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Udienze Processi di P. CICCONOFRI del 07/05/2011 18:24:14
Requisitoria Narducci/1

 

Processo calciopoli. Trascrizione integrale requisitoria del 3 maggio 2011

Quando è iniziata la nostra indagine, noi abbiamo colto un’attività di un’organizzazione che era già in una fase dinamica. Erano già attivi i legami fra gli imputati, era già pienamente operante l’attività di questo sodalizio. Questa fase nasce, più o meno, nell’ottobre dell’anno 2004 e Napoli svolge questa attività non sapendo che, nei due mesi precedenti, a partire quantomeno dal mese di agosto e poi ancora dal mese di settembre, la procura della Repubblica di Torino, aveva già svolto operazioni di intercettazione telefonica, in particolare in relazione a tre persone: Luciano Moggi, Antonio Giraudo Pierluigi Pairetto. Attività che poi si erano interrotte, abbiamo saputo nel dibattimento, dall’ispettore Salvagna, perché l’attività di captazione, per decisione del gip torinese, non viene prorogata. Si chiude quella fase. Il caso vuole che la procura di Napoli, inizi la propria attività di intercettazione sostanzialmente a ridosso di quella torinese - che è appena terminata - e la porta avanti per l’intero campionato; le operazioni si concluderanno, uno due giorni dopo, la conclusione del campionato di calcio 2004-2005; l’ultima giornata - lo ricorso - è quella del 29 maggio. Si procederà quindi ad una attività di ricostruzione delle attività desumibili dalle operazioni di intercettazione telefonica.

Essenzialmente in questa seconda fase, le intercettazioni riguardano gli stessi imputati, e cioè le stesse persone che sono già state intercettate dall’autorità torinese, ma si allarga il fronte e più in particolare le operazioni riguarderanno ancora certamente Luciano Moggi, poi Paolo Bergamo che nella prima fase non è stato captato, il presidente dell’AIA Lanese, il vice presidente della Federazione Innocenzo Mazzini, l’arbitro Massimo De Santis. Quando si arriverà a maggio del 2006 – ricordo questo dato solo per una più precisa collocazione temporale degli avvenimenti - e quindi con la fase di disvelamento della indagine, di inizio degli interrogatori, di inizio di una più serrata attività di raccolta di dichiarazioni. Questa fase è ancora una fase di sostanzialmente priva di alcuni aspetti che si riveleranno - io credo – essenziali.

Di interrogatori, in realtà, ve ne sono stati, anche pochi: diffusa è stata un atteggiamento –chiamiamola così – scarsa, ridotta, contenuta, quasi nulla collaborazione offerta alla procura di Napoli dalle persone che avrebbero potuto pure offrire un contributo importante.

In quel momento si decide che il fascicolo e i risultati della indagine torinese devono confluire nel procedimento napoletano; una parte di questi risultati, quelli che riguardano le cosidette vicende GEA, il controllo del mercato dei calciatori e così via, saranno trasmesse alla procura della Repubblica di Roma, che poi instaurerà quel procedimento - voi avete in atti una sentenza di primo grado e un dispositivo della sentenza di appello -. Solo in quella fase questo risolverà alcune questioni.

Solo in una seconda fase – e siamo nell’anno 2007 – a distanza dunque di notevole tempo dalla chiusura dell’attività di intercettazione e di indagine, i carabinieri di Roma potranno procedere ad una compiuta identificazione e ricostruzione – che se vogliamo ancora oggi resta parziale – quanto alla individuazione della massa di e della quantità delle schede riservate, ed emergeranno i nomi e le identità di arbitri e di alcuni assistenti della Can di serie A e B, ed in modo compiuto si rivelerà quale è stato il ruolo essenziale in questa organizzazione che ha svolto M. Fabiani, con un ruolo di organizzatore.

Si scopriranno addirittura tracce di un’esistenza di una organizzazione che in realtà, io credo si possa dire oggi, esiste già prima del campionato 2004-2005, sostanzialmente nasce con l’epoca dei due designatori arbitrali Bergamo e Pairetto nell’anno 1999. Squarci su alcune verità di come funzionasse questa organizzazione e di quale era il sistema di governo del calcio professionistico italiano, le raggiungeremo attraverso alcune dichiarazioni. Sono interne al sistema, non offerte da un casuale testimone che ha incrociato le attività e la vita di questa organizzazione.
Pensiamo ad una persona che si chiama Manfredi Martino, che ha costantemente lavorato nella commissione arbitrale per tutti gli anni più o meno dell’esistenza – tranne la primissima fase, quella in cui il ruolo viene ricoperto da Dario Galati che però velocemente va via – e che addirittura sopravviverà alla gestione Bergamo-Pairetto, continuando addirittura con la gestione Mattei nel campionato successivo.

Quali sono i temi di quell’anno, campionato 2004-2005, voi incontrerete costantemente nel corso di tutte le attività di intercettazioni e senza le quali non è possibile comprendere, che cosa è accaduto. I temi si intrecciano l’uno con l’altro e danno l’idea –perché in realtà è questo – che il campionato 2004-2005 è un campionato di transizione verso un nuovo sistema. Si chiuderà un’epoca, per diversi aspetti se ne aprirà in parte un’altra.

Da un punto di vista strettamente calcistico-sportivo, il campionato 2004-2005 è un campionato di competizione fra le squadre della Juventus e del Milan, che saranno per lungo tempo testa a testa nella classifica del campionato; poi le questioni –evidentemente - si risolveranno in un determinato modo. Una competizione che certo è una competizione di tipo calcistico-sportivo, ma che in realtà ad un certo punto inizia a diventare anche una competizione illegale. Se è vero - questa sarà la parte che tratteremo in un altro momento - difronte ad un esercizio smodato di questo potere, una persona come il dirigente, l’addetto agli arbitri, figura dirigenziale di una società come il Milan, cerca non solo di acquisire più compiute ed esaustive informazioni su quello che accade, ma cerca di contrastare questo potere anche adoperandosi con mezzi illegali.

La seconda questione, la seconda vicenda, che per larga parte domina e non è una vicenda soltanto di tipo “politico”, l’elezione del presidente federale, la famosa … che si conclude il 14 febbraio 2005 con la conferma di Franco Carraro nell’ambito di un accordo - che non è un accordo neppure formalizzato - di successiva staffetta, per permettere all’altro dirigente in competizione, in lizza per quella carica, Abete, di succedergli dopo due anni. E' una vicenda che attraversa interamente la storia dei rapporti fra gli imputati e che, anche più della vicenda, che io ritengo assolutamente minore e di poco conto, che è quella della conferma del presidente della Lega professionisti che avverrà nel successivo mese di marzo, é destinata a spiegare molte di quelle conversazioni e molti degli atteggiamenti anche con riflesso al tema delle frodi sulle competizioni sportive.

Il terzo, io credo che sia la questione essenziale, senza la quale non si può comprendere molto. La vedremo, spiegheremo, telefonata per telefonata, parola per parola: il futuro dei due designatori. Quel sistema che dura dal 1999 per una seria complessa di ragioni, è un sistema che entra definitivamente in crisi proprio nell’anno 2004, 2004–2005. Bergamo e Pairetto, mettono in conto che, nell’anno successivo, si possa andare ad un loro avvicendamento. Da questo punto di vista registreremo anche –come dire– sicure ed indubbie attività finalizzate a realizzare questo risultato; entreranno in ballo persone come Lanese, presidente dell’AIA, un dirigente CAN come Sciascia, l’arbitro Collina (di cui ad un certo punto si inizia a parlare come possibile nuovo designatore); soluzioni di vario tipo. Questa storia, che tra per altro apre delle inevitabili frizioni personali fra Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, si riverbera sui rapporti fra gli imputati e sarà uno dei temi dominanti di molte di quelle vicende, di quelle storie.

