Giovanni Coppa
Pensavo che scrivere di calcio avrebbe lentamente cambiato il mio animo “tifoso” in qualcosa di piu’ professionale, freddo, distaccato.
Vivo e lavoro nel Regno Unito, a Londra da tre anni, sono responsabile editoriale di una delle branchie sportive della Associated Newspapers. Appunto direte… Eppure ad inizio stagione mi sono sobbarcato quattro ore di treno dopo turni di lavoro massacranti “solo” per vedere la Juve giocare a Sunderland, a chi mi diceva: ma sei pazzo, chi te lo fa fare? ho risposto semplicemente con un sorriso.
Eppure, a settantadue ore dalla “vendetta” sportiva meglio riuscita dopo il “ 5 Maggio” di Lippiana memoria, per me ci sono solo e soltanto emozioni.
Non lo nego, sabato sera avrei voluto essere a Milano parte dello stesso abbraccio con voi fratelli bianconeri. a tifare, a spingere la squadra oltre un anno e mezzo di ingiustizie, umiliazione e polvere.
L'Odio ci ha spinto nel baratro, l'amore ci ha fatto risorgere, reso piu' forti dell'invidia e della meschinita' , innalzato olre la storia nella leggenda...
Sul primo gol di Camo non sono neppure riuscito ad esultare e'stata una gioia intima, interiore, me la sono gustata attimo per attimo, in orgasmo che sembrava non dovesse finire e mi sono sentito aldisopra della loro piccolezza adisopra della loro cecita', fuorigioco o no, fortuna o no.
E' Poi Trezeguet, quella palla a mezz'aria, il suo fendente, potente da perdere l'equilibrio, forte come una sentenza, vera, fatta d'erba bagnata e sudore non di chiacchiere e cartone...
Ho gridato, alzato le braccia al cielo, stretto i pugni. Io ed il mio sogno in bianconero, io e quella magia che mi accompagna sin da bambino, che mi ha fatto piangere, giore, sentire fiero, che mi tiene legato ad un paese da cui sono lontano ed e' dentro di me, dove le parole non possono arrivare e non c'e' esitazione.
Quando Del Piero e Trezeguet hanno costruito l'azione da manuale che ci ha portati a tanto cosi' dal terzo gol avevo quasi le lacrime agli occhi, ci hanno calcisticamente "mutilati" per quasi due anni, si sono nutriti delle nostre carni, hanno fatto scempio di quello che pensavano fosse il nostro cadavere eppure possiamo ancora insegnargli Calcio, con la C maiuscola di Cuore, con la passione che rende facili le cose piu' difficili, dai campi di periferia, fin su a San Siro.
Perche' questo sport si puo' ancora amare, non ha nulla a che vedere con le aule di tribunale, le intercettazzioni, l'onesta' farisea e bugiarda di chi da carnefice si fa agnello.
Se potessi dedicherei questa vittoria a tutti quelli che l'hanno sentita dentro, a chi ha creduto, sperato, atteso e sognato, ma soprattutto a loro, ai nostri "nemici", perche’ - per parafrasare un film celebre - il tempo degli onori sta per finire.
|