De Santis e Racalbuto Commento alla trasmissione “Un giorno in pretura”del 22/06/2013. Parte IIIL’accusa di associazione a delinquere all’inizio del processo di calciopoli gravava su 20 presunti associati, dei quali 11 sono stati assolti. Essi erano: Giraudo, Moggi, Fabiani; Mazzini, Pairetto, Bergamo, Lanese, Fazi, Mazzei, Ghirelli; Scardina; Baglioni, De Santis, Racalbuto, Cassarà, Dattilo, Bertini, Gabriele, Ambrosino e Pieri. Assolti complessivamente tra rito ordinario e abbreviato: Fabiani; Lanese, Mazzei, Ghirelli, Fazi; Scardina; Cassarà, Baglioni, Gabriele, Pieri ed Ambrosino.
Abbreviato. Assolti: Baglioni, Dondarini, Foschetti, Gabriele, Griselli, Messina, Pieri, Rocchi. Praticamente tutti gli arbitri e gli assistenti che lo hanno scelto. Condannato Giraudo.
Ordinario. Assolti: Ambrosino, Ceniccola, Gemignani, Mazzei e Rodomonti. Condannati in primo grado: De Santis, Bertini, Racalbuto e Dattilo. La cupola constava solo di 4 arbitri? Vi sembrano pochini? Non dimenticate che per falsare un campionato senza falsare le partite sarebbero anche potuti bastare. Come ricorderete, Sandulli, il giudice della sentenza sportiva, ebbe a dichiarare che si trattò di una sentenza etica, di quelle fatte un po’ a furor di popolo, tanto per accontentare il sentimento popolare aizzato dai media, senza troppo tenere conto dei regolamenti, anzi modificandoli apposta. L’inserimento a posteriori dell’illecito strutturato nel CGS, permise al processo sportivo di riscontrare quell’illecito che altrimenti si sarebbe potuto trovare avendo a disposizione le intercettazioni dell’Inter, che furono scoperte dalla difesa di Moggi solo nel 2010 e prescritte.
Chi erano i 4 (arbitri) dell’Apocalisse condannati, ai quali vanno aggiunti 2 assistenti? Andiamo a vedere di quali colpe si sono macchiati per favorire la Juventus.
Partiamo dai guardalinee e diciamo subito che sono stati condannati per frode, non essendo affiliati alla cupola. Si tratta di
Puglisi, condannato per Milan Chievo con Meani e di Titomanlio, in odore di combine per Arezzo Salernitana e comunque per affari che non competono a Moggi e Giraudo.
De Santis è l’arbitro che con più furore è stato accostato alla cupola e sembra essere anche l’unico al quale “Un giorno in pretura” abbia prestato le sue attenzioni.
E’ stato condannato per frodi che non riguardano la Juventus. Dopo essere stato spiato e pedinato illegalmente dalla Pirelli, che una recente sentenza non ha saputo o potuto collegare all’Inter, della quale era sponsor.
La strana storia che ha stroncato la carriera di
De Santis, spiato e cazziato, è passata per il cerchio di fuoco rappresentato dal
metodo Auricchio, che quando decideva che qualcuno era colpevole, poi doveva esserlo a tutti i costi, anche di
sdoganarsi dalla cupola e poi rientrarvi e ripetere più volte l’andirivieni. Nel corso della sua deposizione a Napoli il colonnello ha risposto all’avvocato Gallinelli affermando che a partire dal febbraio 2005 De Santis favorì la squadra bianconera. Peccato che alla tredicesima giornata, il 20 aprile, la Juventus perdesse per 1 a 0 contro l’Inter e che con quel risultato il Milan, che le contendeva lo scudetto, le si appaiasse sul tetto della classifica. Secondo Auricchio De Santis ricevette nell’aprile del 2005 un avviso di proroga delle indagini e pertanto smise di aiutare la Juventus. Poi in una corsa a ostacoli, dribblando tra partite e intercettazioni nel tentativo di sdoganarsi ad hoc dalla cupola a ritmi di tre/quattro mesi nell’arco del campionato per favorire i bianconeri, poi sfavorirli per non dare nell’occhio e contemporaneamente essere d’aiuto al Messina (che vinse con il Brescia, che però vincendo avrebbe potuto salvare i viola dalla B), si sarebbe messo a fare gli interessi della cupola per impedire la retrocessione della Fiorentina. Roba che a crederci il buon senso si ribella, più o meno come quando si accusava De Santis di prendersi qualche maglietta come gadget e si sorvolava sulla società nerazzurra che regalava golfini di cachemire. Ma soprattutto che fa emergere l’idea di una cupola dal potere farlocco, che non sapeva farsi ubbidire e che invece di falsare i campionati per far vincere la Juventus, li truccava per salvare la Fiorentina dalla serie B. Che è quello che le sentenze contestano a Moggi e Giraudo attraverso un reato di pericolo di tentata frode.
