ASPETTIAMO RISPOSTE DALLA BANDA COLLINA
GIANCARLO PADOVAN
Ilettori di Tuttosport, a prescindere dal colore del tifo che li caratterizza e li rappresenta, possono stare tranquilli. A partire da oggi torneremo a parlare di calcio come abbiamo fatto sempre, senza omissioni e senza silenzi, lontani dal conformismo e dalla demagogia, nostro dovere, ma soprattutto nostro piacere. La serie Aè ricominciata dopo la pausa per la Nazionale, felicemente qualificata all’Europeo di giugno in Austria e Svizzera, e dopo lo stordimento provocato da una morte ricondotta a calcistica violenza quando di ben altro si è trattato. La Juve gioca questa sera contro il Palermo e ancora rimugina per i due punti lasciati a Parma, sottratti dall’arbitro Gava, capace di annullare un gol regolarissimo di Iaquinta. Scrivo regolarissimo, sorretto – se altro non bastasse – anche dalla fedeltà cronistica dell’intera stampa italiana, sportiva e non sportiva, escluso un giornale (che preferisco non citare) secondo il quale Gava avrebbe «personalità e buona vista».
Ci fosse stato bisogno di una riprova che non solo gli arbitri nel dubbio decidono contro la Juve, ma che pure una parte dell’opinione pubblica si rallegra se sbagliano a danno dei bianconeri, eccola spiattellata con impudicizia massima. A maggior ragione se si tralasciano le affermazioni che lo stesso Gava aveva reso a Iaquinta a fine gara, cioè di non aver fischiato fallo o infrazione a lui, ma a qualcun altro (chi? Gava non lo sa). Stessa situazione che provocò uno scandalo nazionale allorché il famigerato De Santis rilevò un inesistente fallo in attacco del Parma, con gol annullato a Cannavaro (allora con gli emiliani), durante Juve-Parma del 7 maggio 2000. La settimana successiva, il giustiziere Collina – oggi designatore arbitrale nonostante il pesante coinvolgimento in Calciopoli, volontariamente silenziato da quasi tutti – pensò di far giocare a Perugia una partita altrimenti da sospendere (impraticabilità del campo prima; interruzione di 63 minuti poi), consegnando lo scudetto alla Lazio, i cui tifosi avevano manifestato davanti alla Federcalcio, qualche giorno prima, gridando al campionato irregolare. D’improvviso, solo perché la Juve aveva perso partita e titolo, venendo superata in classifica dai biancocelesti, quel torneo e relativo scudetto divennero pulitissimi.
Ora, come ho già avuto modo di scrivere, ciascuno risponde della propria onestà intellettuale. E noi, a chiare lettere e a garanzia del campionato, oltre che del Palermo che stasera scende a Torino, non chiediamo risarcimenti postumi (come fu quello di Perugia a vantaggio della Lazio) o arbitri capaci di distribuire compensazioni. Chiediamo il giusto su tutti i campi: a Cagliari come a Udine; a Roma e a Napoli; a Reggio Calabria fino a Livorno, passando da Empoli, dove gioca il Toro di Novellino. Il 31 ottobre, in Udinese-Torino, al bianconero Quagliarella venne convalidato il primo gol nonostante un’evidentissima spinta ai danni di Comotto. Così, nell’oculatissimo pezzo, pubblicato venerdì su Tuttosport, a firma di Sandro Bocchio, abbiamo chiesto al designatore arbitrale da che parte stesse la verità, sottolineando anche come fosse una chimera l’uniformità di giudizio arbitrale. Ben lungi dal ricevere risposte dirette, ci accontenteremmo di averne qualcuna dal campo. Sperabilmente meno iniqua rispetto a quelle arrivate fino a ieri e non più accettabili oggi.
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