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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di N. REDAZIONE del 02/05/2024 08:18:25
I primi 100 anni della Juve. 1989/90

 

Sezione XIII : Il nuovo periodo di transizione
Parte IV!
Di A.Pavanello



La stagione iniziò nel peggiore dei modi, dato che il 3 settembre 1989 a seguito di un tragico incidente stradale, morì Gaetano Scirea, indimenticabile capitano dei bianconeri e campione con la Juventus e la Nazionale. Da allenatore in seconda, si era recato in Polonia per osservare il Gornik Zabre, squadra che la Juventus avrebbe dovuto affrontare all’inizio della competizione.
Lo choc fu violento non solo per la Juventus, ma per il mondo del calcio, dato che le doti tecniche e umane di Gaetano Scirea erano apprezzate da tutti.

Nella squadra erano giunti il connazionale di Zavarov, Aleinikov, Salvatore Schillaci, capocannoniere della serie B col Messina, Dario Bonetti, Pierluigi Casiraghi, Daniele Fortunato oltre ai giovani Rosa e Serena, chiamati a rinforzare il vivaio.
Avevano invece lasciato Altobelli, Laudrup, il “bell’Antonio” Cabrini, dopo 13 stagioni giocate con la maglia bianconera (chiuderà la carriera al Bologna) e Buso.
L’annata fu comunque eccellente per la Juventus che vinse la sua seconda Coppa UEFA e la Coppa Italia.

Il debutto della Juventus in campionato fu positivo con tre vittorie in quattro gare; alla 5° giornata i bianconeri subirono la prima sconfitta del torneo con l’Inter.
Gli uomini di Zoff tornarono alla vittoria, seppur di misura, col Bari, ma due domeniche dopo persero in casa con l’Atalanta.
Sconfitta fu pure quella col Milan, in una partita combattuta dove ad un certo punto i bianconeri erano pure riusciti a ribaltare l’1-0 dei padroni di casa, prima di subire la reazione rossonera.
Per rivedere la Juventus nuovamente vittoriosa, bisognò aspettare l’ultima giornata di ritorno, quando la formazione allenata da Zoff batté nettamente il Lecce, dopo una sequenza di quattro pareggi e di una ennesima sconfitta con la Roma “Mettiamola così, con gli auguri di fine anno. Proprio allo scadere, il girone di andata ha restituito alla Juventus i punti che le aveva tolto in partite giocate bene e perse (col Milan a San Siro, un esempio)” (La Stampa).

Il girone di ritorno iniziò con un pareggio a Bologna, ma i bianconeri furono poi capaci di allineare tre vittorie in quattro giornate, vincendo con Verona, Ascoli ed Inter.
Nel frattempo al vertice della società vi fu un cambio: il 5 febbraio, con un’inaspettata decisione, si dimise il presidente Boniperti e con lui si chiuse un’epoca storica (Boniperti fui il presidente più scudettato della storia bianconera) il nuovo presidente divenne l’avvocato Chiusano.
Intanto per la squadra, la sequenza positiva continuò con le vittorie su Lazio, Atalanta e sul Milan “Milan come un toro cieco, Juve come un matador dalla stoccata infallibile. Tre volte la spada bianconera si è infilata nella zona avversaria […] Tre contropiedi micidiali stroncavano un Milan dalle molte velleità e dalla poca sostanza” (La Stampa).
La striscia dei risultati positivi si interruppe con la sconfitta a Napoli, di fronte ai partenopei lanciati alla conquista del loro secondo scudetto.
La Juventus riprese a vincere (nettamente) con la Cremonese e dopo i pareggi con Cesena e Roma, vinse ancora col Lecce per l’ultima giornata di campionato.
La squadra di Zoff si classificò al 4° posto, perché pur avendo gli stessi punti dell’Inter aveva una minor differenza reti.

