprendere e per terminare l’operazione c’è bisogno ancora di fare altre cose. E noi arriviamo a risultati che riteniamo dal punto di vista probatorio chiari e di certezza perché non possiamo isolare progressione e contenuto delle telefonate sulle utenze intercettate dal traffico telefonico sulle utenze riservate.
Che cosa succede? Che la estrema difficoltà del lavoro investigativo è, devo dire la verità anche della parte espositiva della requisitoria, è cioè legare fra loro le telefonate con questi dati.. in che senso? Così mi faccio comprendere chiaramente...voi troverete, poi vi indicherò esattamente quali sono, decine e decine di conversazioni che iniziano in un modo assolutamente singolare: non è che le due persone si salutano “Uè..ciao..buonasera..come stai?” quelle cose...i convenevoli della vita ordinaria. Praticamente iniziano come se queste due persone avessero appena terminata di conversare...ma non si capisce dove, perché i carabinieri non le stanno sentendo eppure hanno i telefoni sotto controllo. Oppure quella conversazione in chiaro si sviluppa fino ad un certo punto, secondo la sua intelligibilità normale, e poi...toc..”Ci risentiamo, ti chiamo fra mezz’ora, anche alle due...alle tre” anche in orari improbabili; in realtà gli utilizzatori, soprattutto Moggi conversa molto nelle ore notturne...quindi lunghe sono le conversazioni nelle ore notturne.
E chi ascolta le telefonate impazzisce..aspetta di sentirle, crede di sentirle e poi non le ascolta più.
Questa è un'altra parte che bisogna fare.

Infine ancora leggere, sulla base di dichiarazioni, quale può essere l’ausilio fornito dalle dichiarazioni testimoniali per offrire una chiave di lettura certa di alcune vicende. Fra tutte le dichiarazioni di Gianluca Paparesta, che ha risposto alle domande del PM, in uno alla lettura dei tabulati delle schede straniere, permettono di risolvere in modo compiuto ad esempio due temi, che è il tema di prova dell’attribuzione delle schede...di una scheda...delle più possedute a Mariano Fabiani e dalla scheda posseduta dall’arbitro Bertini.
Ma per fare questa operazione occorre mettere insieme dei dati e fare una lettura unitaria di questi avvenimenti.

Requisitoria Narducci parte 1
Requisitoria Narducci parte 2
Requisitoria Narducci parte 3


 
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