La quarta, una storia che attraversa tutta la fase della indagine, si è aperta nell’estate del 2004, la troviamo già presente e descritta in modo sufficientemente compiuto: la storia della estromissione di Maria Grazia Fazi dalla segreteria CAN, e il fatto che, contemporaneamente all’indagine che si apre da parte dell’autorità giudiziaria torinese – avete sentito come il procuratore aggiunto di Torino Guariniello, proprio in quei mesi - inizi mesi del 2005 - vada a Roma ad ascoltare fra l’altro proprio Maria Grazia Fazi e Manfredi Martino, ruota attorno alla questione secondo cui la Fazi possiede informazioni che possono sconvolgere il sistema calcio. Lascia intendere la Fazi – e questa è la diffusa paura che si diffonde in più momenti - che queste informazioni possano essere disvelate, cioè possa essere disvelata la struttura illecita che sorregge il mondo del calcio. Maria Grazia Fazi, non rivestendo nel corso di tutto quel campionato alcun ruolo formale, perché sostanzialmente è privata di ruoli che le erano stati assegnati prima. La sua estromissione – in realtà – per parola degli imputati, è stata decretata da Luciano Moggi e Antonio Giraudo. Cercherà nel corso di tutto quel campionato di riguadagnare, con l’ausilio di Paolo Bergamo, un proprio ruolo e sarà un elemento cruciale nel rapporto collusivo che esiste tra Luciano Moggi e i due designatori. Insieme ai timori per la indagine torinese e alla possibile rivelazione di Maria Grazia Fazi, c’è un’altra vicenda che spiega alcuni dei comportamenti che poi vengono adottati. La procura della Repubblica di Napoli, già nell’anno 2004 ha avviato un’indagine, quella sugli arbitri Marco Gabriele e Luca Palanca, nell’ambito della quale emergono elementi che rimandano all’esistenza di un gruppo arbitrale capeggiato da Massimo De Santis. Sarà proprio Massimo De Santis, insieme con altri, ad attivarsi al fine di acquisire notizie su questa indagine che viene ritenuta come indagine pericolosa per poter.. pericolosa per le possibili ricadute sulla esistenza di questa organizzazione, di questa struttura di potere.

Che cosa, in sintesi, dicono i risultati di questa attività investigativa in confronto con tutta la precedente più che ventennale storia del calcio italiano, almeno dal 1980. Almeno dal 1980, la storia del calcio è italiano fino a quel momento, è una storia di illegalità. Quello che però si verificava nel corso dei decenni 80’ e 90’ e per quello che è stato possibile - ovviamente - comprendere, sulla base di risultati, magari parziali, di attività investigative legate ad alcuni momenti eclatanti. Il primo è quello del 1980, poi ancora nel 1986, poi spezzoni vari di storia. Anzitutto la storia delle illegalità, cioè di come è possibile frodare un incontro sportivo, nel senso di alterarlo, combinarlo, aggiustarlo; si incrocia tante volte nel passato con vicende che riguardano le scommesse clandestine. Questa è per larga parte la storia degli anni 80’. Alcuni protagonisti del mondo del calcio, in particolare coloro che partecipano agli incontri che vengono preventivamente combinati e aggiustati, lo fanno anche e soprattutto poichè attraverso il sistema della scommesse, che in quell’epoca era un sistema di scommesse interamente clandestino, era possibile puntura su alcuni risultati e – ovviamente va da se – guadagnare somme di danaro collegate al risultato che è stato combinato. E ancora, per lo schema che conosciamo fino ad una certa epoca - i casi sono tanti inutile adesso ripeterli – gli accordi illeciti finalizzati a predeterminare certi risultati, sono stati accordi in alcuni casi intervenuti tra società o profili dirigenziali delle società; tante volte, magari anche o indipendentemente da questi accordi, vi sono stati patti stipulati tra calciatori dell’uno o dell’altra squadra, che hanno partecipato a quel determinato incontro. Per combinare una partita non è necessario mettere d’accordo 11 persone da una parte e 11 persone dall’altra – come è noto – basta che – è storia – vi sia un accordo tra elementi dell’una e dell’altra parte, più rappresentativi o schierati in alcuni ruoli cruciali. E poche volte vi è stato un accertamento, in sede investigativa, che è riuscito - anche se qua già vi erano tracce di questo - ; penso ad esempio all’indagine del 1986, su un ruolo svolto da arbitro o assistenti di gara, in concorso con i protagonisti di quella partita o magari indipendentemente anche da un accordo di tipo illecito intervenuto tra i protagonisti. Questa indagine cambia radicalmente lo scenario, tutto quello che abbiamo osservato, più o meno fino a quel momento e fa delineare il fatto, senza il quale è possibile comprendere, come possano essere attivati alcuni meccanismi. Innanzi tutto qui non si alterano occasionalmente più gare per se, propria squadra, proprio gruppo di riferimento, ma lo si programma e lo si realizza con continuità. Si alterano anche le partite degli avversari, cosa mai registrata prima, ed eccentrica rispetto allo schema abituale di ragionamento per cui al più qualcuno cerca di comprarsi o “aggiustarsi” la partita per se. Questa organizzazione, ha cercato di ostacolare, ad esempio il raggiungimento dell’obiettivo della squadra del Milan, nel corso di quel campionato, danneggiandolo direttamente sul campo, con i propri arbitri e i propri assistenti sodali. Poi registriamo un fatto che se volete è ancora più eccentrico, quello che nessuno poteva mai o forse aveva mai immaginato, ma che in realtà non era stato mai compiutamente individuato si alterano anche partite fra squadre terze, che magari non hanno nulla a che vedere per la lotta per lo scudetto o la competizione dei primi in classifica, mettiamola così; perché l’alterazione di quella partita sarà influente ai fini dello svolgimento della partita successiva come è successo in queste vicende, allorchè la squadra di Luciano Moggi e Antonio Giraudo, ha dovuto affrontare in diverse occasione, squadre che sono state preventivamente danneggiate dall’opera di arbitri o assistenti amici, in partite che si svolgevano in precedenza. Che via sia un’organizzazione è dimostrato dal fatto che si fa questo e ci si adopera anche al fine di alterare le partite, gli incontri di squadre satelliti amiche; vedi i numerosi casi accertati con riferimento ad esempio, all’opera svolta in favore delle squadre del Messina o della Reggina.

Si fa poi un’ulteriore operazione, che vedremo compiutamente più in là, in un momento successivo della nostra requisitoria, allorché questa attività riesce a raggiungere un risultato di non poco rilievo, in relazione a squadre o società –chiamiamole così – che non sono interne alla organizzazione. Quando parliamo dell’attività che è stata svolta in favore della Lazio e del presidente Claudio Lotito, alleato nella operazione di sostegno per l’elezione del presidente federale, non parliamo di un club, di una squadra, di una società, di un dirigente estraneo all’organizzazione, ma di una società o club, rispetto alla quale questa organizzazione ha, per intervento di alcuni esponenti di massimo livello della federazione, viene ritenuta conveniente in quel frangente, sostenere; sostenere dal punto di vista... parlo dei risultati. La lazio, nella prima parte dell’anno 2005, in una situazione di notevole difficoltà, è concreto il rischio che possa avviarsi verso una retrocessione e li interviene il sostegno; vedremo quante e quali persone, con la figura centrale di Innocenzo Mazziini, lo faranno. Addirittura, questa attività diventerà così stringente ed evidente, in riferimento ad una società, una persona fisica o due persone fisiche, è il caso della Fiorentina di Diego Della Valle e del fratello, che sono state sicuramente, non solo per ragioni di tipo politico, avversari di questo sistema, ma sono state addirittura oggetto di una attività finalizzata a danneggiarli mediante la preparazione di dossier per screditarne il prestigio, la figura e il ruolo. Quando la Fiorentina, nello scorcio finale del campionato, e dopo aver fatto una vera attività di opposizione interna alla federazione, dovrà andare a Canossa perché è concreto il rischio che retroceda, questa organizzazione farà in modo che quel 29 maggio del 2005 si compia il capolavoro di salvare la squadra di Diego Della Valle.

Io riprendo il discorso, voglio però fare degli esempi pratici e concreti per far comprendere a voi che cosa è in quell’anno, il rapporto fra Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto, Innocenzo Mazzini . Stiamo parlando delle persone che rispondono del reato di cui al 416 del codice di procedura penale, sotto il profilo di aver rivestito un ruolo di dirigenti organizzatori, come è contestato a tutti loro.

Siamo all’11 novembre del 2004. Io ho sentito numerose critiche rivolte al fatto che ad esempio i carabinieri per utilizzare, per spiegare i risultati, si erano avvalsi niente popodimeno che, della illustrazione dei commenti, chiamiamola... fatto da un giornale che si chiama la gazzetta dello sport che voi tutti conoscete, ed abbiamo sentito rivolgere critiche serratissime - poi ognuno per carità, può avere la opinione legittima su questo -secondo cui quel giornale era un giornale - ovviamente - un giornale che offriva una verità di parte, e così via..insomma non la faccio lunga. Nessuno ha ricordato come nel 2004-2005, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, fossero collaboratori fissi della gazzetta dello sport. Scrivevano cioè su questo giornale fazioso, di parte milanese, dopo ogni partita a firma di Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Il lunedì o il martedì – non ricordo esattamente quando – compariva un commento stringato dei due designatori all’incontro domenicale, cioè agli incontri, alla partita, al campionato della domenica precedente, più o meno. Ricordavo questo adesso non solo per dire una battuta su questa questione.

