GIANCARLO PADOVAN
Chissà perché, ma quando si tirano in ballo l’Inter e Moratti, il mondo del calcio e quello del giornalismo cadono in estasi come al cospetto della Vergine Santa. Per lui e per l’Inter non valgono le regole, figurarsi le punizioni. Il perché non lo so e non voglio nemmeno saperlo, ma che sia così è accertato. Per qualcuno Moratti è l’uomo più buono del mondo, per altri un grandissimo signore. Buono non saprei dire, ma signore lo è di sicuro e io ne ho avuto prova più volte. Questo non significa che anche Moratti non possa essere incorso in qualche errore o omissione, che umanamente non sbagli mai e che, se sbaglia, debba essere assolto comunque o, addirittura, a priori perché, per l’appunto, ci troviamo di fronte ad un buono e a un gentiluomo.
Nel caso in oggetto, trattandosi di un reato amministrativo, il presidente dell’Inter, secondo alcuni, meriterebbe di non essere nemmeno giudicato perché ricco, generoso, pronto ad attingere al proprio patrimonio senza lesinare mai. E’ la logica che accomuna i commenti di Ruggiero Palombo (vicedirettore de La Gazzetta dello Sport) e di Franco Ordine (inviato e prima firma calcistica de Il Giornale). Entrambi, per paradosso, imputano alla Covisoc l’uno (Palombo) di «essere un po’ più attenta a verificarne il contenuto» (delle plusvalenze); l’altro (Ordine) «di avere risposto in maniera puntuale ai quesiti del magistrato inquirente». Non ho capito perché sarebbe una colpa, tuttavia la sorpresa è tutta per quel benedett’uomo di Moratti e per il suo capiente portafoglio. Ammette Ordine: «Se fosse provata l’accusa, si dimostrerebbe che l’iscrizione al torneo 2005-2006 era irregolare. Non proprio una cosuccia da niente. E che per ottenerla Moratti avrebbe dovuto rimettere mano al portafoglio, abitudine generosa cui non si è mai sottratto ». Palombo, invece, allarga il discorso addirittura a Galliani, nonostante sia chiaro a tutti come le posizioni delle due società siano diverse e quella del Milan assai più leggera. Scrive, dunque, il vicedirettore: «Fosse stato loro contestato qualcosa (dalla Covisoc n.d.r.), si può ragionevolmente supporre che avrebbero ripianato mettendo mano al portafoglio». Pur doverosamente rispettando i pareri di Ordine e di Palombo, sarebbe come scrivere che certo, anche Moggi telefonava ai designatori arbitrali o chiudeva qualche arbitro nello spogliatoio, ma se glielo avessero contestato in tempo si può ragionevolmente supporre che avrebbe smesso. Se ben capisco, poi, chi è ricco può imbrogliare sull’iscrizione ai campionati dopo aver comprato calciatori a volontà, ma può ripianare e rimediare. Nel caso in cui fosse meno abbiente di Moratti, meriterebbe invece la condanna.
Aproposito della quale qualcuno, sempre dell’ambientino immacolato del calcio, sostiene che Tuttosport avrebbe esagerato. Mi chiedo perché, visto che ci siamo limitati a riportare l’articolo relativo al codice di giustizia, le eventuali sanzioni previste in materia, la mancanza di precedenti relativi a plusvalenze connesse all’iscrizione, l’impossibilità di rifugiarsi nella prescrizione. Il tutto sorretto da esperti del settore (Grassani, Stagliano, Uckmar): l’ipotesi- retrocessione, come la revoca dello scudetto, appartengono alle pene previste in caso di colpevolezza. Come noi almeno altri quattro quotidiani: Corriere dello Sport/ Stadio; La Repubblica, La Stampa, Il Messaggero. Detto (e scritto) questo, ci aspettiamo gli inevitabili deferimenti del procuratore Stefano Palazzi e una difesa più robusta di quella abbozzata da Moratti. «Così fan tutti» lo diceva, e lo pensava, anche qualcun altro |