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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di G. FIORITO del 02/02/2013 08:32:07
Le mafie infiltrano giocatori nei campionati

 

RAI3: Presadiretta. Parte II

I casi Aronica e Sculli

Il 24 marzo 2009 il nome di Salvatore Aronica viene inserito nella lista degli indagati, insieme a Franco Brienza e Vincenzo Montalbano, per l'inchiesta su presunte combine di partite del Palermo disposte dalla mafia. L'inchiesta che lo riguarda si riferisce al 2003, quando vestiva la maglia dell'Ascoli e viene archiviata in settembre, essendo caduto il reato in prescrizione.
Salvatore Aronica è nato a Palermo il 20 Gennaio 1978 e dal 29 dicembre del 2012 non veste più la maglia del Napoli, dove ha militato per quattro anni, ma quella rosanera, essendo stato acquistato a titolo definitivo dal club della sua città. Dal maggio 2007 è cittadino onorario di Reggio Calabria, per meriti sportivi.
Secondo Luigi Bonaventura, calciatori come Aronica nascono “accompagnati”. Nato calcisticamente a Bagheria (1994/1996), Aronica passa per un paio di stagioni alla Juventus, con una permanenza che lo vede impegnato in campo solo una volta, ma che dà lustro al suo curriculum. Seguono Reggina, Crotone, Fiorentina, Ascoli, Messina, di nuovo Reggina, Napoli e quindi Palermo, accolto bene, sempre secondo le parole del pentito, tutte da verificare dagli inquirenti, dalla Camorra a Napoli, dove si sarebbe prodigato nella combine di partite e di seguito non è difficile arguire dalla ‘Ndrangheta e dalla Mafia.

Per dare consistenza alle sue dichiarazioni, Luigi Bonaventura mostra due filmati, tra i quali quello del suo matrimonio, con le immagini di molti affiliati della ‘Ndrangheta, una buona parte dei quali oggi non vive più a causa della mortalità precoce che la loro professione fa registrare, e di Salvatore Aronica. Il video è stato realizzato nel 2000. Aronica giocò nel Crotone dal 1998 al 2002.

Un calciatore “accompagnato” è un infiltrato, un invisibile, un insospettabile. Anche la carriera di Giuseppe Sculli, nato a Locri il 23 Marzo 1981, testimonierebbe il tentativo delle mafie di infiltrare giocatori nei campionati. Nel suo caso sembrerebbe che il destino ci abbia messo del suo. Giuseppe Sculli suo malgrado nasce giovane d’onore, essendo il nipote di Giuseppe Morabito, un superlatitante la cui fama si accosta a quella di Bernardo Provenzano. Anche per il calciatore calabrese si tratta di informazioni da sottoporre al vaglio degli inquirenti, tuttavia Sculli risulta indagato per Genoa Lazio e vanta alcuni trascorsi. Nel 2006 scontò con decisione posteriore della commissione disciplinare FIGC una squalifica di otto mesi per la combine di una partita con il Messina dei tempi in cui militava nel Crotone. Nel 2005 fu sorpreso a cercare di costringere alcuni compaesani a esprimere il proprio voto per un candidato sindaco. Nel maggio 2012, nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse, il gip Guido Salvini non accoglie la richiesta del pm Roberto Di Martino di arrestare Sculli, che sarebbe stato uno dei promotori della combine di Lazio Genoa 4 a 2 del maggio 2011 per la quale sono stati tratti in arresto Omar Milanetto e Stefano Mauri e indagati, oltre allo stesso Sculli, anche Domenico Criscito e Kakhaber Kaladze. Durante l’episodio risalente a Genoa Siena 1 a 4 del campionato 2011/2012 nel quale i calciatori del Genoa si spogliarono delle magliette su invito della curva, fu l’unico a rimanerne vestito, in segno del rispetto che gli viene portato. il 6 ottobre 2012 la Procura Federale ha chiesto 3 mesi di squalifica perché il giocatore è stato accusato di non aver detto il vero alla procura sui suoi rapporti con la tifoseria genoana. Il 30 novembre 2012 la procura di Cremona ha chiesto una proroga di sei mesi per lui e altri 32 degli indagati per il calcioscommesse iscritti nel registro nel maggio 2012.
Calcisticamente Sculli è cresciuto nella Juventus (1998/2000), ma non vi ha mai giocato. E’ poi passato al Crotone, al Modena, al Chievo, al Brescia, al Messina, al Genoa, alla Lazio e ancora al Genoa e alla Lazio. Con le Nazionali giovanili ha vinto il Campionato europeo di calcio Under-21 nel 2004 ed il bronzo olimpico ai successivi Giochi olimpici di Atene.

Lo scandalo del calcio scommesse nasce, come ha spiegato il gip Salvini, da una serie di intercettazioni disposte per un reato di avvelenamento con danno . Il match drogato è una partita della Lega Pro, Cremonese Paganese del 14 novembre 2010. Al termine di quell'incontro cinque giocatori, il capitano Andrea Zanchetta, Carlo Gervasoni, Redouane Zerzouri, Mario Tacchinardi, Riccardo Musetti e Alessandro Rivetti, collaboratore della squadra, accusarono sintomi di malessere. Gervasoni rimase addirittura vittima di un incidente stradale senza essere in grado di descrivere quale fosse la dinamica dell'evento. Le analisi sulle urine dei giocatori rivelarono la causa del malore: il Lormetazepam, un farmaco il cui principio attivo rientra nella categoria delle benzodiazepine. Ad essere accusato di aver somministrato ai compagni il farmaco fu il portiere Marco Paoloni. Salvini spiega che per il reato di frode sportiva non si sarebbero potute disporre le intercettazioni che hanno portato gli inquirenti a scoprire il giro di combine e a formulare le accuse di associazione a delinquere. Paoloni ha sempre smentito di aver drogato i compagni.

Vista così scommessopoli inizia ad assumere i contorni di una piovra spaventosa. Che il procuratore federale Palazzi e i media hanno colpevolmente derubricato all’episodio che ha visto protagonista Conte, basato su un caso di omessa denuncia. L’accusa ha motivato la sua condanna con un generico “non poteva non sapere”. L’inchiesta condotta da “Presadiretta” ha squarciato molti veli tesi a nascondere una realtà difficile da affrontare, ma che è necessario combattere non solo per i destini del calcio, ma del nostro paese, poiché coinvolge gli stessi interessi che da decenni lo avvelenano e depauperano a vantaggio della criminalità organizzata.

Nonostante l’incompetente FIGC finga di ignorare puntualmente i problemi del calcio, il 14 Gennaio 2013 Giancarlo Abete è stato rieletto presidente federale con il 94,34 per cento dei voti. Chi e perché continua a conferire alle massime istituzioni sportive la licenza di “non sapere”?


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