Il 10 novembre del 2004 si svolge un incontro: è Fiorentina – Juventus, arbitrata da Farina. La partita terminerà 1-0; non c’è niente, come dire, niente di straordinario trascendentale, se non per un fatto: l’arbitro Farina concede 4 minuti di recupero e più o meno, forse proprio al quarto dei quattro minuti di recupero, accade un episodio: il giocatore della Juventus Thuram, fa un fallo ai limiti dell’area verso il giocatore Fantini che è lanciato a rete; l’arbitro Farina non fischia la punizione - diciamo che concede tecnicamente il vantaggio - e altro giocatore della Fiorentina, si chiamava in quell’epoca Portilio, raccoglie la palla e si lancia verso la rete difesa da Buffon, sbaglia. La partita terminerà 1-0, polemiche infurianti.

11 novembre del 2004, ore 12.21, telefonata fra Paolo Bergamo e Luciano Moggi, alle ore 12.21 che è questa:

Bergomi: “Pronto, eccomi, vai…
Moggi: “c’è 739 per il risparmio, sono i numeri che servono per ricaricare le schede svizzere. 841 vedi un po’”;
Bergamo: “ No no, è ora, dopo lo carico non ti preoccupare”
Continua questo elenco 739 vabbè….aspetta un attimo…947 E straordinario quello che dopo si dicono il designatore con il direttore generale della Juventus
Moggi: “Ascolte te carica, parto sto imbarcandomi per Roma, appena arrivo ti chiamo”:
Bergamo: “mmm, io devo fare quel pezzo sulla gazzetta cosa scrivo di ieri sera che Gigi non lo trovo?” ;
Moggi: “e Gigi è uno stronzo te lo dico io”;
Bergamo: “lui si lava sempre le mani”;
Moggi: “te lo dico io cosa fare”;
Bergamo:”No, ma io penso che frase “ incomprensibile secondo la perizia, parola incomprensibile “non era mica rigore, no”;
Moggi: “no” dice Moggi, Moggi:
“e lo so”
Moggi: “no, ma penso che non era mica rigore, no?”
Bergamo: “no e lo so, ma c’era l’espulsione di Thuram”,
Moggi: “e vabbè, ma io ti dirò tutta una cosa, vedrai come te la scrivo bene”.
Bergamo: ”comunque ascolta, io (Bergamo) dirò che gli ho dato il vantaggio, ha fatto bene, il portiere ha parato il rigore”
Moggi: “ma infatti, ma infatti è così, gli ha dato il vantaggio prima perché io ci capisco”
Paolo Bergamo:” e lo so vabbe vabbè alle due ti chiamo appena sbarchi”.

Se si va leggere quello che scrive Paolo Bergamo, il designatore arbitrale, quello che dovrebbe essere il massimo rappresentante della correttezza, della lealtà, della obiettività, sulla gazzetta dello sport del giorno del 12 novembre del 2004, a proposito di questo incontro; ma sotto questo particolare profilo, ascolterete un capolavoro di ipocrisia e di falsità perché Paolo Bergamo deve tutelare diciamo Moggi, la sua squadra e quel risultato anche a costo di dire sciocchezze, come – e non lo dico io, non è una mia interpretazione – è testuale da questa telefonata in cui Paolo Bergamo, concorda con Luciano Moggi, cosa scrivere addirittura in un articolo che compare sulla gazzetta dello sport, per sostenere che la decisione dell’arbitro Farina, è una decisione giusta, che non andava fischiato il fallo, ma soprattutto che –come dice Paolo Bergamo – 'ma c’era l’espulsione di Thuram?, ma Farina come ha fatto a non fischiare e a non espellere a cacciare il cartellino rosso?'
Il capolavoro linguistico di Paolo Bergamo “il giocatore della Fiorentina Fantini è lanciato verso la rete palla al piede, Thuram entra su lui in scivolata mettendo il suo compagno di squadra Portilio, in condizione per poter tirare in rete. L’arbitro Farina non fischia il fallo al momento dell’impatto Thuram – Fantini, perché concede la soluzione più favorevole alla Fiorentina; e in questo caso, non avendo fischiato la punizione, Farina non può neanche sanzionare con il cartellino rosso il fallo di Thuram. Soltanto nel caso di concessione del calcio di rigore, ovviamente se il fallo di Thuram fosse stato commesso in area, il cronometro sarebbe stato bloccato a tempo scaduto e sarebbe stato consentito alla Fiorentina di calciare il rigore. Conseguentemente ai fini disciplinari Thuram, sarebbe stato espulso, appunto, a termine regolamentare per aver commesso fallo da ultimo uomo, su un avversario lanciato in chiara occasione da rete.
Incredibile, incredibile. Paolo Bergamo aveva appena finito di dire “mah, io dirò tutta una cosa, vedrai come te la scrivo bene” ; è scritta in un modo eccezionale.

Il 28 aprile del 2005 – sto facendo alcuni riferimenti di questo tipo – viene intercettata una telefonata fra Luciano Moggi ed Innocenzo Mazzini. La premessa è – lo vedrete – numerose volte nel corso della intercettazione. Nelle conversazioni, parlo diciamo delle conversazioni riguardate nel loro complesso ovviamente, troverete l’utilizzazione di un linguaggio di parole chiare, che fanno riferimenti ad argomenti in modo chiaro – più o meno -, quando di parla di svariate questioni, quando soprattutto di quelle chiare che riguardano sviluppi di politica federale – chiamiamola così - . E poi c’è il ricorso ad un linguaggio che tecnicamente è proprio un linguaggio cifrato o allusivo . Gli esempi, che fanno comprendere bene quale sia il tipo di vincolo di natura criminale che esiste tra gli imputati. Quasi sempre, ritenendo che questo - quasi sempre - eviti una impossibilità per eventuali ascoltatori di poter capire di che cosa si parla. Antonio Giraudo è il numero uno, perché formalmente riveste un carica dirigenziale societaria più importante; Luciano Moggi è sempre il numero due, non ritengo che sia esattamente così, ma va bene, ognuno può vederla dal suo angolo visuale; il signor Paolo Bergamo, che è di Livorno, quando bisogna nei discorsi un po’ più concreti alludere a lui diventa la triglia, perché è nota la triglia livornese, ma siccome si chiama anche Paolo Bergamo, diventa il Signor Atalanta, senza pensare ad una signora che sia di Bergamo o faccia il tifo per l’Atalanta; il Signor Pieluigi Pairetto, per scelte fatte da queste persone, alcune volte viene anche chiamato Pinocchio o talvolta anche Pinochet; poi c’è Massimo De Santis, nei cui confronti, sia quando si parla di lui in termini assolutamente affettuosi, sia quando si parla di lui in termini più che opposti, è quasi sempre Massimino, Massimuccio; c’è Maria Grazia Fazi che è costantemente la bionda e così via.

Soprattutto troverete tante, tante, tante conversazioni in cui, non solo c’è un riferimento a fatti, episodi, comportamenti, di commenti di quanto avvenuto prima, o programmazione magari di cose che avverranno dopo, ma in cui si colgono, si coglie direttamente la utilizzazione di un linguaggio, di parole, che è anche direttamente la parola che fra gli imputati esiste un vincolo associativo, che c’è un legame associativo, che parliamo di una organizzazione, non di qualcuno che sta soltanto prendendo accordi leciti con qualcun altro: 'è nostro, quello che lui, quella o quello ha fatto per noi, quello o quella che ha lavorato per noi', e così via

Pensate ad una telefonata come quella che avviene il 28.04.2005, fra – è il progressivo 7137 delle ore 22.21 sull’utenza 335****; conversano Innocenzo Mazzini che sarebbe l’uomo uno secondo la perizia, e Luciano Moggi che sarebbe l’uomo 2, stanno parlando, vedremo di chi.

