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          IL MURO
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I commenti del Muro non rappresentano necessariamente le idee dell'Associazione
 
#48504 La lotta contro il doping di Ferruccio Mazzola
scritto il 21/03/2008 08:37:03 da PAOLA
Scusate se metto dei messaggi lunghi MA LEGGETE BENE TUTTI! “Ho poco potere, ma nessuna intenzione di fermarmi”. Parla il fratello minore di Sandro. «C’è chi ha sostenuto che il mio libro fosse un’operazione per trarne guadagni economici. O peggio, mi ha accusato di voler infangare il nome dell’Inter». Ferruccio Mazzola, classe 1945, è il fratello minore di Sandro. «Peccato – continua – che questo mio libro racconti appena il trenta percento di una verità che quella sì, infamerebbe l’intera squadra di quegli anni». Il terzo incomodo, edito da Bradipolibri nel 2004, racconta di un presunto uso di doping ai tempi di Helenio Herrera. «Anfetamine, probabilmente. Venivano testate regolarmente sulle riserve, poi la domenica o in occasione delle gare di Coppa dei Campioni somministrate ai titolari. Erano pastiglie, lo sanno tutti, mio fratello compreso. Anzi, era proprio lui a dirmi di metterle in bocca, sotto la lingua, poi di sputarle. Tanti le prendevano senza batter ciglio, ma altrettanti si rifiutarono. Ma un giorno qualcuno se ne accorse e da allora decise di sciogliercele nel caffè. Ho la certezza che quella roba fosse dannosa perché l’ho provata sulla mia pelle, a letto tre giorni in uno stato incontrollato, come fossi in crisi epilettica». Inutile dire che dopo l’uscita del libro l’Inter è passata alla querela. Ma Ferruccio Mazzola è ugualmente un fiume in piena. «Rispetto a loro o ad altri ho un potere piccolo, ma nessuna intenzione di fermarmi. Decisi di raccontare la verità dopo che il 4 febbraio del 2004, tra l’altro con la signora Beatrice (l’ex calciatore collabora con l’Associazione vittime del doping, ndr), fui chiamato a Torino nell’ambito delle indagini del processo aperto dalla procura. Non ho mai raccontato che cosa in quella sede mi disse il magistrato Raffaele Guariniello. Mi ha semplicemente illuminato la mente, e così è nato il mio libro, scritto insieme al giornalista Fabrizio Calzia». Ora, a seguito della causa per diffamazione intentata dal club milanese nei suoi confronti, sarebbe dovuto iniziare un altro processo. «Peccato però – dichiara Mazzola – che per ben già cinque volte la seduta sia stata rinviata, visto che l’Inter manda sempre i certificati medici per giustificare l’assenza di chi dovrebbe venire a testimoniare. Il loro obiettivo è farmi stancare, puntare sui miei 63 anni e sperare che un giorno o l’altro decida di rinunciare ad andare avanti». Però? «Però il mio libro resta, è pure stato premiato a Pistoia e non è solo sul doping, ma racconta la storia di una vita. Sostanze pericolose per la salute sono diffuse nel calcio ancora oggi, ma non credo in serie A. Dalle categorie più importanti, il doping, inteso in un’accezione in cui medici e dirigenti sono promotori o conniventi è ormai scomparso. Qualche calciatore fa uso di cocaina per conto proprio, nell’ambiente lo sanno tutti, ma si tratta comunque di qualcosa che avviene ben lontano dalle strutture sportive. I problemi stanno nei campionati inferiori, e coinvolgono persino le formazioni giovanili. A volte sono persino i genitori a chiedere, magari alla vigilia di gare importanti, che a loro figlio venga dato qualcosa. Poi la maggioranza dei padri e delle madri si preoccupano davvero per la salute dei loro ragazzi, capendo che proprio la salute è il bene più importante, e mi esortano a continuare. Mi raccontano ad esempio di come i loro figli si addormentino improvvisamente, sul banco di scuola, il giorno dopo aver sfoderato in campo una grinta e una corsa inesauribili. Per questo voglio andare fino in fondo». Mazzola il calcio non l’ha affatto abbandonato. Per questa stessa conversazione l’abbiamo raggiunto telefonicamente in una tribuna di uno stadio, mentre assisteva alla partita del figlio. «Mi diverto, mi piace scoprire ragazzi e calciatori di talento, magari segnalarmi a qualcuno. Non è mica un lavoro e non ci faccio nemmeno dei soldi. Qualcuno mi ha pure proposto di fare l’osservatore, ho sempre rifiutato, e comunque non me lo permetterebbero mai. Sono troppo scomodo. Addirittura c’è chi ha giocato con me, chi con me ha foto insieme scattate in vacanza, che ora ha il coraggio di dire, in diretta Sky da Milano mentre io sono ospite in studio, che nemmeno mi conosce. Non mi arrendo. Mi basta tenere alta l’attenzione in un paese in cui un momento si fa tanta confusione e subito dopo già tutti non vogliono più se ne parli». http://www.sabatoseraonline.it/home_ssol.p...109249&l=it
 
