Dagospia si chiede "JP Morgan e quelli di BancaIntesa come Miccichè erano al corrente dei Moratti "gonfiati"?", giungendo alla conclusione che "Sono semplicemente clamorose le conclusioni cui sono arrivati i periti della Procura di Milano sulla quotazione in Borsa di Saras, la società della famiglia Moratti che nel maggio di due anni fa è entrata a Piazza Affari.
Le rivelazioni sulla perizia condotta dal consulente tecnico, Marco Honegger, indicano che quella quotazione è stata gonfiata e che il titolo non poteva essere quotato a 6 euro. Il giorno dopo la quotazione migliaia di azionisti e tifosi dell’Inter si sono accorti subito che qualcosa non funzionava perché le azioni cominciarono a precipitare e anche oggi, nonostante il boom del petrolio, il popolo bue soffre paurosamente.
L’aspetto più clamoroso dell’inchiesta che appare oggi su “Repubblica” riguarda comunque le email che nel 2006 si scambiarono i banchieri protagonisti della quotazione Saras, in prima fila Federico Imbert e Emilio Saracho di JP Morgan [...]
In poche parole la perizia dice che banchieri di JP Morgan e quelli di BancaIntesa, come Miccichè, erano forse al corrente che la quotazione del titolo a 6 euro fosse gonfiata per venire incontro al fabbisogno dei Moratti e dell’Inter. Il popolo bue degli azionisti non lo sapeva, e ancora piange."
Noi ricordiamo che, ovviamente, l'inchiesta non è conclusa e quelle trapelate dai giornali sono solo indiscrezioni, anche se molto particolareggiate.
Il tribunale cerca di fare luce su una possibile frode nei confronti del mercato, dei piccoli azionisti e risparmiatori. Quelli che si sono visti presentare un prospetto di investimento che però non raccontava tutto. Honegger fa presente che per arrivare a stabilire il prezzo di collocamento finale è stato utilizzato come metro di giudizio un utile di 292 milioni di euro che la società ha registrato nel 2005, che non era un risultato ripetibile, visto che per arrivarci la Saras ha dato fondo alle scorte di magazzino; in pratica ha venduto più petrolio di quanto in realtà fosse in grado di raffinarne.
Ma sono le email di JpMorgan, Banca Caboto e Morgan Stanley a rendere ancora più nebulosa la vicenda. Nelle missive elettroniche si intravedono operazioni pilotate come, appunto, quella di gonfiare il prezzo per ripianare i debiti di famiglia con la promessa di concedere alle tre banche d'affari anche la possibilità di reinvestire i soldi realizzati dall'operazione. Tutti, tranne i 500 milioni che servivano per i debiti di uno dei fratelli.
Fratelli Moratti che hanno risposto, nel pomeriggio, in modo molto diverso, come riportato dal Corriere della Sera:
Si ipotizza una possibile falsificazione del prospetto di quotazione in borsa.
Saras: Massimo Moratti, «Solo calunnie»
Il presidente dell'Inter liquida le indiscrezioni sull'inchiesta relativa all'azienda di famiglia.
«No comment». Il presidente della Saras, Gianmarco Moratti, non ha voluto dire altro in merito all'indagine della Guardia di Finanza sui titoli dell'azienda di famiglia, la Saras, da cui emergerebbero plusvalori destinati a coprire le spese dell'Inter, club di cui è presidente il fratello Massimo Moratti. «Quando c'è un'indagine in corso non si fanno commenti», ha detto Gianmarco Moratti, fuori dagli uffici della Saras.
«Sono calunnie, niente di più» ha detto invece Massimo Moratti che non ha voluto aggiungere altro perchè «c'è un'indagine in corso».
Gianmarco Moratti usa il cervello e fa una dichiarazione accettabile. Massimo, invece, ha una uscita da querela, parlando di calunnie per quanto scritto da Repubblica.
Molti utenti, sui forum, si sono chiesti se gonfiare la quotazione (al momento è l'ipotesi) è stata un'operazione servita e ricollegabile alla vicenda della cessione del marchio dell'Inter (a Inter Brand srl). Sembra proprio di no visto che nei bilanci 2007 dell'Inter il debito per il marchio figura ancora; se Moratti, come sembra essere ipotizzato dal pm, ha "fatto la cresta" sulla quotazione certo i soldi non sembra averli adoperati per alleggerire i debiti.
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