Di CrazeologyIn questa nuovo approfondimento informativo riguardante Tether, proveremo a tirare le prime somme di tutto ciò che è stato detto finora, ossia nei due articoli precedenti (link a fondo pagina) e cercheremo di trovare qualche punto fermo su cui appoggiare in futuro altri ragionamenti e ipotesi.
Cercheremo nuovamente di scomporre gli argomenti uno per uno, per non mettere troppa carne sul fuoco, tutta assieme, generando confusione.
- L’affidabilità economica e finanziaria di TetherUna società che ha investito ovunque in giro per il mondo, che ha capitalizzazioni per 150 miliardi di dollari, che ha istituito un proprio segretissimo caveau in Svizzera, (privato, per non pagare enormi rate di questo servizio costosissimo), con dentro 80 tonnellate d’oro per un valore di circa 8 miliardi di dollari (viste le tensioni geopolitiche sul pianeta terra, ovviamente l’oro è un “bene rifugio” molto ricercato), è un’entità su cui possiamo serenamente dire che la sua affidabilità economica è assodata, e ad oggi non si può mettere in discussione. Tether può, ovviamente e fisiologicamente, come tutte le aziende del mondo, avere dei momenti storici migliori di altri, ed essere più o meno sensibile agli andamenti dei mercati, ma la sua attuale solidità ormai è sufficiente, sulla carta, per occuparsi di Juventus, sia come azionista di minoranza e sia come azionista di maggioranza.
Altro dato interessante da tenere in grande considerazione è il numero bassissimo di dipendenti, circa 100, che presto saliranno; ma per precisa volontà del CEO Ardoino, ciò avverrà con molta moderazione, per continuare a garantire a tutta la struttura aziendale l’agilità che la caratterizza fin dagli albori.
Ricordiamo inoltre, che Tether non è quotata in borsa, quindi non vive le pretese degli azionisti che ogni anno vogliono per forza un dividendo cospicuo, e questo gli garantisce una libertà di movimento nella gestione degli introiti che la rende un’azienda molto duttile. Costi operativi molto bassi quindi; pagate le spese correnti, gli stipendi, e le tasse, tutto il resto che rimane è grasso che cola. Grasso gestibile in mille modi diversi con la massima libertà. Insomma, soldi per la Juventus se ne troverebbero sempre, se servono, cercando nelle proprie tasche.
Il primo punto certo dunque lo abbiamo trovato: Tether è economicamente forte e affidabile e ha i mezzi per sostenere economicamente il club.
- L’eventuale gestione della JuventusEcco, qui cominciano i veri guai. L’affidabilità economica non garantisce affatto le capacità di gestione di un’azienda come la Juventus. A dire il vero, in teoria ciò vale per Tether come vale per Exor, o per altro eventuale forte investitore.
È logico, e sappiamo tutti fin troppo bene, che per i tifosi in fondo basta che venga ben gestita la prima squadra e che si alzino i trofei, ma in realtà ciò avviene solo se tutta la struttura, nei tanti rami aziendali, funziona in modo adeguato. La pessima gestione complessiva targata Elkann non garantisce affatto che Tether possa fare di meglio dal punto di vista strettamente tecnico. Non a caso stiamo parlando di grandi investitori, di vere potenze finanziarie, non di veri grandi “imprenditori” nel senso più stretto, produttivo e gestionale del termine. Si dirà, giustamente, che però Exor, al contrario di Tether, da tempo immemore controlla marchi automobilistici, intere catene produttive e via dicendo. Si, certo, tutto vero, ma da troppo tempo l’impressione netta è che il colosso ex-torinese, oggi strategicamente olandese, stia cedendo al miglior offerente proprio tutto quello che è vera produzione, perché con Elkann alla guida probabilmente ha raggiunto la consapevolezza di non essere in grado di gestire davvero, con efficienza e con grande competitività costante sul mercato mondiale, tutto ciò che è stato in passato il gruppo Fiat nel complesso, che tra le altre cose negli scorsi decenni si è ingrandito parecchio (Francia e USA). Le filiere produttive sono troppe, lunghe, e servono competenze enormi. Tanti problemi, concorrenza asiatica agguerritissima, guadagni relativamente scarsi per l’impegno profuso, rischio di impresa alto. Già da un bel po’ di tempo infatti, è cominciata una lentissima e lunghissima fase di riassetto del gruppo, con cessioni di pezzi non essenziali dell’impero industriale già effettuate e altre in divenire, soprattutto nell’ambito dei fornitori e dei satelliti. E il futuro di tutto ciò che rimane è incerto.
La Fiat come la conoscevamo, la famiglia che la controlla come la conoscevamo, e Torino come la conoscevamo, si sono estinte per sempre. La globalizzazione peraltro ha avuto un ruolo determinante, insieme al lavoro chirurgico di architettura societaria e finanziaria di Gabetti e Grande Stevens prima, e di Elkann dopo. Oggi Exor è in primis un colosso finanziario, solo dopo un colosso industriale, e non si sa per quanto tempo ancora. Dunque anche sull’aspetto della gestione vera di un’impresa di una qualche forma di produzione di beni o servizi, Tether non sembra avere un vero curriculum da offrire, vantare e contrapporre, e forse non ha nemmeno al suo interno gli uomini visionari che servono per far fronte, eventualmente, ad una sfida così difficile e diversa da tutte le altre dell’economia reale, e così impegnativa e priva di certezze. Senza contare la concorrenza esagerata delle grandi big internazionali.
