RAI3: Presadiretta. Parte II Anche in Italia si è capito il nesso tra il calcio scommesse e le organizzazioni malavitose e si iniziano a indagare i rapporti tra le partite truccate, la Sacra Corona Unita, la ‘Ndrangheta, la Camorra.
Le indagini sembrano rivelare che il fenomeno delle partite truccate a Bari risalga al 2008. Il 15/5/2011 Masiello provoca un autorete volontaria nel corso di Bari Lecce che finisce 0 a 2. L’ex presidente del Lecce pagò per quel risultato 200.000 euro in due tranche di 70.000 euro versate presso un’area di servizio e 130.000 davanti ad un hotel.
Nel 2009 la procura compie degli arresti sequestrando al clan pugliese dei Parisi molti beni, tra i quali quattro agenzie di scommesse a Bari e una a Londra, dal suggestivo nome Paradise Bet. Salta fuori in questo modo l’interesse della Sacra Corona Unita per le scommesse, che costituiscono un affare molto vantaggioso, dal momento che il rischio è estremamente limitato. La frode sportiva, in assenza di associazione a delinquere, comporta al massimo una pena di uno o due anni. Il problema vero è che per i clan il calcio rappresenta un business a trecentosessanta gradi.
A svelare i particolari è il pentito Luigi Bonaventura, che rivela che a testimoniare l’interesse delle mafie per il calcio è l’interesse dell’intero stato maggiore della ‘Ndrangheta a essere presente a un match singolare, quel Crotone Juventus di serie B passato alla storia in virtù di calciopoli. Oltre alla possibilità di realizzare facili profitti a basso rischio,
ad attirare la malavita sul calcio è la necessità di acquisire il consenso popolare. Quanto possa essere in prospettiva pericoloso e addirittura raccapricciante lo sposalizio tra il calcio e i traffici illeciti delle mafie lo rivelano gli accodi intercorsi per la partita Locri Crotone, il cui risultato fu pagato con denaro e una partita di armi. Le uniche immagini di questa partita appartengono a una tv privata e mostrano in tribuna gli esponenti dei clan di Locri e Crotone intenti a seguire il match, mentre un elicottero della polizia stradale sorvola il campo. A testimonianza della violenza che accompagna le azioni dei clan, Bonaventura ricorda come il risultato delle partite del Crotone spesso si imponesse con calci e spintoni. Il pentito è cugino di Raffaele Vrenna, rieletto all’unanimità presidente del Crotone il 5 giugno 2012, in successione del fratello Gianni, al quale è stata conferita la carica di Consigliere. Vrenna è stato coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari per lo smaltimento illegale dei rifiuti.
Tra i motivi che rendono appetibile una squadra di calcio alla ‘Ndrangheta vi sono anche il
creare movimenti di denaro, la possibilità di realizzare fatture maggiorate e di fungere da lavatrice nel riciclaggio del denaro sporco. Perciò è necessario corrompere i giocatori e metterli a disposizione dei clan. A tal fine si adotta lo stesso sistema già individuato per i clan di Singapore.
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