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Attualità di N. REDAZIONE del 08/10/2025 07:51:01
TETHER E LA JUVENTUS vol.4

 

Di Crazeology

Dopo aver affrontato i tanti argomenti riguardanti Tether e i rapporti con la Juve di Exor nei tre articoli precedenti (link a fondo pagina), è arrivato il momento di avvicinarci alle conclusioni e tirare le prime somme, per capire se questa nuova situazione finanziaria del club è positiva.
È necessario però cominciare da un presupposto di base oggettivo: il calcio generalmente è un investimento che, inteso semplicemente come spesa per avere un ritorno economico futuro, si può serenamente definire pessimo. I proprietari dei club i soldi sostanzialmente li buttano via, in un pozzo senza fondo, salvo casi abbastanza rari. Vi sono, è un fatto noto, eventualmente ritorni di altro genere, come la visibilità, l’immagine, le sponsorizzazioni per altre aziende del gruppo che conseguentemente aumentano il fatturato, e via dicendo. Senza tralasciare ovviamente il fosco e scivoloso discorso dei fondi neri, delle paghette ai procuratori, dei piccoli ruscelli di denaro che escono dai club nelle forme più svariate, e finiscono in precise tasche di qualcuno che improvvisamente diventa benestante. Vogliamo poi parlare delle squadre di calcio in generale utilizzate come grosse lavatrici di denaro? Più tanti altri traffici potenziali sottobanco. Sono le persone fisiche ad arricchirsi, ma le società si indebitano. Quando ci sono dei guadagni quindi, questi sono molto discutibili e borderline rispetto alla legalità. Il calcio di oggi è questo, un po’ ovunque.
Se tenessimo conto solo di questi aspetti, Tether evidentemente avrebbe buttato via cento milioni e rotti.
Ma l’investimento, e vale per ogni persona fisica o giuridica, ha sempre uno scopo preciso, e non sempre necessariamente economico, e per valutarne davvero l’efficienza, è questo specifico punto che bisogna verificare. Fatto ciò, si possono poi trarre delle valutazioni. Proviamo a giocare un po' con diverse ipotesi.

- Guadagno facile e veloce
Se lo scopo era monetizzare forti somme in breve tempo, l’investimento è un fallimento. Ma Tether in effetti non ha rimesso le sue azioni sul mercato per ora, quindi questa un’ipotesi puramente di scuola ma non aderente alla realtà. In fondo su questo punto tutto era chiaro fin da subito. Ardoino stesso lo aveva fatto capire.

- Guadagno facile nel lungo periodo
Nel corso di un periodo più lungo le azioni potrebbero in teoria aumentare il loro valore, ma dipende dai risultati economici e sportivi. Comunque non ci sono certezze, perché il valore può salire o scendere, ed è solo nel momento in cui si vende che si passa all’incasso per davvero. Altra ipotesi puramente di scuola quindi, e comunque per un vero guadagno il valore delle azioni deve salire di parecchio. Ma, anche se così fosse, che senso avrebbe per Tether, (visto tutto quello che ci è stato raccontato da Ardoino, visto che in pochi mesi del 2025 ha realizzato un utile netto di quasi 5 miliardi di dollari, visto che i media stanno diffondendo notizie di possibili ricapitalizzazioni in Tether per arrivare a 500 miliardi di euro, ecc) che quei 128 milioni spesi per la Juve diventassero, per esempio, dopo tre anni, 180? Il valore azionario del titolo Juve è difficile che raddoppi o triplichi. Qualcuno dirà, giustamente, che quando un’azienda incamera un profitto di decine milioni è sempre un gran risultato. Tutto vero, ma Tether almeno in teoria, forse avrebbe alternative più redditizie su cui investire. Senza contare che sul mercato azionario quando in tanti comprano il valore sale, ma quando in tanti vendono il valore scende. Monetizzare è possibile, accade tutti i giorni ovunque, ma non è proprio semplice–semplice. Se si rimettessero sul mercato, tutte insieme, le azioni di Tether, il loro valore scenderebbe, tanto per capirci. Serve la congiuntura giusta con l’allineamento di diversi fattori. Detto ciò, se ci fidiamo della parole di Ardoino, almeno inizialmente non era questo l’intento dell’investimento. Si può considerare solo un eventuale paracadute nel caso in cui nascessero dei problemi ad oggi imprevedibili. In fondo la Juve sulla carta vale molto di più di ciò che formalmente vale oggi.