I soldi e la voglia di fare sono un ottimo inizio, ma la storia del calcio insegna che tutto ciò non basta. Servono delle capacità tecniche che in pochi hanno, una bella dose di fortuna, e un lavoro quotidiano instancabile.
Tra le altre cose, l’esperienza complessiva di Andrea Agnelli, pur con alcuni errori di fondo, ha insegnato, e provato dal punto di vista empirico, che ci sono dei limiti fisiologici di crescita del settore, e che questi sono molto più forti in Italia. Questo il motivo principe della nascita un po’ maldestra e raffazzonata della Superlega; ossia trovare il modo di fare moltissimi soldi da ridistribuire ai più grandi club europei, proponendo un nuovo modello di competizione internazionale che svettasse rispetto a tutti gli altri visti finora.
Dunque sulle vere capacità di gestione del club, in prospettiva, Ardoino non si è pronunciato. Finora è rimasto molto vago sulle intenzioni reali, e sulle capacità di sviluppare e realizzare progetti nella Juventus. Tuttavia Tether ha sicuramente grandi capacità e potenzialità su nuove tecnologie, software, raccolta dati, analisi dei dati e social. Non a caso egli ha criticato molto l’approccio della comunicazione del club. È stato persino molto più morbido di me, che la ritengo quasi inesistente e spesso deleteria, nonché completamente scollegata dalle vere necessità della promozione e della protezione del brand, che spesso viene aggredito dai più vari nemici.
Facendo il punto della situazione sopra descritta, se ci fosse una rivoluzione in Exor, se anche la Juventus fosse ceduta, e Tether riuscisse a prenderne il possesso/controllo, probabilmente dovrebbe assumere personale ultra specializzato, visionario, molto capace, e dovrebbe confrontarsi con un mondo completamente nuovo. Bisogna ammettere che la questione è parecchio ingarbugliata un po’ da tutti i punti di vista, una vera incognita.
Dunque in questo specifico segmento non abbiamo trovato un punto fermo o delle certezze su cui appoggiare altre riflessioni. L’efficienza di Tether nella eventuale gestione del club è tutta da verificare.
- Tether in gabbiaCome già detto, il pacchetto azionario di Tether in Juventus può ancora crescere, ma possiamo ritenere una certezza il fatto che Exor vuole mantenere la maggioranza, e non cederà di un millimetro. Almeno per ora.
Qualunque sia lo scenario a cui andremo incontro in futuro, sia magari di una incredibile e inaspettata apertura da parte di Exor, e sia invece della probabile conferma del comportamento attuale di chiusura, Tether avrà un perimetro operativo che sta tra lo zero assoluto e il molto ristretto; questo sia nella partecipazione al finanziamento della società, sia nella partecipazione alle attività interne al club, e sia nelle attività decisionali in generale. Ovviamente, tutto questo potrebbe forse cambiare solo in caso di incredibili cataclismi generati dal Tribunale di Torino, in relazione alle note questioni riguardanti i grossi pasticci ereditari dei fratelli Elkann, laddove si dovessero creare dei nuovi equilibri azionari all’interno del gruppo Exor. Cosa che ad oggi sembra abbastanza improbabile. È difficile ad oggi prevedere una rivoluzione di questo genere, che a cascata possa influire pesantemente nello stato azionario attuale della Juventus, anche se in tanti se lo augurano.
Abbiamo dunque un nuovo punto fermo: allo stato attuale delle informazioni conosciute di pubblico dominio, Tether resterà minoranza, e forse non avrà mai poteri decisionali.
- NoteQuesti sono grossomodo i primi punti fermi trovati, i più semplici, ossia la base su cui poter incastonare tutto il resto delle tante considerazioni ancora da esporre.
La prossima volta cominceremo ad affrontare il succo vero di tutta la questione, andremo più in profondità, e daremo i primi giudizi su questa operazione finanziaria, a cui bisogna dare la giusta importanza; va ricordato che in 100 anni circa di gestione della famiglia Agnelli, sono pochissime le volte in cui si è affacciato nel club un altro socio importante (vengono in mente pochi casi, ossia Gheddafi e Lindsell-Train) e nessuno ha mai vantato davvero diritto di parola sulle decisioni.
Per questi motivi stiamo affrontando l’argomento con una certa serietà e con una certa dovizia di particolari e approfondimenti.
Articolo correlato Tether e la Juventus
Tether e la Juventus vol.2
COMMENTA CON NOI!La nostra pagina
FACEBOOKLa nostra pagina
TWITTERLa nostra pagina
INSTAGRAMLa nostra pagina
TELEGRAM