Moggi: “gliel’ho detto, gliel’ho detto, comunque io sono rimasto deluso invece di un’altra cosa, fattela dire però da Antoni o domani
Mazzini: “che è successo”
Moggi: ” è deluso molto; è deluso molto, non c’è ma”
Mazzini : “da chi?”
Moggi: “non c’è di te, ma persone vicine a noi”
Mazzini: “ma dimmi chi”
Moggi: “ no e non posso”
Mazzini: “ ah, ho capito, ho capito, ho capito tutto”
Moggi: “ vergognoso guarda come mai; mi dispiace doverti contraddire ma è un figlio di puttana, proprio con la f maiuscola
Mazzini: “ è quello che penso io?”
Moggi: “ si, penso sicuramente”
Mazzini: “ la triglia?”
Moggi: “eh”
Mazzini: “ah si?”
Moggi: “Ma fattelo, parla con Antonio, domani mattina te lo dice lui”
La triglia è Paolo Bergamo

Casoria: “Silenzio. Silenzio assoluto. Bergamo io la caccio eh..”
Narducci: “Bergamo sto solo leggendo una telefonata…”
Casoria: “ Però PM perché lei si rivolge a Bergamo, guardi altrove..”
Narducci: “No no non so quello che voglio dire, la persona è vicina …”
Casoria: “Lei Bergamo deve stare in silenzio tombale, andiamo…”

O ancora il 10.02.2005, alle ore 10, il progressivo è il 26618, la telefonata è tra Innocenzo Mazzini e Paolo Bergamo; Mazzini è l’uomo 1 e Paolo Bergamo è l’uomo 2. Questa è una delle telefonate che avviene in un contesto di frizioni e di lavoro che rimandano proprio alla questione del futuro dei due designatori, della sorte ancora da riservare a Maria Grazia Fazi, ed anche del fronte interno che si è aperto tra Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, ma che è assolutamente significativa. Se leggerete la trascrizione vi segnalo che la trascrizione è incompleta, vi dico in quale punto: ad inizio della telefonata:

Mazzini: “pronto eccomi ti ho sentito, senti amore”, questo è Mazzini che si rivolge a Paolo Bergamo Bergamo: “dimmi”.
Mazzini:” io ho verificato con il nostro amico su..”
Bergamo: “mmm” risponde Paolo Bergamo
Secondo il perito trascrittore, quello che pronuncia Mazzini è incomprensibile. Non è vero, perché Mazzini dice testualmente la parola Monticiano, Monticiano è il paese natale di Luciano Moggi; ma nella perizia, nel foglio di questa telefonata, rubricata come telefonata 30 diventa solo incomprensibile
Mazzini: ”Ma lui mi ha detto tutt’altre cose”
Bergamo: “A proposito degli accordi?”
Mazzini: ”Si”
Bergamo: “Ma senti, io ti dico come la penso perché lui si è preso, ha una gran paura ora; ha una gran paura e siccome quest’anno non le ha mosse bene”
Mazzini: ”dove”
Bergamo: “non le ha mosse bene specialmente nei miei riguardi ..lui pensa e ha pura che io magari abbia qualche , non lo so, qualche rivalsa “
Mazzini:” si si, o qualche cosa da fare”
Bergamo: “si”

Questo è il tema che dominerà molti dei colloqui che avvengono in quel periodo, specialmente nel mese di febbraio, marzo e che riguardano come vedremo poi ampiamente nel rapporto, anche e soprattutto con Maria Grazia Fazi, l’atteggiamento di Luciano Moggi.”

Bergamo: “Io gli ho detto, guarda Lucià io di giugno non me ne frega proprio niente credimi, voglio pensare ad oggi e siccome si è creata una situazione all’interno della CAN difficile; difficile perché se Lanese viene a – ti dico le cose proprio, proprio come le ho dette a lui – se Lanese viene a Torino a parlare con voi e Massimo De Santis sparge la voce che Lanese è andato a Torino, perché il prossimo anno farà il commissario, perché verrà Abete, quindi.. noi anzi farà il commissario con Pairetto“
Mazzini: “mmm”
Bergamo: “E noi andiamo in difficoltà. Ma non è che andiamo in difficoltà noi, vado in difficoltà io. E’ chiaro, questo. Siccome l’altro anno ha fatto il, il ..le porcate con Grazia Fazi, e allora prima hanno fatto male, fuori, fuori lei e ora stanno facendo fuori me. Ho detto, se vengono fuori queste voci non mi puoi dare la responsabilità delle cose, perché evidentemente negli arbitri, io perdo un attimo di potere . Ho detto però la verità delle cose è che alcuni arbitri mi danno retta ed è vero che altri me ne danno meno perché Gigi si è fatto più forte di me. Ho detto, ma cosa devo fare, ho detto tu lo sai che Gigi (stiamo parlando di Pairetto)risponde alla Sampdoria, all’inter, al Milan, al Vicenza, al Palermo a tutti quelli dove ci sono grandi magazzini e lui ha bisogno di lavorare. Ho detto Lucià perfetto ed ho detto cosa dici. Cosa dico? Ho detto, ma guarda, dell’accordo a me non interessa ; ho detto, ora te lo ripeto un’altra volta, il mio obiettivo intanto è arrivare a giugno con la stessa dignità con quale ho iniziato il primo luglio del 99’. E quindi invece ora lui è impaurito”
Mazzini: “Eh”
Bergamo: “Impaurito perché magari ha capito che Pairetto ha letto sul giornale che il Milan è contro di lui, allora domenica Rosetti ha fatto una porcata, ma poi questo guarda questo credimi, pur di far tornare i conti; ma tu pensa a Dondarini ieri quando ho parlato con l’amico mi sono incazzato “.
Ed ancora un po’ più avanti. Perché ritorniamo ancora a quello che Bergamo racconta del colloquio con Luciano Moggi.
Bergamo: “Si, lui ha paura, ha paura che gli sfugga di mano la situazione. La situazione l’ha fatta sfuggire di mano lui e loro, sono loro che hanno sbagliato perché hanno pens … loro si sono messi in testa che probabilmente avranno saputo non so da Capello; ma è vero che l’altro anno gli ho tenuto in mano la situazione, ma se non mantieni un equilibrio, sei morto in tre secondi “

Ed ancora

Bergamo: “E perché poi dice sai, io ora, ieri, lunedì, quando è stato …dunque, gli ho parlato ieri, ieri l’altro insomma, ieri l’altro, non mi ricordo. Mi sono incontrato con Grazia Fazi, questa ragazza, bisogna sistemarla perché..ma come perché bisogna sistemarla? Sei stato tu che l’hai fatta fuori, eh la vuoi sistemare? Ho detto, ma scusami, ma prima vedrai… se ci fosse stata lei, Dondarini non andava a fare, non ci andava a fare l’under 21, oppure tante cose non succedevano, perché il bimbo che abbiamo ora, è un bimbo che se Pairetto gli dice allora va Dondarini, lui non si può mica azzardare a dire no ma Dondarini.. senti ma, secondo come si muovono ora, chi su gli amici?”

E poi riprende la conversazione che diventa anche sufficientemente significativa di quale sia la situazione in quel momento e di quali complesse logiche governano le attività dei due designatori. Pensate a questo passaggio che Paolo Bergamo dedica interamente a Pierluigi Pairetto.

Bergamo: “E allora io ho detto, e va bene, io ho continuato a fare la persona per bene, soltanto che il gruppo no”
Mazzini: “Si sparpaglia”
Bergamo: “Eh, hai capito”
Mazzini: “Certo”
Bergamo: ”Allora chi è qui che manda avanti le cose, questo o quest’altro? Io gli dico una cosa e lui dice il contrario.
Mazzini: “Se tu ricordi l’ultima fase del regno di Casarin fu questa”
Bergamo: “Quando io, quando ho una situazione in mano, ma scusami Innocenzo, ma se io chiamo il, se se, mi arriva il mes , mi arriva il messaggio preciso, il presidente è preoccupato, La Lazio, queste cose”
Mazzini: “Certo”
Bergamo: “C’è Lazio-Brescia, io prendo Tombolini e gli faccio un lavaggio del cervello, no è giusto?”
Mazzini: “Certo, certo”
Bergamo: “Poi Gigi, che è amico intimo di Governato che è il consulente Corioni e che gli ha fatto e che Governato gli ha fatto fare delle cose”
Mazzini: ”Certo”
Bergamo: "Corioni gliene ha fatte fare altre"
Mazzini: ”Certo”
Bergamo: “Quando poi lui telefona a Tombolini, Tombolini dice ‘aspetta un po’ è, ma qui come girano le cose? [color=#CC0000]Questo mi dice una cosa e questo mi dice il contrario “
Mazzini: ”Mammamia"
Bergamo: “Ma chi è hai capito?"
Mazzini: ”Mammamia"
Bergamo: “Questo non ci capisce più niente Se Zamparini si muove, lui che sta cercando in ogni modo di entrare nel giro della distruzione di Zamparini"

Questo è quello che Paolo Bergamo racconta del suo collega designatore Pierluigi Pairetto. Non credo ci sia bisogno di commentare ulteriormente per far comprendere di cosa sta parlando Paolo Bergamo, quanto al comportamento di Pairetto.