#48503 da "Libero" del 21.03.08
scritto il 21/03/2008 08:28:34 da PAOLA
La decisione del Tar è sconcertante:mi hanno fatto fuori ma non mi arrendo Pubblichiamo un intervento dell’avvocato e docente di diritto sportivo, Paco D’Onofrio, a proposito della decisione del Tar di rigettare il ricorso presentato da Luciano Moggi contro la squalifica decisa nell’ambito del processo Calciopoli La sentenza pronunciata dal Tar del Lazio nei confronti di Luciano moggi risulta singolare per alcuni aspetti e manchevole per altri. Innanzitutto i giudici amministrativi sono istituzionalmente investiti del potere di esprimersi sulla legittimità dell’azione delle pubbliche amministrazioni, nel nostro caso della Figc, vale a dire di censurare ed annullare gli atti ed i provvedimenti assunti in violazione della legge oppure nei casi si eccessi di potere. Nel caso della recedente sentenza, invece, il Tar finisce per diventare giudice di merito, vale a dire di interessarsi della fondatezza e della completezza delle intercettazioni telefoniche, nonché della presunta sudditanza psicologica degli arbitri, addirittura arrivando a considerare i “falli” compiuti sul campo da giocatori della società protetta”, quasi come si volesse ulteriormente celebrare un ennesimo processo sulla colpevolezza di Moggi. Il giudizio davanti al Tar, per legge, è finalizzato solo ed esclusivamente a verificare l’irregolarità e l’illegittimità delle decisioni federali, mentre in questo caso si è sottoposto a nuovo giudizio chi chiedeva giustizia! Nella sentenza si specifica che le intercettazioni erano assolutamente idonee a formare prova a carico di Moggi, benché palesemente parziali ed incomplete, poiché, anche se la Figc avesse avuto tutte le intercettazioni disposte, la posizione dello stesso ex dg della juventus non sarebbe cambiata: non importa che, forse, molti altri adottavano la stessa modalità con i designatori arbitrali e che, quindi, non si dovrebbe parlare di “metodo Moggi” ma, semmai di “metodo federale”. Tuttavia , ciò di cui proprio i giudici del Tar non riescono a dar conto è la non giudicabilità in ambito federale di chi, dimissionario prima dell’inizio del processo, non fa più parte dell’ordinamento sportivo. Se durante calciopoli si è deciso di procedere contro ogni logica giuridica, poiché chi si voleva condannare era da tempo già dimissionario, la stessa Federazione, in un procedimento successivo, correttamente considerava la impossibilità di procedere nei confronti di Moggi, poiché oramai estraneo al sistema sportivo. Questa evidente contraddittorietà è stata sollevata all’attenzione del Tar del lazio che, tuttavia ha deciso di non decidere! Ancora, nella sentenza, tentando di dare legittimazione allo straripamento federale , si paragona Moggi ad un pubblico dipendente, che risulta passibile di procedimento disciplinare anche se è cessato dal servizio. In sostanza , con questo accostamento si ignora che un Ds non presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e che, forse, l’interesse nazionale al buon andamento della Pubblica Amministrazione sia difficilmente rinvenibile in una partita di calcio. Risponde Luciano Moggi Lette le considerazioni dell’avvocato D’Onofrio, vi dico la mia punto per punto. 1) La sentenza mi dà ragione su un punto fondamentale: quello della sussistenza della giurisdizione amministrativa sulle sanzioni disciplinari comminate dal giudice sportivo, così respingendo il tentativo pregiudiziale della Figc. 2) Mi viene invece dato torto su un altro punto: quella della caduta del potere disciplinare della stessa Figc dopo le mie dimissioni e quindi in un momento successivo alla caduta del vincolo associativo. Su questo è già pronto l’appello al Consiglio di Stato. 3) In tale appello si provvederà a censurare alcune affermazioni di questi giudici palesemente erronee, visto che sono assolutamente in grado di dimostrare che – con riferimento alla “questione intercettazioni” – non è vero che i miei avvocati hanno omesso di notificare il ricorso alla Telecom e tantomeno che negli atti prodotti dagli stessi si sisa omesso di indicare e documentare gli episodi di disparità di trattamento su cui fondano la censura di eccesso di potere , sbrigativamente liquidata come inammissibile dal Tar. 4) Nella sentenza c’è un paragrafo da cui emerge la sostanziale disparità di trattamento con gli altri soggetti giudicati dalla Figc e dalla Camera Arbitrale del Coni: è la parte dedicata ad un’ulteriore rivisitazione del concetto di illecito sportivo che, per il Tar, solo per il sottoscritto, torna ad essere reato di semplice pericolo a consumazione anticipata, mentre tutti gli altri (Società e tesserati)si sono tranquillamente potuti avvalere delle sostanziali modifiche dottrinarie di Rupero e Sandulli che, invece, hanno fondato le loro decisioni andando a valutare in concreto gli effetti delle varie condotte incriminate. 5)E poi, ancora in tema di intercettazioni, è è incredibile che il Tar abbia ritenuto, oltre che utilizzabili, quelle contro di me, “sufficienti a supportare l’intero impianto probatorio”. Mi sembra di cogliere una mancanza di rispetto dei miei diritti nel momento in cui viene formulato un giudizio di così grave portata, poiché legittima solo certe frasi estrapolate da un numero limitatissimo di intercettazioni che è facile leggere, con diversa chiave , addirittura come favorevoli alle mie tesi. A queste conclusioni non saremo mai arrivati se, dopo aver esaminato tutte quelle raccolte, se ne fosse verificata l’autenticità confrontando il contenuto dei primi brogliacci con quello effettivo, allo scopo di andare a vedere cosa era effettivamente accaduto anche in danno alla Juve. Si tratta di un giudizio assolutamente parziale in quanto è impensabile che il Tar non si sia posto il problema di esaminare le classifiche finali dei vari campionati, di quel periodo , che si erano conclusi con le vittorie di Milan, Roma e Lazio. E’ credibile che il sottoscritto faticasse tanto per instillare la sudditanza e poi fossero altri a vincere? 6) In conclusione: nessuna partita taroccata, nessun arbitro corrotto e colpe assegnate in un’unica direzione. Cui prodest? L.M.
 
