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          IL MURO
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I commenti del Muro non rappresentano necessariamente le idee dell'Associazione
 
#40261 Moggi, troppi amici in Federcalcio -Repubblica-
scritto il 20/12/2007 09:43:18 da PAOLA
Come un´infezione curata male la presenza di Luciano Moggi è tornata a infestare uffici e corridoi della Federazione italiana giuoco calcio, a nemmeno un anno e mezzo dal periodo doloroso del commissariamento Guido Rossi-Luca Pancalli. L´intervento della procura di Napoli è arrivato quando ancora questa infezione non aveva raggiunto i livelli parossistici del 2005/2006. Tuttavia a leggere le intercettazioni si ha la sensazione di assistere a un fenomeno che potremo definire stato embrionale di un sistema illecito: in questi pochi mesi, Moggi e i suoi amici (indagati per associazione a delinquere nella nuova inchiesta) hanno raggiunto in un modo o nell´altro i massimi vertici della Figc - dal presidente Giancarlo Abete al vice presidente Carlo Tavecchio, dal braccio destro di Abete e consigliere federale Gabriele Gravina al presidente della serie D William Punghellini - e hanno cominciato «a lavorare». [abete] La posizione più imbarazzante è quella di Giancarlo Abete che, secondo i carabinieri, era interessato a un affare («la compravendita di alcuni immobili di proprietà del settore previdenziale del Monte dei Paschi di Siena, siti in via del Tintoretto a Roma») da concludere con lo squalificato Luciano Moggi e il suo braccio destro storico, Nello De Nicola. Abete, molto seccato, spiega: «De Nicola è un dirigente, non squalificato, che conosco da vent´anni. Mi ero rivolto a lui perché volevo capire la procedura in merito a un appartamento che volevo comprare per mio figlio». Spiegazioni procedurali, dunque, che però devono essere anche molto confidenziali visto che De Nicola si rifiuta di darle per telefono dicendo al presidente, alle 16 e 09 del 19 febbraio, «devo parlarle a voce» e visto che Abete nemmeno insiste accordando un appuntamento presso la sua azienda «in via Prenestina 683» (indirizzo che viene anche definito «nel solito» posto). Sempre dalle intercettazioni emerge poi l´esistenza di un fax da inviare ad Abete che Nello De Nicola predispone insieme al figlio Claudio: «Sul fax - dice Claudio al papà - gliene ho messo pure un altro di appartamento in alternativa che mi ha detto il portiere che sta libero (...) 180 metri quadrati». [tavecchio] In attesa di capire quali sviluppi possa avere il coinvolgimento di Abete è facile intuire quali saranno le conseguenze dello scandalo per gli altri uomini del presidente: sono spacciati (al prossimo consiglio federale verranno congelati). Anche perché loro i contatti con Moggi li tenevano direttamente, frequentemente, e nonostante tutto. «Del resto è difficile - si giustifica Tavecchio - interrompere del tutto rapporti trentennali». E infatti lui non li ha interrotti. Le intercettazioni, di questi rapporti, non raccontano molto, anche perché Moggi e Tavecchio usavano il telefono solo per darsi appuntamento: «Avrei bisogno di vederti», dice ad esempio Moggi il 26 dicembre 2006. Ottenendo in risposta un accomodante: «Quando vuoi». Ad aggravare la posizione di Tavecchio il ruolo, attribuitogli da Punghellini, di grande manovratore delle pressioni sul secondo grado di giudizio di Calciopoli. Sarebbe stato lui a ricevere e a dare seguito alle richieste in favore di Carraro inoltrate da Gianni Letta. [gravina] L´altra probabile vittima illustre sarà un vecchio amico di Abete, Gabriele Gravina. Per lui - ormai ex predestinato alla direzione generale della Figc - vale lo stesso discorso di Tavecchio: al telefono, solo gli appuntamenti; per il contenuto, di persona. I carabinieri fanno notare però che gli incontri con gli esponenti della Figc si intensifichino in due