E questa ancora che mi sembra la più significativa, di come quando parliamo, alla fine nonostante tutto della figura dell’attività e delle sorti di Paolo Bergamo e di Pierluigi Pairetto, parliamo delle attività e della sorte dell’organizzazione di cui vi fanno parte.

Il 16 maggio del 2005, alle 08.53, progressivo 4024, Paolo Bergamo telefona a Maria Grazia Fazi. Saltanto la parte iniziale
“ieri mi ha chiamato
.....

In altri termini, raccontando questo colloquio ad Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo dice: tutta l’attività chiara che esiste per arrivare alla nostra sostituzione, alla fine dell’era del doppio designatore, per sostituirci entrambi o magari uno dei due, in realtà non è una questione – come dire – di avvicendamento dei designatori, di cambiamento della politica federale, è una questione... Noi siamo un mezzo per arrivare a voi, l’obiettivo siete voi. Se sostituiscono, se mandano via me e Pierluigi Pairetto in realtà hanno attaccato il potere tuo di Luciano Moggi, perché io e Pierluigi Pairetto siamo nelle vostre mani.

Quando vedremo, illustreremo che cosa è stata, come si è strutturata, come ha funzionato questo sodalizio, faremo riferimento a diverse attività, diverse persone. Ricordo, credo importante per precisazione, di questo dibattimento. Abbiamo detto, rispondono della imputazione di cui all’articolo 416 bis: Moggi, Fabiani, Mazzini, Bergamo, Pairetto e Massimo De Santis; nonché ancora per forma e condotte di partecipazione: Maria Grazia Fazi, Mazzini, Mazzei, Racalbuto, Dattilo, Bertini e Ignazio Scardina.

Nella sentenza che il GUP ha emesso nei confronti degli imputati che scelsero di praticare il giudizio abbreviato, il gup affermò la responsabilità penale di tre persone per il reato associativo: Antonio Giraudo, anche se limitatamente al ruolo di partecipe e non di dirigente o organizzatore; Tullio Lanese, presidente dell’associazione italiana arbitri; l’arbitro – infine – Tiziano Pieri. E poi ancora, insieme a Giraudo e Pieri, l’arbitro Dondarini per alcuni episodi specifici di frode in competizione sportiva: Udinese - Brescia del 03.10.2004; Juventus – Chievo 31.10.2004; Juventus – Lazio 05.12.2004; Bologna – Juventus del 16.12; Juventus – Udinese 13.02; Chievo –Fiorentina 08.05.2005.

Nella sentenza che è acquisita, rintraccerete ovviamente delle valutazioni che riguardano quello che il gip ritiene essere stata un’associazione per delinquere e un’indicazione di elementi dai quali il gup ha ritenuto riferire l’esistenza di questa organizzazione che poi andremo a vedere. In particolare, facendo riferimento a molti degli incontri di natura riservata o segreta, delle riunioni, avvenute periodicamente tra molti degli imputati di questo procedimento. Il giudizio che da il gup a pag 165 del suo provvedimento, allorché analizza un incontro avvenuto il 17/02/2005 è questo:
“Ai fini del delitto associativo va interpretato come momento importante di rafforzamento dell’associazione poiché ciascuno dei partecipi, portò e rappresentò il suo interesse specifico , risolvendolo nel perseguimento del fine comune. Invero gli juventini erano in corsa per vincere il campionato, Pairetto interessato alla riconferma a designatore, in posizione di preminenza rispetto ai giudici di gara, illegittimamente era al loro fianco, spalleggiato da Lanese che a sua volta garantiva per l’intera categoria di cui era presidente, Mazzini assicurava il coinvolgimento della federazione e il suo personale”.
E poi prosegue con le altre illustrazione, elencazione di elementi o indici assolutamente rivelatori della esistenza di questa organizzazione, così concludendo:
“Deve dichiararsi, alla luce di tutte le considerazioni di cui sopra, che l’entità che più volte è stata finora definita come gruppo Moggi o di coloro che gestivano le cose del calcio o con concetti simili, fu un’associazione a delinquere così qualificata ai sensi dell’art. 416”.

Noi dovremmo fare riferimento, per una parte almeno di vicende, anche a fatti e accadimenti che apparentemente –come dire – sono diversi rispetto all’esistenza di un programma finalizzato alla realizzazione di delitti di frode in competizione sportive.
Dovremo pur tuttavia far riferimento a queste vicende –possiamo indicarne tante – perché si tratta di attività di condotte e di accadimenti che non sono in realtà esorbitanti o estranei alla finalità essenziale di garantire e preservare la struttura e le attività del sodalizio, agevolare anche la realizzazione dei reati scopo.

Ad esempio, tutto il corposo capitolo che vedremo in successione, in diversi momenti, che riguarda l’ingerenza o addirittura le forme di controllo su alcuni mezzi di informazione. In particolare mezzi di informazione televisiva, sia sul versante del servizio pubblico, sia per quanto riguarda emittenti private. La lunghissima storia del rapporto con coloro che realizzavano la trasmissione, all’epoca sull’emittente la7, il processo del lunedì. Non è vicenda in cui si parla d’altro rispetto alle storie di cui ci occupiamo. In realtà ad esempio questa – possiamo fare diversi altri casi – è stata una attività che è servita a tutelare singoli sodali o appartenenti alla organizzazione, e dunque a preservare meglio le attività e la struttura stessa questa organizzazione anche e soprattutto attraverso un’attività di –chiamiamola tutela – di promozione o di difesa in sede di trasmissioni di tipo sportivo o giornalistico. Ovvero al contrario, per i casi in cui si trattava di persone indifferenti o addirittura di persone ritenute avversarie opera di attacco, di denigrazione e così via. La sentenza emessa sulla nostra vicenda permette di inquadrare alcune altre questioni chiave dal punto di vista della affermazione dei principi.
Scontate tutte quelle, assolutamente inutile in questa sede, che riguardano i principi giurisprudenziali oramai abbastanza consolidati, affermati in tema di reati associativo 416 codice penale.

Vi è un riferimento tuttavia a due aspetti di tipo giuridico formale che mi sembra opportuno sottolineare.
Il primo, quando il giudice ricorda che, si è accertato come i partecipanti – inteso come i partecipanti nell’associazione – nel perseguire gli scopi comuni avevano come obiettivo anche fini di interessi personali. E dunque rivela il giudice, citare quella massima e quell’orientamento giuridico -giurisprudenziale secondo il quale non vi è incompatibilità fra i due atteggiamenti che possono coesistere anche singolo aderente. Cita infatti una particolare, una sentenza della prima sezione penale della cassazione n. 2331 del 95’, che afferma chiaramente come non è necessario che il vincolo associativo fra singolo e organizzazione si instauri nella prospettiva di futura presenza o permanenza a tempo indeterminato e per fini di esclusivo vantaggio della organizzazione, ben potendosi –afferma il giudice di legittimità- pensare a forme di partecipazione destinate ad un a durata limitata e caratterizzate da una finalità che comprende l’obiettivo vantaggio del sodalizio per gli scopi proprio di quest’ultimo, ma anche il perseguimento da parte del singolo di vantaggi ulteriori suoi personali di qualsiasi natura, rispetto ai quali il vincolo associativo può assumere anche nell’ottica del soggetto, una funzione strumentale, senza per questo perdere nulla della sua rilevanza penale.

L’altro è quello che riguarda, proprio per ricondurci a quel ragionamento che prima stavo facendo, alcune considerazioni in tema di condotta di partecipazione al sodalizio. Ed in altri termini quella secondo cui, come esplicitamente afferma il giudice di quella sentenza, soprattutto in riferimento ad esempio ad una posizione viene affermata la responsabilità penale come quella del presidente dell’ AIA, Tullio Lanese. La condotta di partecipazione al sodalizio, certamente da un lato o generalmente, ordinariamente, può essere individuata e desunta dalla partecipazione o dal contributo fornito alla realizzazione degli specifici reati scopo. Questo è il meccanismo usuale, ordinario, attraverso cui quella condotta si individua. Ma Vi è altra modalità di desumerla e altra modalità di individuarla e accertarla, poiché la condotta di partecipazione non necessariamente deve estrinsecarsi solo nel concorso, nella partecipazione a uno o più reati scopo, ma in ogni attività di tutela e di rafforzamento della organizzazione, nella consapevolezza dell’apporto causale del contributo che si arreca a questa organizzazione.