Con tanta carne al fuoco, in trasmissione abbiamo sentito parlare di una partita per la quale si è detto candidamente non essere stato condannato nessuno:
Lecce Juventus 0 a 1 del 14/11/2004, che De Santis non avrebbe sospeso nonostante le cattive condizioni atmosferiche per agevolare i giocatori bianconeri, più dotati tecnicamente. Dopo Perugia Juventus 1 a 0 del 2000, che vide affogare lo scudetto della Juve, sembra un’eresia e infatti De Santis commentò così al processo: “Quando perde la Juve non c’è reato” . Si passa poi a
Fiorentina Bologna, propedeutica a
Bologna Juventus, che vede decimare la difesa dei già diffidati rossoblu. Bologna Juventus sarà diretta da un altro arbitro pseudo-affiliato: Pieri, condannato in primo grado e poi assolto in secondo nel rito abbreviato. Non riuscendo a truccare le partite della Juventus, Moggi e Giraudo si dedicarono alle squadre amiche . Secondo la testimonianza, anzi i “si dice” e i “secondo me” della lunga e maligna deposizione di Cellino, le cui disavventure di carcerato i giornali di recente hanno raccontato, la Reggina era una di queste ed è Reggina Cagliari 3 a 2 a finire sotto esame in trasmissione, ma non tra le accuse contestate a Moggi, che è stato assolto per 8 capi di imputazione su 18.
Per colmare le lacune abissali di “Un giorno in pretura” e per rinverdire la memoria in vista della celebrazione del secondo grado di giudizio del processo di Napoli, rivediamo gli altri arbitri protagonisti di calciopoli.
Racalbuto. Tanto (Cellino) tuonò che piovve. L’arbitro è stato condannato per Cagliari-Juventus 1 - 1 (16/01/2005), una partita contrassegnata da ammonizioni e mancate ammonizioni ed errori presunti per entrambe le squadre e Roma-Juventus 1 - 2 (05/03/2005). E’ la partita del ritorno a Roma di Capello, Emerson e Vieira a Roma da avversari. Sicuramente compresa nelle paranoie di Baldini, che era il confidente di Auricchio. Racalbuto concesse un rigore alla Juventus, ma La Gazzetta dello Sport raccontò: “Totti sveglia la Roma e lancia Cassano che segna in fuorigioco. Ibrahimovic segna su assist del solito Camoranesi, ma l’assistente Ivaldi sbandiera un fuorigioco che non c’è. Racalbuto non vede un pugno di Cufré a Del Piero”.
Sul Corriere della Sera del 14 Maggio 2006 Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini scrissero invece inesattezze: “Si arriva così a Roma Juventus, partita di cartello del 5 marzo 2005. Bergamo organizza le cose per bene e raccomanda al «quarto uomo», in questo caso il suo amico Marco Gabriele, di tenere acceso il telefono tra il primo e il secondo tempo. Naturalmente si tratta di un cellulare estero, che dunque non può essere intercettato”. Le sim svizzere potevano essere intercettate, solo che lo si fosse voluto.
Secondo le informative dei carabinieri, prima della partita Bergamo chiese alla Fazi di chiamare Marco
Gabriele, quarto uomo della gara, per chiedergli di portare con sé un telefonino sicuro acceso. L'interpretazione che i pm hanno dato di quelle parole è apparsa scontata,
ma ai pm Auricchio ha consegnato tutte le telefonate tranne una, more solito quella più importante per l’imputato. Solo il caso ha voluto che Gabriele conservasse per anni un sms in grado di discolparlo, perché contenuto in un telefonino con le foto della figlia neonata.
Nel messaggio Bergamo gli diceva di fare attenzione perché il gol della Juve era in fuorigioco, smentendo la tesi che volesse aiutarla a vincere ed esortandolo a un corretto svolgimento della gara. Per Marco Gabriele i pm Narducci e Beatrice avevano chiesto una condanna a due anni, nel breve è stato assolto con formula piena.
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