circostanze: «In corrispondenza con la pronuncia di incompetenza della Camera arbitrale del Coni sul caso Moggi (febbraio, 2007); e in occasione dell´elezione di Abete in Figc (2 aprile 2007)». Il 4 marzo 2007, mentre imperversa la campagna elettorale di Abete, è direttamente Gravina a proporre a Moggi l´incontro: «Mi farebbe piacere prendere un aperitivo con te». [punghellini] Ma il vero zombie della Figc, l´uomo che molto probabilmente verrà silurato per primo, è quello che conta di meno: William Punghellini. Del resto è anche quello che ha usato meno prudenza per telefono, scandalizzandosi con Moggi per l´elezione di Abete in Figc: «Abete indicato all´unanimità, dico... Roba da matti». Oppure minacciando il designatore arbitrale Mattei, reo di aver penalizzato la Nuorese: «Gli ho detto - racconta egli stesso - "lui ha detto che come ti ha portato in serie A ti fa sbattere ancora nei dilettanti"...». [l´ira del coni] Che il destino di alcuni dirigenti della Figc sia a questo punto segnato lo si può capire anche dalla reazione del Coni. Alle prese con una imbarazzante situazione interna (il presidente Petrucci, secondo i verbali, ha provato a influenzare l´esito ultimo dei processi di Calciopoli), i vertici del Foro Italico esibiscono i muscoli brandendo l´articolo 20 comma 4 dello statuto, quello che riguarda la vigilanza. Il Coni - è il messaggio che Petrucci ha consegnato ad Abete ieri durante un lungo e concitato incontro - sarà sempre più vigile con la Federcalcio che adesso deve darsi una bella ripulita: «Via subito chi sbaglia».
 
#40260 la mia risposta a michele serra
scritto il 20/12/2007 09:06:01 da PAOLA
Mi dispiace dire che con questo articolo si è veramente arrivati a toccare il fondo. Sarebbe una soddisfazione per Lei e per chi come Lei crede che il “declino” del calcio abbia un unico colpevole, poter avvalorare la tesi con delle prove tali da poter inconfutabilmente accertare la verità, così da evitare che isterismi tipici di chi non sa che pesci pigliare si traducano in “cantilene” che noi lettori dobbiamo “sorbirci”. La morale la faccia fare a chi ha una morale, non a chi emette sentenze impietose ed irriguardose solo perché Luciano Moggi, ha deciso di difendersi, di continuare a vivere e di NON confessare la sua colpevolezza (perchè innocente!) Il confine tra il lecito e l’illecito è sancito dalla legge, ma fin quando verrà strumentalizzata e non applicata e fin quando i favori e gli sgarri non verranno giudicati come tali ma protetti dall’assurda logica di condanna da inculcare al “popolino” imbevendolo di disinformazione come base per una semplice presa di coscienza..fino a quel punto la ns stampa è giusto che rimanga relegata in fondo a quella classifica che deve essere lo specchio del giornalista di oggi. Complimenti! Il “popolo di tifosi” vicini a Luciano Moggi, sono quelli che non devono fargli recuperare credibilità,non l’hai mai persa per noi, al contrario la stessa è stata persa da chi si arrampica tutto il giorno da più di un anno e mezzo cercando un colpa da poter sbattere in prima pagina, non accorgendosi che da recuperare oggi è solo la propria integrità professionale. Per quanto mi riguarda condanno chi l’anima l’ha venduta e non ancora ritrovata e non ha chi l’ha momentaneamente smarrita per il troppo amore, impegno e dedizione messo nel proprio lavoro. Saluti
 
#40259 Moggi: L'eterno Ritorno Del Padrone
scritto il 20/12/2007 09:05:18 da PAOLA