Quali erano le fondamentali regole e strutture che esistevano nel sistema professionistico del calcio, all’inizio della stagione 2004-2005. Secondo il regolamento era la commissione arbitri, per i campionati di serie A e B; la CAN, che provvedeva alle designazioni arbitrali per le gare organizzate dalla Lega nazionale professionisti e per altre eventualmente richieste dalla federazione al presidente dell’AIA. C’è stata una evoluzione, lo sappiamo per il racconto anche sintetico che è stata fatto qui in dibattimento dal maggiore Auricchio e magari anche da altri testimoni. Nel corso degli anni, in particolare a partire dalla stagione 1999-2000, viene introdotto quello che si chiama il sorteggio pilotato; alla stagione 2000-2001, secondo una certa divisione delle gare in griglie; ancora con modifiche nella stagione 2003-2004, sino ad arrivare alla definitiva sostituzione delle cose in un determinato senso all’inizio di quella stagione, per altro con poche novità rispetto alla stagione precedente. Quali sono però le regole, lo ricordiamo. L’unica novità annunciata in quella stagione rispetto a quella precedente, secondo la federazione è quella secondo cui quest’anno ci sarà un nuovo sorteggio, verranno divise le partite in tre fasce, ed anche dunque conseguentemente gli arbitri ed il numero minime di partite per fasce o griglie, sarà di tre numero minimo, senza stabilire un massimo di numero. Dunque complessivamente quali sono le regole: 21 gare di serie A e serie B, distinte in tre fasce, ciascuna di tre fasce un numero di arbitri da sorteggiare di pari numero rispetto alle gare stesse. Ogni fascia deve comprendere un numero minimo di tre gare. Un arbitro non può essere sorteggiato più di 6 volte per la stessa squadra per le gare che si svolgono in quel campionato. Un arbitro non può arbitrare in due giornate consecutive la stessa squadra. Un arbitro non può arbitrare la squadra che Ha sede nella provincia dove svolge la propria attività di lavoro o ha la propria residenza. Poi ancora quanto alle modalità concrete della designazione sorteggio, le prime gare sorteggiate per ogni fascia devono essere quelle con la preclusione, per cui devono adottarsi anche alcuni accorgimenti, per cui è indispensabile che la fascia sia formata almeno da una gara che non abbia alcuna preclusione e poi le modalità del sorteggio, per cui si dice praticamente che i sorteggi avverranno ogni venerdì mattina, di ogni settimana alle ore 11.00, o presso il centro tecnico federale di Coverciano, quando è previsto il raduno degli arbitri, ovvero la stessa ora nella Città di Roma, presso la sede dell’AIA, alla presenza di un notaio indicato dalla federazione. Dopo ogni sorteggio vengono designati due arbitri di riserva.

Queste sono essenzialmente le regole tali da essere esaustive. Non esistono di fatto modalità particolari e certamente non esistono criteri analoghi a quelli che abbiamo appena visto, quanto alla designazione degli assistenti, cioè i guardalinee e del quarto ufficiale di gara. Sostanzialmente la regola sul tema è la seguente: la Can designa direttamente gli assistenti dell’arbitro e il quarto ufficiale di gara. Dunque, la commissione arbitrale; la formale responsabilità per quella stagione era di Gennaro Mazzei. Vedremo dopo, come queste responsabilità di Gennaro Mazzei, sono state completamente espropriate dai due designatori. Dunque, una volta aver definito, o aver proceduto attraverso questi criteri alla designazione di un arbitro per ciascuno dei 21 incontri, la Can deve designare, secondo criteri discrezionali non meglio precisati, assistenti e quarto ufficiale di gara.

Più da vicino che cosa sappiamo e conosciamo in concreto, sia sulla base ovviamente delle regole o dei criteri, sia sulla base di ciò che è stata la descrizione a noi offerta dalle persone che sono state esaminate. Abbiamo detto che la valutazione della divisione delle 21 partite in tre fasce, con numero inferiore per ciascuna non inferiore a tre, è una decisione affidata alla discrezionalità dei designatori. Discrezionalità che non è regolata da norme assolutamente chiare e stringenti, se non per quanto riguarda quelle che abbiamo appena visto in tema di cosidette preclusioni (più di 6 volte nel campionato, due giornate consecutive la stessa squadra, preclusione per la sede di vita e di lavoro), sostanzialmente e decise sulla base, in realtà –come dire – di orientamento, di prassi, più o meno seguite, ma che certamente non hanno mai avuto valore di regola vincolante stringente. Vedremo perché tutto questo ha una sua rilevanza e perché ad esempio quando si parla delle griglie e delle fasce è infondato il ragionamento che viene fatto, secondo cui questo era un paese dove al giovedì –certamente le persone esperte di calcio– ma probabilmente milioni e milioni di cittadini, facevano la propria divisione delle partite in fasce, e questa il venerdì mattina risultava esattamente corrispondente alla fascia o griglia preparata dai due designatori arbitrali. In altri termini, la tesi secondo cui questa era un’attività talmente scontata, automatica, prevedibile che in realtà non poteva esservi in questa sostanzialmente nessuna possibile variante o novità tanto da sapere, un po’ meno tutti, cosa il venerdì si sarebbe andato a fare prima di affidare la scelta formalmente alla pallina o alle palline messe nell’urna.
Le griglie o fasce normalmente, è chiaro hanno preceduto quella operazione di sorteggio del venerdì e dunque certamente entro il venerdì mattina al massimo – se il sorteggio avveniva il venerdì - dovevano essere preparate, perché doveva essere svolto anche un lavoro manuale preparatorio della fase formale del sorteggio. Questa fase preparatoria, e cioè dunque, una fase abbastanza complessa perché si trattava di predisporre una serie di sfere, una serie di sfere distinte per fasce e per arbitri, era una fase che materialmente era stata costante affidata alla, a quella che chiamiamo in gergo tecnico commissione arbitrale, designatori più collaboratori dei designatori per le varie stagioni. Certamente fino ad una certa epoca Maria Grazia Fazi insieme a Manfredi Martino, prima ancora in realtà c’era stato Dario Galati nella stagione 99 ‘- 00’; poi ancora il solo Manfredi Martino, ed essendo fra l’altro affidata alla insindacabile e definitiva decisione o definizione da parte dei due designatori. Questa attività di preparazione materiale –ovviamente– era una fase, una attività non genericamente e indistintamente fatta di inserimento di bigliettino, fogliettino, partita o arbitro sulle 21 partite. La fase di sorteggio è una fase che avviene per fasce e dunque con preparazione delle sfere con colori diversi, per procedere ad un abbinamento per diverse fasce o griglie della partita o dell’arbitro. Il meccanismo delle preclusioni, di cui abbiamo parlato è un meccanismo, da un lato indicato e registrato nella composizione della griglia, ma non opera in modo preventivo, nel senso che non determina preventivamente, prima del sorteggio una esclusione rispetto ad un determinato evento di quell’arbitro, rispetto al quale è stata già individuata una causa di preclusione in relazione ad un determinato avvenimento. Il nominativo di quell’arbitro che ha una particolare preclusione, in quella determinata fascia o griglia, viene ugualmente –se è stato inserito in una delle tre fasce – inserito nell’urna; se ne prenderà poi atto se salterà fuori che quell’arbitro viene abbinato ad un incontro rispetto al quale vi è preclusine, attraverso un rimettere il bigliettino dell’arbitro nella sfera, richiuderla e ricollocarla nell’urna. ueste sono le regole essenziali.

