L'ULTIMA "SPARATA" DEI MEDIA: MOGGI NUOVO DIRIGENTE DI
VIA TURATI
Luciano Moggi
Nella smania e nella fretta di esaltare l’Inter (non
ci sarebbe niente di male) sorge il sospetto che
Cannavò incorra in un paio dei suoi classici errori.
Non starei a perdere tempo nel parlarne se non mi
citasse a sproposito - e con la solita dose di cianuro
- in un pezzo dove il sottoscritto non c’entra proprio
niente. Non dovrei neanche meravigliarmi di fronte
allo scenario abusato di procedere per teoremi e
compartimenti stagni, tipici appunto dei discorsi di
“Fatemi Capire”. Ma il troppo stroppia e sarà il caso
di ribadire elementari verità a chi proprio dimostra
di non volerle recepire.
L’Inter oggi vince perché è la squadra più forte. Ieri
non lo era e perciò non vinceva. Cannavò parla della
«potentissima squadra di Mancini, dove i titolari non
finiscono mai e di uno soltanto ti accorgi se manca:
Ibrahimovic». Eccolo là, è saltato fuori il genio
dello svedese, cui Cannavò mostra di dare il ruolo che
merita, ma con uno stratosferico esercizio di
incoerenza e di contraddizione. All’Inter dello scorso
anno - dico a “Fatemi Capire” - mancava proprio
Ibrahimovic, come ben sanno Moratti - che se lo
coccola come più non si può - e lo stesso Mancini, che
riconosce il ruolo fondamentale dell’ex bianconero.
“Ex bianconero”, ricordo a Cannavò, per rimarcare che
due anni fa colui per il quale non si trovano più
aggettivi – un inventore di magie sul campo, per
semplificare – era della Juve, al pari di altri pezzi
pregiati del mondo del pallone che fecero grandissima
quella squadra, al punto che - pur in parte smembrata
e in parte anche decapitata - quella Juve, tornata in
serie A dalla quale mai sarebbe dovuta uscire, è
ancora oggi fortemente competitiva.
Torno, sempre per gli stessi motivi, ai concetti
elementari. Vorrà un tifoso, sgombro da pregiudizi e
depurato nella mente dalla contorta idea dei
complotti, riconoscere che con Ibra e Vieira e tutti
gli altri ancora alla Juve, sarebbe tutt’oggi la
formazione bianconera ad imporsi e non l’Inter. Vorrà
un tifoso, che vuol guardare ai fatti e non alle
risibili idee di presunti comitati d’affari,
riconoscere che i nerazzurri hanno pagato negli anni
colossali errori della dirigenza sul mercato (faccio
grazia per l’elencazione) e postmercato (penso a Pirlo
e Seedorf trasferiti al Milan o Roberto Carlos al Real
Madrid ecc...).
Potenza delle contraddizioni, Cannavò nel pezzo fa
riferimento a episodi in casa Inter di
«autolesionismo, affari stravaganti, tecnici
sopravvalutati» e cita in particolare il caso Pirlo,
definendolo «il più scellerato tra i tanti (!)»,
badando però bene a non trarne le pur inevitabili
conclusioni, che gli avrebbero fatto saltare sia i
teoremi che i comitati.
In questo l’ex direttore della Gazzetta va per
compartimenti stagni, guarda in una sola direzione,
vede solo ciò che vuole vedere. Ricorda le tessere
telefoniche, ma dimentica la Telecom, l’equivalenza di
sostanza tra l’Inter e il colosso telefonico, la
sovrapposizione delle cariche tra i dirigenti delle
due aziende, quelli pro tempore come Tronchetti
Provera e Buora e quelli passati come Guido Rossi,
esperto di salti della quaglia dalla Telecom all’Inter
e viceversa, dopo essere passato per il ruolo di alto
commissario Figc, per sbrigare la pratica dello
scudetto all’Inter.
Per concludere sul buon Candido (si fa per dire) mi è
dispiaciuto assai il fatto che nel suo sproloquiare
abbia trascurato completamente Lillo (il cane di
Moratti) che sicuramente avrà sofferto per questa
indifferenza. Mi preme ricordare al Candido che è un
dovere dell’uomo voler bene agli animali.
Passo quindi ad altri argomenti. Partecipando alla
trasmissione “Temporale” mi sono trovato a rispondere
ad alcune domande a proposito del mio incontro
(settembre 2005) con Berlusconi a Palazzo Grazioli
(ancora non si è spenta l’eco). A una domanda precisa
a proposito di un eventuale interessamento del Milan
nei miei confronti ho risposto che prima vorrei
rimettere a posto le mie cose e poi in seguito vedremo
il da farsi. Purtroppo, invece, alcuni organi di
informazione hanno trasformato il mio pensiero
distorcendone il contenuto. Tuttavia le registrazioni
sono a disposizione di chiunque.
Due parole sui match di recupero giocati mercoledì.
L’Inter ha dimostrato (se ce n’era ancora bisogno) di
non avere competitori nonostante la strenua resistenza
della Roma, abile a regolare il Cagliari mettendo in
campo anche un bel gioco. I nerazzurri – poco ma
sicuro - vinceranno il campionato, i giallorossi –
altrettanto sicuro – riusciranno a conquistare il
secondo posto, l’ultimo utile per evitare i fastidiosi
preliminari di Champions. Per Spalletti e compagnia si
tratta già di un grosso successo.
Note dolenti, invece, per quanto riguarda il Cagliari
e la Lazio. Che i sardi dovessero lottare per non
retrocedere era una cosa risaputa (e quindi non desta
meraviglia). Desta scalpore, piuttosto, la posizione
attuale della Lazio, lontano ricordo della bella
squadra che tanto bene ha fatto nella passata
stagione. I punti conquistati dai biancocelesti sono
pochi e continuando di questo passo la situazione si
potrebbe complicare ulteriormente. E’ auspicabile -
non me ne voglia patron Lotito - che i capitolini
escano quanto prima (come probabilmente accadrà) dalla
Champions per concentrarsi esclusivamente sul
campionato. Solo così la squadra potrà evitare di
disperdere energie per obiettivi che, attualmente, non
può raggiungere né tantomeno sognare.
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