Dal dibattito sul declino italiano bisogna defalcare subito Luciano Moggi. Le nuove carte della Procura di Napoli sono la prova inoppugnabile che Moggi, almeno lui, non declina né mai declinò. Impugna il cellulare conla stessa destrezza di sempre. E' ancora il telefonino più veloce del West. Già disarcionato da inchieste e sentenze sportive, ha continuato a coltivare il suo ambiente e i suoi contatti (compreso il giovane direttore sportivo della Juventus, Alessio Secco) con la tenacia tetragona di un governatore-ombra. E si ritiene usurpato (ovviamente) da un golpe giudiziario ordito dagli amici dei suoi nemici, o dai nemici dei suoi amici - è troppo difficile per un'intelligenza ordinaria come quella di chi scrive afferrare il bandolo delle trame e delle controtrame che animano le giornate di uno come lui. Che devono essere un Sudoku per solutori più che abili: in ogni casella la persona giusta. Già riciclato come opinionista non solo sportivo (la tivù, in qualche caso, è una forma aggiornata degli arresti domiciliari), dopo la caduta Lucianone ha goduto da subito di una fronda a lui favorevole, o quantomeno non così sfavorevole. Non esistendo più da tempo, in questo Paese, un'etica e neanche un'etichetta condivisa, l'intero sconquasso di Calciopoli, come già era avvenuto per la più pregnante Tangentopoli, è stato retrocesso da Scandalo Nazionale a opinabile regolamento di conti tra club rivali. Fino all'autorevole e definitiva esternazione di ieri l'altro del presidente del Milan Berlusconi, al quale per liquidare Calciopoli è bastata una mezza frasetta di scherno tra un comizio volante, una galanteria alla Canalis e un antipasto. Neanche la fatica di un'intervista o una conferenza stampa: per liquidare come una inutile buffonata la giustizia sportiva, all'uomo più ricco del Calcio e della Nazione è bastata una battuta di un secondo, lo stesso tempo e la stessa fatica che si impiega a togliersi una briciola dal bavero. Anzi, dalla sciarpa. E dunque. Perché mai, se è la malevolenza e l'invidia degli sconfitti ad armare la mano di magistrati frettolosi e vendicativi, Moggi avrebbe dovuto interrompere le sue attività di orientamento tecnico, tattico e finanziario? Le nuove telefonate consegnate agli atti sono meno pittoresche e meno "sulla palla" di quelle che lo hanno reso un best-seller giornalistico. Non dà più direttamente dello str... o della testa di c... agli arbitri fuori controllo. Piuttosto, fa da levatrice agli insulti degli altri, li assiste psicologicamente, li aiuta a sgravarsi quando attribuiscono l'onta della sconfitta all'arbitro cornuto, come nelle barzellette, come nel cinema di serie B, come nella realtà della serie A. Tra l'altro, probabilmente sa di essere intercettato. Lo si coglie da qualche sua battuta. Ma il piglio, il tono, la visione del mondo sono sempre quelli: bisogna farsi rispettare, farsi sentire, sistemare quello, rimettere al suo posto quell'altro. La vita e lo sport come vigoroso esercizio di potere e di destrezza. E una linea di galleggiamento che non è mai dettata dalle regole (figurarsi. E poi quali regole, le mie, le tue, le sue...?) ma sempre e solamente dalla fiducia in se stessi, nelle proprie amicizie, nella propria abilità. E' del tutto ovvio che, muovendosi su un terreno come quello, si rimanga poi sbalorditi di fronte a eventuali notizie di reato, o di illecito sportivo. Come si fa a capire il confine tra lecito e illecito se, per esempio, la misura dei diritti e dei doveri è totalmente sostituita da quella dei favori e degli sgarri? Il Moggi che apparve in lacrime davanti alle telecamere nei giorni di Calciopoli, annunciando il suo ritiro dal calcio e dicendo che gli avevano "rubato l'anima", era un evidente refuso del romanzo all'italiana. Si poteva sospettare che gravasse su di lui qualcosa di simile alla vergogna, o quanto meno al disagio. Non che ci si aspetti il harakiri, qui da noi: fortunatamente, e detto senza alcun sarcasmo, sappiamo sempre anteporre alla nostra rovina e al nostro disonore un piacere di vivere che ad altre latitudini evidentemente difetta. Però, ecco, ce ne fosse mai uno che, pur convinto in cuor suo di essere una vittima delle toghe nerazzurre, stimasse più opportuno defilarsi un attimo, cambiare aria e luoghi, rifarsi un equilibrio lontano dai riflettori. Ma no, macché, l'anima rubata a Moggi è stata rintracciata in pochissimo tempo, in fondo riconsegnata quasi a furor di popolo da tifosi e amici, da giornali e televisioni che lo hanno recuperato socialmente, e soprattutto dall'autoassoluzione che è la risorsa nazionale più inconsumabile. Crederci innocenti e vittime eterne di torti e persecuzioni, sia come individui che come categorie, lobbies, caste e famiglie, è quanto ci rende immortali, se lo segnino bene quelli del New York Times. (Repubblica) Michele Serra
 