Quali sono le conclusioni da inserire, soprattutto in termini si apprezzabilità giuridica e di rilievo giuridico.
La compilazione di un elenco di 21 partite di serie A e B, diviso discrezionalmente per tre fasce, di variabile ampiezza, con un numero non inferiore a tre ma con un numero massimo non predeterminato, è un momento integrante, essenziale ed indefettibile della procedura di designazione-sorteggio della giudice di gara arbitro per una determinata partita o giornata del campionato di calcio. In altri termini la designazione-sorteggio è un procedimento a formazione progressiva individuabile attraverso le seguenti scansioni: scelta delle partite divise per fasce, scelta degli arbitri per quelle partite con o senza eventuali preclusioni; fase materiale del sorteggio inteso come estrazione–abbinamento per fasce di sfere dall’urna; infine designazione dei due assistenti e del quarto ufficiale di gara, quarto uomo. Questa è tutta la procedura di designazione-sorteggio. Ed è dunque evidenza che la fase, o meglio le fasi, sono essenzialmente quattro, sono rappresentate da una fase che raggruppa le prime due che indicavo, che è una fase di fatto totalmente discrezionale ed affidata alle scelte che discrezionalmente ed alla fine insindacabilmente dovevano fare i due designatori. Ed una fase successiva, quella del sorteggio, non discrezionale ma affidata, almeno formalmente, al caso. Infine, ancora a completamento di una procedura indefettibile perché la partita la dirige l’arbitro, ma la fa e la dirige insieme a due assistenti ed anche un quarto ufficiale di gara. Di nuovo una fase di assoluta discrezionalità, riposta formalmente in capo a Gennaro Mazzei e i designatori, di fatto svolta dai due designatori. Importante è fare questa precisazione prima ancora di affrontare la parte che ovviamente, come dire, discuteremo con riferimento ai fatti, ai colloqui alle vicende e così via, per confutare una affermazione che viene fatta secondo la quale, che sostanzialmente la designazione –che è anche se volete linguaggio comune quando ad esempio leggiamo i comunicati o le regole che prima anche in parte o letto, ricordando quale erano le regole stabilite dalla federazione e dalla Can per quella stagione sportiva- la stessa federazione o la Can o gli organi tecnici, parlano di designazione mediante sorteggio, facendo riferimento ad una procedura che lascerebbe intendere, alluderebbe ad una fase interamente affidata al caso di una mano che cala in un’urna che tira su un evento. In realtà la fase della designazione, è un fase solo in parte affidata a questo e per questo è più corretto chiamarla fase di designazione-sorteggio. Anche la casualità in astratto in un sorteggio che si svolgesse in modo assolutamente limpido, regolare e casuale, dipenderebbe comunque da alcuni fattori: da come io designatori hanno diviso le fasce, da quali arbitri hanno inserito nelle fasce stesse. Divisione della fasce significa anzitutto una cosa: stabilire quante e quali partite inserire in una determinata griglia e al di fuori della regola secondo la quale non possono esservene meno di tre. Il designatore come ha ovviamente, ampiamente fatto anche nel corso di quel campionato, o di campionati precedenti in cui sostanzialmente la metodica era la stessa, doveva decidere ad esempio se la fascia A era una fascia fatta di tre soli incontri o di quattro di cinque e così via.. se la fascia B e la fascia C che seguivano di 6/7/11, sino ovviamente arrivare al totale per coprire tutte le opzioni e tutti gli incontri.

L’altra questione è, dopo quella di tipo quantitativo, è decidere e sulla base di quali criteri, quali sono gli incontri da inserire in ciascuna di quelle tre fasce. Si dice ma è chiaro che ad esempio la fascia A, comprenderà gli incontri che riguardano le squadre più importanti nel campionato o sicuramente in competizione per lo scudetto, per la vittoria finale. Certo, il ragionamento non è errato, e lo rinveniamo. Dobbiamo anzitutto sapere, come ad esempio, come si fa una griglia quando si è all’inizio del campionato, ed in cui sembra veramente difficile dire che vi sono già 1/2/3/4 squadre sicuramente più avanti degli altri, o sicuramente o certamente già in lotta per la competizione finale e così via. E detta quella cosa che ha pure una sua fondatezza -d’accordo - come si definirà la questione ed in quale fascia dovranno essere inserite le partite di quelle squadre che niente hanno a che fare, ad un certo punto del campionato, con la questione dello scudetto ma che magari, sono squadre che hanno la aspettativa di guadagnare un posto in coppa campioni o in coppa uefa. E sono assimilabili alle partite, tipo Milan-Juve del campionato 2004-2005 – chiamiamola così – le partite delle squadre che giocano il derby cittadino? E sono assimilabili alla fascia A, griglia A, ritenuta fascia nobile, griglia nobile, le partite in cui per ragioni obiettive, segnalati da organismi di controllo esterni sono a cosidetto rischio incidenti o violenza e così via dicendo? E c’è qualcuno che può rispondere alla domanda se sulla base di criteri oggettivi, predeterminati, scontati, così che tutto il mondo ovviamente già lo sa? Sostanzialmente nelle prime giornate di campionato, la partita Siena-Milan, che è una delle partite di cui parliamo in questo processo, che riguarda da un lato una squadra che è certamente in lotta, il Milan, per il titolo finale, e dall’altro una squadra che con quel titolo finale certamente non c’entra nulla, per cui non la riguarderà mai, è una partita degna di rilievo e inserimento in questa griglia o in una griglia successiva, griglia B, meno nobile? E se passiamo al discorso di come deve funzionare il possibile abbinamento in una delle tre fasce (fascia a –b-c-); la fascia A comprenderà sempre in modo automatico, scontato, tenuto conto ovviamente anche di criteri di preclusione – ma vedremo anche per quelli perché poi non sempre tutto è così scontato – gli arbitri assolutamente più capaci,migliori, probabilmente quelli che hanno la qualità di arbitro internazionale, o che hanno accumulato un numero di gare –quantomeno dal punti di vista quantitativo – considerevole. Oppure la realtà in questione – e poi vedremo quali sono i criteri che di fatto hanno funzionato in tante situazioni - dipende da 1000 e 1000 e 1000 fattori variabili, perché magari –come dire – quel miglior arbitro in quel particolare periodo ha una fase di appannamento e così via, quello che è in astratto non è in concreto in quella fase; o se quell’arbitro ha conseguito, magari per intervento esterno, dei voti da parte degli osservatori arbitrali che lo hanno seguito in gare precedenti, voti non particolarmente esaltanti o lusinghieri o tali comportare una scontata e sicura designazione. E bisognerà tener conto di impegni internazionali di vario tipo o di già espletati o in vista dei quali quell’arbitro può essere impegnato all’estero o per partite di coppa nell’ambito Fifa e Uefa, o per partite anche nazionali come pure solitamente può accadere. E tutto ciò si riverbera sulla questione della individuazione dell’arbitro e così via, potremmo continuare all’infinito per far meglio comprendere come è infondata quella tesi che prima o citato: le griglie si fanno sostanzialmente nello stesso modo e più o meno tutti possono capire quali saranno alla fine ma di fatto non è così. E soprattutto comprendere che le regole di correttezza e di lealtà, di probità, devono valere per tutte queste fasi e che questa discrezionalità che pure all’epoca ai designatori era riconosciuta dalle norme dell’ordinamento sportivo, doveva pur sempre infine rispondere, essere informata a criteri di probità, correttezza e osservanza delle regole.

Il reato di frode in competizione sportiva, afferma il giudice della sentenza dell’abbreviato è reato di pericolo presunto. Cosa dice l’articolo 1 della legge 401 dell’89’ che lo ha introdotto nel nostro ordinamento. Il comma primo prevedere due tipi di condotte illecite che integrano disgiuntamente ciascuno la condotta di frode. La prima non ci riguarda è quella di chi offre o promette danaro o altra utilità o vantaggio a qualcuno dei partecipanti ad una competizione sportiva e così via al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione.
Ovvero compie - è il nostro caso - compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, cioè di raggiungere uno scopo, cioè allo scopo di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e svolgimento della competizione.
Il comma 3 prevede solo una circostanza aggravante e dunque non avendo… per il caso, come nel nostro processo, in cui il risultato della competizione è influente ai fino dello svolgimento di concorsi pronostici, scommesse.

Aderendo ad una impostazione giurisprudenziale che ha ricevuto –come dire- più significativa espressione dalla sentenza della Corte di Cassazione del 29.03.2007, sezione seconda; la sentenza è la 21324. Il giudice afferma che: il pericolo – trattandosi di reato di pericolo presunto - il pericolo non è considerato l’evento costitutivo della “quel pericolo non è considerato elemento costitutivo della fattispecie, come pericolo astratto per la collettività, con presunzione di … che non ammette prova contraria”, ed è considerato perfetto, reato perfetto, il compimento di atti diretti ad offendere questo bene giuridico ritenuto meritevole di protezione anticipata.