In Coppa Italia, la Juventus, dopo aver passato i turni eliminatori e la fase a gironi, eliminò la Roma nella fase finale, accedendo così alla finale col Milan. Fu grazie al gol di Galia (17’) a Milano, che la squadra vinse il torneo.

In Coppa UEFA Gli uomini di Zoff onorarono il compianto Scirea nel migliore dei modi, passando il turno col Gornik (1-0 in Polonia e 4-2 in Italia con una doppietta di Schillaci, tra l’altro).
Ai sedicesimi l’avversario fu il Paris Saint-Germain. Nella partita di andata il gol di Barros fu decisivo per portare a casa una preziosa vittoria in vista del ritorno. A Torino, i bianconeri aprirono per primi le marcature, poi i francesi pareggiarono. Un’autorete della squadra ospite al 37’ della ripresa, fece sì che la gara finisse 2-1 per la Juventus.
Contro il Karl Marx Stadt (attualmente Chemnitz), i gol della partita di andata furono tutti nel secondo tempo: andarono in vantaggio dapprima gli ospiti, ma Schillaci e Casiraghi ribaltarono lo svantaggio iniziale.
Nella gara di ritorno fu De Agostini a decidere la gara, con un gol segnato al 20’ del primo tempo.
L’Amburgo fu l’avversario dei quarti di finale: nella gara di andata, Schillaci e Casiraghi diedero alla Juve la vittoria e una seria opzione sul passaggio del turno.
A Torino, il gol di Galia complicò ancor di più le cose per i tedeschi, i quali riuscirono a ribaltare il risultato finale, ma non a mettere in pericolo la qualificazione: fu 2-1.
Le semifinali videro opposta la Juventus a un’altra squadra tedesca: il Colonia. Al Comunale, la Juventus in vantaggio per 3-0 si fece parzialmente rimontare dagli ospiti: finì 3-2, il che lasciava aperte tutte le opzioni per il passaggio del turno.
Ma la gara di ritorno, più atletica che tecnica, con un Tacconi protagonista, la Juventus riuscì a portare a casa un pareggio 0-0 e il passaggio a una finale tutta italiana con la Fiorentina.
A Torino i bianconeri partivano di slancio ed aprivano le marcature già al 2’ con Galia. Sotto di un gol la Fiorentina non si perse d’animo e iniziò a premere fino ad ottenere il pareggio al 10’ e seguitò poi a mettere in difficoltà la difesa della Juventus, con Tacconi protagonista di parate decisive. La reazione bianconera avvenne a fine primo tempo con un gol mancato di Casiraghi. La ripresa invece vide la squadra di Zoff cambiare ritmo ed imporlo agli avversari. La pressione diede i suoi frutti, giacché al 59’ i bianconeri si riportarono in vantaggio con Casiraghi, per poi triplicare al 74’ con De Agostini.
La partita di ritorno, giocata sul campo neutro di Avellino vedeva la Juve all’attacco e la Fiorentina pronta a rispondere. Nella ripresa il gioco si fece più falloso e ne fece le spese Bruno, espulso al 58’ dopo una dura entrata su Buso. In inferiorità numerica, fu soprattutto Tacconi a essere protagonista, negando i gol a Kubik, Di Chiara o ancora Baggio.
Il risultato finale non cambiava: fu 0-0.

L’anno fu comunque di dominio italiano su tutte le coppe, visto che il Milan vinse la Coppa Campioni e la Sampdoria la Coppa Coppe.
Il 1990 era però l’anno dei Mondiali in Italia, Schillaci, grazie ai suoi gol decisivi diventava l’eroe delle “notti magiche”, ma quando tutta la Penisola sognava uno storico quarto titolo mondiale, il sogno s’infrangeva contro l’Argentina e all’Italia non restava che disputare la finale per il 3°- 4° posto.
Oltre a Schillaci erano stati convocati in Nazionale Tacconi, De Agostini e Marocchi: sfortunatamente alla fine, “Italia ‘90” non resterà che un bel sogno...

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