#48502 x Roccone - sullo stadio.
scritto il 21/03/2008 07:43:40 da GUSTAVO(PERCHÈ NO?QUALI DIFFICOLTÀ?)
Scusami,ma nessuno ha discusso la mia proposta,accennata nel post 48428.Per favore fallo tu,indicandomi i prò e contro.Tenere lo stadio vecchio-abbassare il campo da gioco di 12 metri-al posto della pista fare un terzo anello con gradinate rotte a metà da una piscina e prato,dove le famiglie in estate,vanno a fare i bagni e prendere il sole.Si risparmiano soldi,i lavori si fanno più in fretta e si migliora la visibilità.Cosi'avremmo uno stadio da 80.000 degno della juve che fà invidia a tutti.
 
#48501 X PELLE 48
scritto il 20/03/2008 23:31:55 da ZEBRADEL COLOSSEO
HAI RAGIONE PELLE 48 RICORDO BENISSIMO MONTERO MA ANCHE PORRINI A SINISTRA COL DORTMUND A MONACO (ERO ANCHE LI') CON BOKSIC VIERI E DELPIERO IN PANCA...PERO' DAI RANIERI NON SI BATTE! FORSE GLI MANCA ANCHE QUEL LATO CARATTERIALE CHE FA DI LIPPI UN GRANDE CHE STA SUL... A TUTTI. MENTRE IL CANTANTE VUOL FARE IL SIMPATICO, MA LO E' SOLO AI NS NEMICI CHE GODONO A VEDERCI RIDOTTI COSI'! RIMPIANGO CHI SI FACEVA ODIARE E RISPETTARE COME LA GRANDIOSA TRIADE E IL MARCELLO (PUR CON LE SUE CAPPELLATE...)
 
#48500 Nuovo accordo ke porta $$$
scritto il 20/03/2008 22:40:50 da ANGELO.J
Juventus Accordo da 75 mln con società di marketing 21:48 del 20 marzo La Juventus ha siglato oggi una partnership commerciale,di 15 anni, con la societa' di marketing Sportfive Italia, del Gruppo Lagardere Sports. Un accordo che frutterà al club 75 dei 105 milioni necessari a costruire il nuovo stadio. In dettaglio la Sportfive dara' alla Juve un contributo minimo di 6,25 milioni l'anno per 12 anni e avra' in cambio il diritto di gestire la vendita del diritto di titolazione del nuovo
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