Assumono cioè rilievo sostiene il giudice, per la integrazione della fattispecie criminosa, anche condotte che non riescono a conseguire il risultato vietato dalla legge, dunque atti idonei e diretti a ledere il corretto svolgimento delle competizioni sportive indipendentemente dal fatto che detta lesione si vericfihi. Si tratta di reato con condotta a forma libera nella quale la nozione di atti fraudolenti , non ripropone, non si sovrappone a quella degli artifizi o raggiri della norma ex art. 640, che era la norma frequentemente, anzi solitamente ed esclusivamente utilizzata prima della introduzione della novella legislativa e che non aveva in realtà offerto soluzioni al tema dell’accertamento della frode.
In tema di elemento psicologico, secondo la giurisprudenza, deve accertarsi l’esistenza del dolo specifico. L’alterazione del risultato non è infatti evento di tipo naturalistico che deve necessariamente verificarsi ma che deve accertarsi che questo scopo sia presente nella mente di colui che è agente, che commette il reato.

Quando la corte di cassazione, seconda sezione penale, risolverà definitivamente la cosidetta vicedna doping torinese, processo nei confronti di Antonio Giraudo, Agricola ed altri, in tema di diritto, di principi, sancirà che, illustrando la ricostruzione della storia che porta alla formazione del norma, che questa normativa ricorda lo schema della istigazione alla corruzione che punisce la condotta di chiunque offre o promette denaro e che quindi, in particolare, attraverso questo compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo. Ed ancora, quanto alle condotte incriminate dall’art.1, se la prima è una forma di corruzione in senso proprio, sia pure in ambito sportivo, la seconda è la condotta di generica frode. La corte esclude che la natura fraudolenta dell’atto richiesto dalla norma incriminatrice determini una violazione del principio di determinatezza e di tipicità poiché la norma è costruita facendo riferimento a qualsivoglia atto fraudolento idoneo a raggiungere lo scopo, perché appunto afferma la giurisprudenza della corte, la analisi della disposizione va fatta con richiamo al tema del dolo specifico di cui parlavo prima. E’ la corte che precisa come l’oggetto giuridico tutelato dalla norma è il risultato della competizione che non deve essere fraudolentemente alterato o rispDELLetto al quale non devono essere posti in essere atti fraudolenti idoneo ad alterarlo e la oggettività e il bene giuridico protetto è quello del genuino svolgimento della competizione con palese violazione di principi di lealtà e di correttezza.

L’argomento è essenziale, come lo affronta il giudice nella sentenza poiché il tema della esistenza nell’ordinamento di una norma costruita in questo modo, reato di pericolo presunto, con struttura simile a quella di diritto in tema di attentato. Risponde ad una precisa finalità che il legislatore ha cercato di assicurare, allorchè si è posto il problema del 1989 di superare il tema della applicazione dell’articolo 1640 a fatti e eventi di questa natura, reato che –ovviamente – avendo natura tutta diversa richiedeva la produzione di un evento. Dice opportunamente il giudice, allorché si parla di reato ex articolo 1, il tema probandum non è sulla valutazione di tipo tecnico dell’incontro o della gara che entra in contestazione perché essa è gara sospettata di falsità o di alterazione e che certamente il tema probandum, il tema di prova non sono neppure le singole valutazioni espresse, fatte, formulate, messe in atto, nel caso di specie se si tratta di un incontro di calcio dall’arbitro o da uno dei due assistenti dell’incontro. Il legislatore ha voluto evitare che si determinasse una situazione inestricabile e dalla quale non potrebbe riferirsi mai alcuna prova dell’esistenza di questo reato o anche di reato di natura analoga. Non richiedendo il legislatore, perché si parli di reato perfetto, che il risultato di frode debba realizzarsi, non richiedendo in altri termini produzione di un evento in senso naturalistico di frode; non affida la prova dell’accertamento del reato, all’analisi di tipo tecnico dell’incontro. Queste analisi di tipo hanno una loro influenza, devono, possono essere utilizzate ai fini del sostegno della tesi; hanno un rilievo, ma non hanno il rilievo di affidarsi a loro per decidere se il reato c’è stato o non c’è stato. Se facessimo questo e se il legislatore avesse voluto fare questo, saremmo entrati e saremmo ancora oggi nella situazioni in cui, l’art. 1 non sarebbe mai concretamente applicabile. Dovremmo in altri termini decidere se il reato di frode si è consumato sulla base di una lettura o visione o commento di una partita di calcio e dunque sul fatto che il fuorigioco fischiato c’era o non c’era; l’espulsione inflitta era giusta o non era giusta, era giusta in parte o era ingiusta in parte; la punizione il rigore fischiato era assolutamente chiaro, eclatante incontrovertibile oppure c’erano dei dubbi. Ovviamente resteremo per un’eternità chiusi all’interno di una stanza e questa questione non sarebbe mai portata a dirimento e ciascuno conserverebbe le proprie opinioni su quello che è accaduto e dunque la prova dell’illecito penale non ci sarebbe mai. Ma noi non dobbiamo fare un’attività di questa natura, non c’è richiesta, anzi la norma in realtà ci dice che se rintracciamo degli indici rivelatori o anche degli elementi di prova, dobbiamo arrestarci anche un attimo prima, anche se questo non significa ignorare in se l’avvenimento o estrometterlo dalla valutazione. Dovremo in altri termini, individuare quali sono stati i comportamenti sicuramente riconducibili alla nozione di atti fraudolenti visti nell’ambito di una esiste di una organizzazione o sodalizio, che più o me no prevedendo un generico programma sin dall’inizio li ha programmati, sia pure in modo generico e poi posti in essere. Dovremmo dunque guardare alle attività che si svolgono in determinati e cruciali momenti di quel campionato, soprattutto allorché andiamo verso l’organizzazione di alcuni incontri. Dovremo guardare a ciò che si verifica in altri momenti attraverso la lettura incrociata delle conversazioni , che noi ascoltiamo perché sono state registrate su utenze cellulari e di quelle che si verificano immediatamente prima, contestualmente o immediatamente dopo sulle utenze riservate. Dovremo analizzare e riguardare le conversazioni che riguardano la formazione delle griglie, quelle che riguardano i sorteggi , anche con riguardo alle dichiarazioni rese da persone ascoltate come persone informate sui fatti. Valutare la dichiarazioni che i colloqui che si riferiscono alla elaborazione della strategia di colpire gli altri attraverso il mezzo ammonizioni da infliggere ai diffidati. Oppure anche guardare a tutti gli altri comportamenti che pure –come dire – sono stati chiaramente rilevati con tutta una serie di colloqui che hanno riguardato anche l’andamento tecnico della partita. Fino ad oggi secondo la lettura veritiera certamente, bisogna dire molto semplicistica e approssimativa, si riteneva che un arbitro potesse essere decisivo nel determinare gli esiti di una gara nella misura in cui concedeva un rigore o magari espelleva un giocatore di quelli in campo. Le strategie di questa organizzazione per la fatta affidata agli arbitri o assistenti di linea erano ben più raffinate. Sappiamo oggi compiutamente da questi colloqui come anzitutto, molto dell’andamento di una gara e del rapporto che si instaura fra l’arbitro e squadra o componenti di una squadra, prima di decisioni particolari che verranno assunte nell’ambito della gara, viene da un elemento, quale l’atteggiamento complessivo che l’arbitro assume nei confronti e nel colloquio a volte neanche percettibile, individuabile con i giocatori in campo. Sappiamo dunque che c’è stato un uso di atteggiamenti di tipo autoritario atti ad intimidire giocatori di squadre avversarie, già questo fa la differenza. E’ il caso che riguarda –come dire- molti degli esempi di questo campionato, in particolare fra gli altri l’arbitro Massimo De Santis, soprattutto in 2/3 degli incontri di cui parliamo. Ma significa anche altre cose, quelle che ci fanno comprendere come non è stato mai correttamente individuato che il ruolo degli assistenti, cioè guardalinee, è un compito ben più importante di quello che tutti normalmente ritengono venga svolto e che, come diranno testualmente alcune persone nel corso di colloqui intercettati, avere o non avere una bandierina pesante, nel senso di tenerla costantemente abbassata in alcune situazioni e tenerla più o meno spesso alzata in altre situazioni, faccia l’esito di una partita. E come questo comportamento, insieme ad altri, perché magari vengono ripetutamente fischiati alcune punizioni o cose di questo tipo, significa come ad esempio è vero soprattutto è vero nell’ultima parte di questo campionato, che si impedisce ad una squadra di avanzare, proprio di oltrepassare il centrocampo e arrivare nell’area avversaria, e che questo già da solo determini un esito di quell’incontro senza che vi sia necessita neppure poi di fischiare il calcio di rigore e di prendere la decisione eclatante.


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