Niente associazione per delinquere nel caso Gea: ora i bianconeri possono chiedere indietro i due scudetti assegnati all'Inter dopo Calciopoli
ROMA, 10 gennaio - Non è uno più uno: niente associazione per delin quere nel caso Gea uguale ritorno nella bache ca juventina dei due scudetti strappati nel 2006. Sarà una cosa lunga come lungo (due-tre anni) si annun cia il primo grado del processo per Calciopoli che si apre il 20 gennaio, ma nelle tetragone certezze di chi rilegge ora le sentenze sportive dell’estate del 2006, che hanno tolto alla Juve due scudetti, la serie A, la Champions League, decine di milioni e alcuni cam pioni che ora fanno la fortuna dell’Inter, cominciano a evidenziarsi crepe. Di fatto, la sentenza Gea ha sgre tolato il teorema dell’associazione per delinquere: non un’organizzazione criminale, un po’meno cupo la fin d’ora il sistema Moggi. Violenti e minacciosi, in vece, i due Moggi: robetta, minacce di quelle - ce lo racconta l’avvocato esperto Grassani all’interno che capitano dalla C, pardon Lega Pro, ai club di Champions in casi di braccio di ferro giocatore-so cietà.
E’ a Napoli che si gioca la grande partita, però, quel la che può portare Moggi e la Juve, per una volta an cora (necessariamente, funzionalmente), alleati nel prossimo decennio: se anche lì il teorema dell’asso ciazione per delinquere finalizzata alla frode sporti va attraverso il sistema di comunicazioni private con arbitri e designatori finirà percadere, allora si dovrà dare seguito alle parole col ricorso all’articolo 39 comma 2 del codice di giustizia, quello in cui si pre vede la revisione dei processi sportivi di fronte alla Corte di Giustizia federale se si dimostrino storica mente inconciliabili «i fatti posti a fondamento» del la sanzione per come erano stati giudicati con quelli di «altra decisione irrevocabile».
Ci spieghiamo: la sentenza della giustizia sportiva non fa «stato», come dicono i giuristi, lo fa invece una sentenza dell’ordi namento statale. Su questo dissente, con grandi aper ture alle tesi degli juventini però, il professor Sandul li, come potrete anche in questo caso leggere all’inter no: ma è difficile argomentare che la sommatoria di comportamenti scorretti, pur gravi, di Moggi e Gi raudo volti a condizionare l’intero esito del campio nato 2004-2005, se non corroborati dal reato di asso ciazione a delinquere, nel processo penale sarebbero valsi cotanta sentenza, soprattutto per il club che era rappresentato, senza lo straccio di un illecito classi co. Sandulli sostiene l’indipendenza della giustizia sportiva dagli esiti di quella penale, ma ne riconosce le recenti fragilità, la pedissequità. Peccato che - co me ricorda nel suo intervento il professor D’Onofrio - per Recoba e il suo passaporto, il presidente emeri to della Corte Costituzionale Caianiello consigliò san zioni lievi in attesa di una sentenza penale che avreb be potuto smentire la Figc.
La prudenza suggerita da Caianiello non ci fu nel 2006, quando l’aggravante della distribuzione delle sim non faceva parte del processo sportivo: l’Uefa premeva, serviva una classifica e i comportamenti erano, invero, clamorosi. Altrettanto clamoroso sa rebbe scoprire che neanche a Napoli si può provare l’associazione. Sarà una specie di calvario, quello da salire per il riottenimento degli scudetti: ma dopo aversofferto tanto, dopo la caduta e questa prepoten te risalita, per la Juve vale la pena non mollare.
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