VI SEPPELLIREMO E SPUTEREMO SULLE VOSTRE TOMBE
Cinque calciatori con il carattere di ferro e qualità tecniche da vendere stanno reinverdendo i fasti di quella che fu la Juventus, quella vera. Cinque uomini che stanno sbattendo in faccia al mondo pallonaro nostrano (e non solo) tutta la falsità di farsopoli, e dopo l'ultimo proscioglimento degli arbitri Paparesta e Racalbuto (accusati di collusione con il Milan) chi potrebbe ancora credere alla teoria della cupola? Nemmeno i neonati Buffon - Camoranesi - Del Piero - Nedved - Trezeguet (aiutati da Birindelli, Chiellini e Legrottaglie) le cui età assommano a circa 150 anni, stanno sbattendo in faccia la mondo pallonaro nostrano (e non solo) che le vittorie della Juventus, quella vera, furono sempre ed esclusivamente merito del campo. Se in cinque hanno quasi rischiato di giocarsela alla pari per lo scudetto, cosa poteva fare una squadra la cui rosa era formata da 10-12 calciatori della stessa pasta? Poteva soltanto vincere, e poteva soltanto vincere sul campo, e gli scudetti che vinceva sono tutti legittimi perché frutto di risultati, di lavoro e di organizzazione societaria. La solerte magistratura torinese ha dapprima instaurato un processo per uso di sostanze stupefacenti, poi ha indagato (per conto di chi?) su presunte irregolarità in bilancio ed in entrambi i casi il risultato è stato il medesimo: nulla, ma una fetta di denaro pubblico andato in fumo.
Quando già l'avvocato d'affari Guido Rossi fungeva da consulente IFIL da un paio di mesi, nel giugno 2006 la Juventus, quella vera, è stata annientata. Ci ha pensato la cosiddetta giustizia sportiva (ma Italia e giustizia formano un ossimoro) con un processo mediatico farsa senza contraddittorio, la Juventus è stata ingiustamente cacciata in serie B e privata di due legittimi e sacrosanti scudetti. Non paghi di tutto questo, le sorti della società sono state ereditate dal principe senza la passione juventina e che vive come un peso la cosa, per di più mal consigliato da imprenditori (con soldi altrui) dai capelli svolazzanti e dal cognome composto che subito hanno pensato bene di stipulare una santa alleanza con il nuovo potentato rappresentato dal presidente della seconda squadra di calcio milanese (cedendogli, tra le altre cose, giocatori quotatissimi in cambio di due lenticchie).Eppure nonostante tutto questo (e molto altro), cinque calciatori appartenuti a quella che fu la Juventus, quella vera, si ostinano ad evidenziare quelli che furono i valori alla base dei successi bianconeri, valori che adesso anche i pennivendoli italioti rimarcano a (s)pron battuto. Prima i Del Piero e compagnia erano dopati, taroccavano le partite, oggi, dopo essere stati ingiustamente in serie B, sono dei campioni, degli atleti da portare ad esempio per la loro abnegazione e per la volontà di vincere.
Oggi siamo a chiedere ai vari Abete, Beatrice, Guariniello, Melandri, Narducci, Palazzi e Petrucci di continuare a sperperare denaro pubblico affinché indaghino sul perché questi cinque giocatori continuino a fare quello che hanno sempre fatto: vincere o perlomeno giocare sempre per vincere. Alla fine, forse, scopriranno che la juventinità è quel valore aggiunto che contraddistingue uno juventino da qualunque altro essere umano, in campo come sugli spalti; la riprova è data dai risultati ottenuti e dalla civile lotta che migliaia di tifosi portano avanti per il ripristino della legalità e del diritto.
Continuate pure ad odiarci, fate dell'antijuventinità il vostro cavallo di battaglia per fugaci successi, noi con la serenità dei giusti e la consapevolezza dell'onestà che ci porta a citare il poliedrico scrittore-musicista francese Boris Vian vi diciamo semplicemente: attenti, vi seppelliremo e sputeremo sulle vostre tombe.
Per la cronaca la (ex)Juventus ha battuto la squadra campione del mondo grazie a tre assist di Mauro German Camoranesi, una rete di Alessandro Del Piero e due di Salihamidzic, un acquisto a parametro zero della passata gestione, mica Tiago.
Alberto Rossetto, da sempre e per sempre juventino, non rappresentato dall'attuale proprietà.
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