- Acquisire un pezzo del club nella speranza di poter collaborare attivamente (tecnologie e finanziamento) con Exor per costruire una Juve di nuovo grande.
Questo è quello che si era capito inizialmente dalle parole di Ardoino ma, come si è visto, Tether è un ospite che si è autoinvitato e che Exor ha fatto capire di non gradire per niente.
È il solito atteggiamento da padroni del vapore, molto vecchio, paludato e sedimentato lungo i decenni in tutte le aziende del gruppo, satelliti compresi. Forse Devasini e Ardoino, presi dall’entusiasmo bianconero iniziale, o per scarse conoscenze di certi “mondi”, hanno sottovalutato o non hanno preso in considerazione questo aspetto. C’è la seria possibilità che non abbiano ben capito con chi, e con che tipo di arroganza sabauda hanno a che fare.

- Acquisire un pezzo del club nella speranza di prenderselo poi tutto un giorno, quando e se verrà ceduto il pacchetto azionario di maggioranza.
La Juve non è in vendita, quindi è un progetto menomato in partenza. Va detto però che Exor, o Stellantis, che dir si voglia, continuano a vendere pezzo per pezzo le aziende del gruppo di cui non ci si vuole più occupare (le ultime IVECO, e VM MOTORI proprio di recente).
Gli interrogativi quindi ci stanno.
Fino a dove si spingerà la smobilitazione? Arriverà un giorno anche il turno della Juve e della Ferrari? Chi può dirlo? Sembrerebbe di no, ma chissà…
Diciamo che in questo caso, avere già un bel piede dentro al club potrebbe aiutare. Sarebbe utile per Tether, a questo punto, anche aumentare ancora il più possibile il pacchetto attuale, comprando altre azioni sul mercato azionario. Stare alla finestra può avere un suo senso, ma è meglio essere più forti possibile quando e se arriverà il momento dello sbaraccamento.

- Acquisire un pezzo del club per cominciare seriamente a disturbare Exor nella gestione ridicola attuale che va avanti da qualche anno.
Nella speranza di mettere una qualche pressione, e che magari questo crei degli scossoni che possano cambiare la rotta gestionale attuale. Una sorta di grimaldello che alteri lo status quo. Il disturbo in effetti Tether lo ha dato, e se si impegna e ne è capace, potrebbe darne ancora e molto di più. Obbiettivo centrato. Ma se la speranza è quella di un cambio di gestione siamo in alto mare. Elkann non ha nelle sue corde di costruire una Juve-corazzata che spacchi le ossa a tutti. È già tanto che sappia dove sta lo Stadium. C’è anche la seria possibilità che gli piaccia molto di più il Meazza, quello nel quartiere San Siro di Milano… La situazione, nonostante gli sforzi di Tether, resterà probabilmente questa. Se la Juve crescerà, lo farà lentamente nel tempo e secondo i voleri del padrone, che ha sempre molto piacere di non disturbare gli amici, degli amici, degli amici, dei suoi amici.
Quando la Juve cresce e vince, non è mai merito suo, ma sempre delle dirigenze che si occupano quotidianamente del club.
Tuttavia, il disturbo c'è. E per molti tifosi incattiviti è anche abbastanza piacevole sapere che c'è chi disturba il manovratore.

- Conclusioni
In questa operazione ci sono troppi “se” e troppi “ma”, è inutile nasconderlo. Non vi sono vere prospettive tangibili e si vedono pochi spiragli su cui poter lavorare.
Non si vede nemmeno un vero progetto di Tether per la Juventus. Anche nelle parole di Ardoino non si leggono veri obbiettivi, e sembra tutto molto fumoso e vago.
Inoltre non è neanche chiaro se dentro Tether vi siano le competenze per gestire un’azienda così particolare.
Probabilmente no. L’investimento dunque, un po‘ in tutte le sue ipotesi, non sembra molto razionale, sembra piuttosto molto istintivo, e la possibilità che un giorno in qualche modo possa essere proficuo è davvero ridotta al lumicino. E questo anche se considerassimo la parola “proficuo” slegandola completamente dal denaro e restando all’onore di possedere, da soli o in comproprietà, un club prestigioso collaborando e adiuvandone i successi sportivi.
Parere dunque negativo su questo investimento, quanto meno in linea di massima.
Rimangono poi aperte ancora una serie di grosse questioni che potenzialmente rendono l’investimento ancora più errato di quanto già descritto. Ne parleremo nel 5° e ultimo capitolo.


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