Caso Telecom. L’imbarazzante spionaggio e i silenzi di Tronchetti Provera.
Ma cosa succede in casa Telecom-Pirelli? Passato il timone del comando a Guido Rossi, il “rampollo d’oro” dell’imprenditoria italiana, Marco Tronchetti Provera, sta attraversando la crisi professionale e probabilmente privata mai vissuta, da quando ha assunto il potere nelle telecomunicazioni italiane.
L’arresto di molti dirigenti del gruppo e di altri personaggi, in qualche modo pagati da Telecom, implicati in casi di spionaggio illecito soprattutto ai danni del gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera e, più precisamente, nei confronti dell’ex-amministratore delegato della società Vittorio Colao e dell’editorialista esperto di finanza e affari, Massimo Mucchetti, sta agitando i sonni di colui che al tempo dei “grandi padri” della Confindustria, Agnelli, Pirelli e De Benedetti, fu indicato come l’erede naturale al vertice della nuova “razza padrona”. Certo, ora sulla poltrona più ambita della Confindustria siede un altro rampollo d’oro della dinastia Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, ma Tronchetti Provera resta ancora uno dei punti di riferimento di una gran parte degli imprenditori, specie di coloro che si sentono vicini alle posizioni antigovernative di Berlusconi e Confalonieri.
Il bravo e documentato Mucchetti negli ultimi tempi non ha risparmiato analisi e critiche all’operato di Tronchetti e, da ultimo, dopo la lettera aperta scritta dal “patron” della Pirelli sul quotidiano “La Stampa” ( del suo amico e collega Montezemolo), ha dato fondo proprio sul Corriere ad una pacata ma dura requisitoria nei suoi confronti: in pratica invitandolo a chiamarsi corresponsabile dell’operato dei suoi ex-dirigenti “spioni”.
Ma perché alcuni settori del gruppo telefonico di Tronchetti si sono prestati a questi giochi sporchi, proprio mentre dentro al Patto di sindacato della RCS-Corriere della sera i soci più in vista cercavano di ridisegnare le alleanze interne per cercare di riportare il Corriere verso posizioni più filo-berlusconiane?
Forse perché era finita la luna di miele con la nuova maggioranza di centrosinistra, guidata da Prodi? Eppure le intercettazioni illegali erano precedenti e, comunque, il maggiore quotidiano italiano aveva già di suo cambiato rotta politica.
Alla base di questa intricata storia di spionaggio e di indebite pressioni verso i due esponenti del Corriere, e verso alcuni imprenditori e personaggi sicuramente anti-berlusconiani, c’è la lotta intestina per la definizione di un nuovo assetto tra i cosiddetti “poteri forti” del nostro paese. In qualche modo, ritornano anche stili di azione e ambienti occulti che già avevano condizionato il Corriere e la vita politico-finanziaria italiana negli anni Settanta e Ottanta, al tempo della mefitica vicenda della loggia segreta “P2” di gelliana memoria.
Stiamo, infatti, assistendo ad una nuova edizione dello scontro tra i poteri economici, finanziari e politici per condizionare l’attuale governo e per riequilibrare le posizioni del potere effettivo in Italia, anche con il beneplacito di settori internazionali, che si nascondono dietro potenti lobbies affaristico-politiche.
Il nostro paese, dalla crisi economica seguita all’attacco contro le Torri gemelle del 2001 in poi, non si è più ripreso ed è diventato preda degli appetiti di grandi società finanziarie, bancarie e assicurative europee. Nello stesso tempo la scena politica italiana è così magmatica, che ha indebolito gli stessi partiti progressisti, mentre ha ridotto quelli della destra a meri esecutori degli interessi privati del loro “padre-padrone” Berlusconi. Da qui, l’estrema debolezza interna ed internazionale del nostro assetto industriale, finanziario e appunto politico.
Evidentemente, anche nelle istituzioni è passata la linea dell’uso privato di settori sensibili ( come i servizi segreti) a favore di alcuni settori imprenditoriali e politici contro altri, ritenuti meno affidabili e più autonomi.
Da qui, l’uso disinvolto di apparati statali deviati e di sistemi altamente tecnologici a danno della stessa democrazia.
Che tutto questo sia accaduto all’insaputa di alcuni ambienti che contano ci sembra davvero ridicolo!
Lo spionaggio, industriale e politico, ha certamente favorito qualcuno e ha tentato di deviare anche il corso della lotta democratica che altri hanno condotto in maniera trasparente e tradizionale, fino alle elezioni della primavera scorsa, terminata con la risicata vittoria del centrosinistra.
Oggi, però, è compito proprio di quei settori sani delle istituzioni indagare a fondo e aprire i dossier. Non bastano le indagini scrupolose di qualche Procura a districare la matassa ingarbugliata di questo “dirty affaire”, il Telecomgate va portato all’analisi del Parlamento e vanno interessate anche Autorità competenti come quella sulla Privacy e la stessa Consob, trattandosi di personaggi che operavano per società quotate in Borsa operanti nei settori più delicati e innovatici tecnologicamente del paese.
Quanti cittadini italiani sono stati spiati, oltre ai nomi più illustri? E la costituzione di dossier illegali è continuata anche dopo i casi accertati? E chi ci tutela per la riservatezza delle telefonate, dei messaggi, delle e-mail e degli spostamenti riservati di ognuno di noi? Chi e quando distruggerà tutta questa montagna di intercettazioni illegali? E per il futuro come ristabilire la correttezza dei maggiori operatori telefonici e dei provider web? E come arginare l’uso truffaldino di settori professionali che dovrebbero invece comportarsi con riservatezza e correttezza nel loro operato (vista l’implicazione anche di giornalisti, per esempio, in questo “dirty affaire”)?
Sarebbe una giusta mossa quella di aprire delle indagine conoscitive da parte di queste Autorità di controllo, per scoprire se le attività di mercato non sono state distorte, visto che lo spionaggio si è rivolto soprattutto contro contendenti concorrenziali ai gruppi telefonici ed editoriali. Lo stesso Parlamento dovrebbe accertare se l’attività politica, prima, durante e dopo le elezioni, non è stata segretamente condizionata dall’acquisizione illegale di informazioni su personaggi politici e ambienti avversari al centrodestra.
E’ ora, insomma, che come per il caso “P2” si istituisca, in parallelo alle indagini della magistratura, una Commissione d’inchiesta su questo bubbone che, stranamente, sta ancora interessando solo alcuni magistrati integerrimi e qualche giornalista coraggioso.
Siamo alla vigilia di grossi cambiamenti in Italia e in Europa, che coinvolgeranno lo scenario politico-istituzionale e finanziario-iprenditoriale, tali da non individuarne ancora le prospettive, ma
che sicuramente hanno bisogno della massima vigilanza democratica e dell’impegno morale di chi ha a cuore le sorti della democrazia europea.
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