#40258 questa è stata inviata dalla ju29ro
scritto il 20/12/2007 08:55:18 da PAOLA
Vi riporto il testo pubblicato sul forum e spedita dallo ju29 a Repubblica..lascio anche gli indirizzi.Gentili Direttori, con la presente intendiamo richiamare la Vostra attenzione sui seguenti punti: 1. Riteniamo una violazione del T.U. sulla privacy D.lgs. 196/2003 la pubblicazione dell'informativa dei Carabinieri con l'esposizione "in chiaro" di numeri di telefono, indirizzi ed altri dati di persone soggette ad indagine da parte delle forze dell'ordine. 2. Riteniamo fuorviante quanto scritto nella Home page del Vostro sito dove si scrive "Tutti i verbali delle intercettazioni (pdf)". Dell'informativa pubblicate solo una piccolissima parte. Come lettori e cittadini crediamo di aver diritto ad una informazione completa, prevista anche dalla vostra Carta dei Doveri, nella Premessa che recita: "E' diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede." Sembra strano, a noi e ai tanti utenti del forum j1897.com, per esempio, che Moggi non parli mai al telefono citando nomi come Inter e Telecom che, invece, cita sempre più spesso nei suoi articoli e nelle apparizioni Tv, come ha fatto a "Interviste barbariche" e "Temporale". Parla di calcio, con tanti, a 359°? Dimentica giusto 2 nomi che fa spesso o, per caso, sono contenuti nella parte dell'informativa che non avete pubblicato? Se non dovessero esserci neppure nella parte non pubblicata ci verrebbero altri pensieri, perchè, converrete, si tratta di una stranezza inspiegabile: 2 anni di intercettazioni, oltre 150.000 chiamate ascoltate e mai certi nomi. In tanti speriamo vogliate "completare" la pubblicazione dell'intera informativa (rispettando la Privacy) perchè ognuno possa farsi un'idea aderente alla realtà. Riteniamo che i contenuti delle intercettazioni commentate nei Vostri articoli avrebbero richiesto di mettere in risalto, nei titoli, il ruolo di altre persone, come emerge dalle intercettazioni. L'occasione mi è gradita per porgerVi cordiali saluti.e.mauro@repubblica.it Per scrivere al direttore di Repubblica.it - Vittorio Zucconi • vzucconi@aol.com Per scrivere alla redazione di Repubblica.it • repubblicawww@repubblica.it Per scrivere alla redazione di Repubblica • larepubblica@repubblica.it Per scrivere alla rubrica delle lettere • rubrica.lettere@repubblica.it
 
#40257 questa l'ho inviata al garante della privacy
scritto il 20/12/2007 08:53:05 da PAOLA
E-mail: garante@garanteprivacy.it Gentile Garante della Privacy, da cittadino italiano sono inorridito da una così palese violazione delle regole minime a tutela della privacy delle persone. Parlo della pubblicazione sul sito www.repubblica.it di una informativa dei Carabinieri con l'esposizione "in chiaro" di numeri di telefono, indirizzi ed altri dati di persone soggette ad indagine da parte delle forze dell'ordine. Un avvocato per aver conoscenza della data di nascita e del codice fiscale del cliente deve farsi firmare l'autorizzazione dal cliente. Giusto, ma poi non possiamo assistere a brutture come quella che Le segnalo. Il T.U. sulla privacy D.lgs. 196/2003 Le sembra rispettato dal quotidiano online Repubblica? Mi auguro vorrà mettere in atto prontamente tutte le iniziative previste dal caso esposto. L'occasione mi è gradita per porgerLe cordiali saluti
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